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Led Zeppelin: “Stairway to Heaven”

E’ stato uno degli album più iconici della storia della musica rock

di Luigi Ciavarella

Uscito nel novembre del 1971 il quarto album dei Led Zeppelin ricordo di averlo acquistato in un Centro Commerciale all’incirca qualche mese dopo. Nessuna traccia identificativa in copertina l’album mostrava soltanto un quadro appeso sulla parete di una casa diroccata raffigurante un vecchio boscaiolo che teneva una fascina di legna sulle spalle. Si trattava, scoprimmo in seguito, di un dipinto a olio che Robert Plant aveva comprato in un negozio di antiquariato di Reading. Il luogo invece era un particolare del quartiere di Ladywood nella periferia di Birmingham. Scoprimmo anche, senza peraltro stupircene troppo, data la passione di Page e Plant per le arti magiche, che la vecchia foto era ispirata a George Pickingill, un contadino dell’800 esperto di occultismo. La figura dell’eremita con lanterna, posta all’interno, contrariamente a chi aveva ipotizzato legami con il personaggio di Gandalf del Signore degli Anelli, di cui Page era grande ammiratore, non vi è alcun riscontro. Nella busta interna vi sono illustrati pure alcuni simboli curiosi, misteriosi, esoterici, gettati in pasto sulla scena del crimine per dare sfogo alle fantasie più strane da parte dei numerosi fans, senza peraltro mai giungere ad una spiegazione certa.

L’album senza titolo (ma non fu il solo in quel periodo turbolento), che uscì alcuni mesi dopo la data prevista per volere di Jimmy Page insoddisfatto del risultato iniziale (l’eterno dilemma del chitarrista), venne denominato genericamente come Volume IV oppure Sozo per via di alcune strane lettere interne, oppure, forse l’indicazione più rappresentativa, come l’album di Stairway To Heaven, il brano-capolavoro indiscusso dei Led Zeppelin, contenuto nell’album.

Dal punto di vista personale, di questo album non conservo soltanto l’impatto emotivo di Stairway To Heaven, che come potete immaginare fu devastante, ma anche di altri brani che furono altrettanto folgoranti, a cominciare da Black Dog, (dedicato ad un cane nero che presenziava alle sessions del gruppo a Headly Grange), il pezzo introduttivo, che rassicura i fans riguardo stile e suono rimasti inalterati, ossia un rock blues potente ed aggressivo. Rock And Roll, il successivo, continua a battere su quel tasto mentre con il brano successivo, The Battle Of Evermore, la musica cambia registro, ammorbidisce i toni passando ad arie medievali e strumenti acustici per una composizione tra le più suggestive dell’intero album, dove la voce di Robert Plant incontra quella di Sandy Denny (dei Fairport Convention) in un duetto dalle atmosfere crepuscolari. Su questa scia anche Going To California, ispirata a Joni Mitchell, la cantautrice californiana da sempre nel cuore della band, che arricchisce di ulteriore slancio acustico un lavoro dalle tante risorse stilistiche. Four Sticks, quattro bacchette, è chiaramente ispirato a John Bonham, forse il più grande batterista rock di tutti i tempi, ed è un incedere di suoni avvolgenti, come d’altronde la finale When The Leavee Breaks, anch’essa spinta su quelle stesse coordinate.

Stairway To Heaven l’ascensore per il cielo, infine, il motivo che ha incantato milioni di persone in tutto il mondo, (me per primo) è sempre lì nel cuore di vecchi e giovani fans, emozionati, con i suoi fraseggi acustici iniziali e la voce di Robert Plant che sembra inseguire un mistero sulle ali di una spiritualità arcaica, mistica, sfuggente a tutti ma evocata al contempo come una preghiera pagana per tutta la durata del motivo, sino alle impennate elettriche di Jimmy Page, salendo quei gradini uno ad uno sino al vortice dei sensi, mai così appaganti come in questo momento.

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