Fa discutere il ritorno in edicola de “l’Avanti”
di Antonio DEL VECCHIO
Sul prossimo ritorno in edicola de l’Avanti, il glorioso e storico giornale del Partito Socialista (in edicola per la prima volta il 25 dicembre 1896) si accende la discussione fuori e dentro la cerchia dei socialisti, sia tra quelli rimasti nell’attuale centro – sinistra sia tra quelli trasmigrati nel Centro Destra. L’attuale segregazione da Coronavirus ne favorisce la riflessione. A Mario (nome di fantasia), l’idea fa piacere, perché ritiene il giornale uno dei ricordi più cari della sua vita, assieme alla Gazzetta. E questo per via della sua formazione politica e culturale socialista e pugliese. Sul primo giornale, quando ‘faceva gavetta’, sono apparsi alcuni suoi articoli. Si dice d’accordo sulla linea riformista liberale, ma ha qualche dubbio circa l’apertura alla collaborazione di alcuni Pd, ex – Pci.
A suo dire, con simile scelta collaborativa si rischia di inquinare il discorso, ossia mettersi vicini a quelli che gli hanno buttato contro le monetine, com’è accaduto finora per alcuni eletti nelle loro liste. Sarebbe d’accordo, invece, a dare spazio a quanti obtorto collo sono stati costretti a schierarsi a Dx (si veda, in primis, Stefania Craxi). Anzi, il giornale ne sarebbe lo strumento e momento unificante. Che significa la cancellazione di ogni riferimento nostalgico? Forse ad ammettere che in quei momenti bui del ’92, fosse stato per davvero il partito a sbagliare e ad ammettere le sue colpe. Cosa non vera ed antistorica, col senno di poi. E non solo. Ipotesi, quest’ultima, – secondo l’interlocutore – sicuramente condivisa a maggioranza dal Pd attuale e dai suoi collegati. A suo avviso, chi ha tentato di costruire la sua fortuna politica sulla messa bando del Psi craxiano andrebbe tenuto fuori ad ogni costo, perché il tempo gli ha dato torto, allontanando la sinistra dal quel riformismo socialista ben testimoniato nel primo centro sinistra (scuola media unica, servizio sanitario a tutti, riforma universitaria, statuto dei lavoratori, libertà civili, ecc.).
Il Pd, e prima ancora il PCI- Pds, a suo dire, non avrebbe fatto un bel nulla, specializzandosi semmai nella corsa a destra per il raggiungimento di taluni valori (prebende, posti di comando, assicurazioni, banche, ecc.). Claudio Martelli, negli ultimi anni avrebbe abbandonato la sua grinta di socialista craxiano della prima ora e col pretesto della sua diversità caratteriale, avrebbe marcato il distinguo dal suo grande maestro e leader. Mario ne avrebbe colto il segno in alcuni suoi interventi alla Tv. “Meglio l’altro Claudio” – ha egli esclamato – riferendosi a Signorile, di cui sarebbe stato seguace nella sinistra interna, sin dai tempi di Lombardi! “Pensiamoci bene – ha aggiunto – la riscoperta dell’autonomia socialista e riformista in Italia, può significare per davvero una possibile rinascita del Socialismo europeo, in crisi per l’inquinamento ideale ed ideologico intervenuto anche qui nell’ultimo trentennio”. Procedere nel solco ideale di “Giustizia e Libertà” dei fratelli Carlo e Lello Rosselli e un po’ di Proudhon, Mario sarebbe alquanto d’accordo, ma non vorrebbe, però, che diventasse l’ennesima eredità socialista riscoperta e trasformata ad uso e consumo del Pd ed ex comunisti.
Sarebbe già accaduto in altre situazioni e fasi storiche. Il riferimento è ai canti e ai simboli creati dai socialisti, trasformati quasi tutti in salsa filo PCI ed eredi, a cominciare dall’Inno dei Lavoratori, Bandiera Rossa, e per l’arte a “Quarto Stato” di Volpedo, e per certi aspetti fino a “Bella Ciao”, nata anonima sull’onda lunga, parrebbe, della tradizione popolare socialista. Secondo l’interlocutore, dopo il fallimento totale dell’esperienza propositiva e governativa dei ‘cugini di sinistra’, urge quanto non mai il ritorno del partito sulla scena politica nazionale e continentale.
E il giornale l’Avanti potrebbe diventare lo strumento di riunificazione di tutte le anime socialiste di destra, di centro e di sinistra, comprese quelle originarie e formative ex-pci (purché, queste ultime, facciano autocritica e pubblica ammenda sulla ingarbugliata vicenda del ‘92) e di costituzione di un grande partito socialista ed europeo, coinvolgendo anche, dopo un repulisti ideologico e pratico, lo stesso Pd e le residue frange di sinistra. Se ciò non si sarà e si continuerà a fare melina, saremo di nuovo inghiottiti dalle ideologie più forti, come già accaduto in Capitanata ed altrove. “È inutile fare nomi – ha egli precisato – sono stati tutti puntualmente sedotti ed abbandonati. Siamo forti e tiriamo innanzi con le nostre idee, valori ed esempi tramandatici dalla storia”. C’è di più. “Spesso i moralisti di turno – ci dice con foga – si mettono sotto i piedi la Costituzione, pur di affermare il loro punto di vista.
È il caso dei partiti politici messi fuori uso dal fenomeno di Tangentopoli, in linea teorica sostenuti da una impalpabile e talvolta irresponsabile società civile. Perché non rimettere in piedi questo sacrosanto principio costituzionale? – si chiede – Non dimentichiamoci che si deve al ruolo formativo ed umanistico dei Partiti la creazione e cura di una classe dirigente all’altezza dei compiti, nonché l’individuazione di leader di tutto rispetto. Ora invece – conclude – trionfa il vuoto ideale e il tecnicismo”. Dice, poi, di condividere a pieno la lettera di Formica sul tema (ossia la rinascita dell’Avanti). “Oggi che gli antisocialisti di ieri – riafferma il nostro dirimpettaio – hanno constatato il loro fallimento in toto, a cominciare dal Pd e i suoi predecessori, non resta che auspicarci che il socialismo senza appellativi aggiuntivi rinasca non sotto mentite spoglie, ma sull’insegnamento riformista dimostrato in tutte le fasi della sua storia propositiva ed anche governativa (centro sinistra da Nenni a Craxi)”. Aggiunge “Lasciamoli sbrodolare e pensiamo a trasferire le idee e le esperienze socialiste alle nuove generazioni. Lo possiamo fare in tanti modi, soprattutto attraverso l’insegnamento e i social.
Io l’ho fatto con i miei figli, che ne riportano con orgoglio l’eredità. Impediamo ai fautori ed ispiratori del “politicamente corretto” di continuare a inquinare il socialismo italiano! Bravo a Formica!” – ha concluso l’infuocato interlocutore. Ha poi ricordato di questo grande riformista barese un episodio dal sapore profetico. Si trovava a gozzovigliare assieme ad una folla di compagni reduci da un comizio, svoltosi in fiera, a Foggia. Era nelle vicinanze del tavolo di presidenza. Vi si avvicinò per presentare il suo primogenito, che cominciava a dilettarsi di politica e di giornalismo. Rino, lo accolse con un sorriso smagliante e simpatia. Il giovanissimo, dal canto suo, si emozionò a tal punto da inciampare contro il tavolo, che tremò facendo cadere per terra il bicchiere colmo di spumante del leader socialista, pronto per il brindisi finale collettivo. Ovviamente esso andò in frantumi con sommo stupore dei presenti. Subito dopo scoppiò il caso Tangentopoli!