I grani antichi di Leonardo Petruccelli
In questo periodo, guardando verso il Tavoliere delle Puglie, lo sguardo viene colpito dalle ampie distese di grano dai toni dorati che ondeggiano seguendo il ritmo del vento. In questa Terra abita Leonardo Petruccelli, classe ’90, che ha fatto della coltivazione dei grani antichi e della molitura un esempio di agricoltura sostenibile. Leonardo è cresciuto con i racconti del nonno, che per anni gli ha parlato di quei grani antichi trasmettendo al nipote, forse inconsciamente, un amore per la terra che piano piano l’ha trasformato in un contadino appassionato. L’azienda Zilletta di Brancia è a metà strada tra San Marco in Lamis e San Severo, ai piedi del Gargano, una realtà agricola nata quattro generazioni fa, che dal 2016, con l’arrivo in azienda di Leonardo, rispolvera il passato per realizzare un futuro sorprendente.
Come nasce questa tua passione per l’agricoltura?
Sicuramente da mio nonno, che da sempre coltivava ortaggi, ma senza trasformare le materie prime, io ho voluto far rivivere i suoi racconti sui grani antichi, seminandoli nella mia terra. Ecco che piano piano ho iniziato a piantare il Frassineto, la Risciola, la Segale Jurmana, un cereale giunto nel Sud Italia dopo le invasioni barbariche, la Saragolla, il Senatore Cappelli, di alcuni di questi ne avevo solo un pugno di semi, ora ne produco anche un ettaro. Ai miei sogni ho dato sempre concretezza, così ho frequentato l’università d’agraria a Foggia, ho partecipato ad alcuni erasums all’estero e solo nel 2016 sono arrivato in azienda. Lavoro in biologico, occupandomi personalmente di tutto, dalla semina al raccolto, al packaging, mio padre quotidianamente mi aiuta, mia madre alcuni giorni della settimana, lei è un’insegnante, e poi c’è Marissia, la mia ragazza americana, del Tennessee, che ho conosciuto grazie al progetto WWOOF (WorldWide Opportunities on Organic Farms), un’organizzazione mondiale che mette in contatto le aziende biologiche con chi voglia, viaggiando, fare esperienza di vita rurale in cambio di vitto e alloggio. Marissia era venuta da me per un breve periodo, ci siamo innamorati e non è più andata via.
Sei l’unico nella tua zona che ha un mulino a pietra, vero?
Si è vero, in fondo vivo nel granaio d’Italia e non era possibile concepire il Tavoliere senza un mulino a pietra. I miei grani antichi meritano una molitura a pietra, che permetta di conservare le loro caratteristiche intrinseche, quello che dico è verificabile dal profumo che sprigiona il pane o la pizza preparate con le mie farine. Con il mio mulino lavoro anche per conto terzi, durante l’estate, piccoli agricoltori mi portano qui il loro grano e durante l’attesa della molitura si chiacchiera insieme, con l’industrializzazione si era perso anche questo aspetto così umano dell’essere agricoltori.
Com’è una tua giornata tipo?
La vita da contadino è dura, ci si sveglia presto la mattina e la sera non sai a che ora potrai andare a letto. E’ un lavoro che puoi fare solo se hai passione, perché solo quella può farti lavorare sotto il sole o al freddo, lo ammetto è una vita sacrificante, non puoi avere una vita sociale regolare, soprattutto durante questo periodo di trebbiatura. Poi ci possono essere tanti imprevisti che ti modificano le giornate, dal trattore che non riparte, alla pioggia improvvisa. Non è una vita frenetica perché il tempo è scandito dai ritmi della natura, ma mi ritengo un ragazzo fortunato perché ho ereditato la mia terra e la lavoro come da sempre avrei voluto fare. Spesso i giovani di oggi non sono vocati al sacrificio, preferiscono restare fino alle quattro della mattina davanti ai bar con gli amici, piuttosto che sporcarsi le mani e andare a lavorare la terra. I genitori sono fondamentali, sono le nostre colonne, molti miei amici laureati non riescono a trovare lavoro anche perché non sono disposti a fare una professione differente rispetto al loro percorso di studi.
Quali sono i tuoi prodotti?
Le farine tipo 1 e quelle tipo 2, le integrali perché con il mulino a pietra si producono sono quelle più scure, dove c’è il germe del grano e sono ricche di acidi grassi, la mia è una farina viva con una shelf -life breve, non come quelle che trovi nei supermercati. Preferisco fare stock del grano e man mano che ho richieste lo macino in modo da avere sempre farina fresca per i miei clienti.
Chi vende le tue farine?
Per il momento mi occupo anch’io della parte commerciale, passo nelle botteghe o nei fornai che me le richiedono, alcuni panificatori vengono direttamente in azienda per realizzare le proprie farine personalizzate.
Com’è andato questo periodo dal lockdown a oggi?
Per le mie vendite è andato benissimo perché tutti erano a casa a cucinare, quest’anno sto raccogliendo molti successi, ma se lavori con passione e qualità i risultati non tardano ad arrivare.
Sabrina de Feudis
excellencemagazine.it