San Marco in Lamis, il Coordinamento Cittadino della Via Francigena chiede il ripristino del percorso storico: «Indignati!»
Indignati. Non c’è altra parola per esprimere lo stato d’animo di un’intera comunità.
Il tratto dell’antica Via Francigena, che da Stignano saliva a San Marco e da qui, dopo aver toccato il convento di San Matteo, si dirigeva a Monte Sant’Angelo “non c’è più”.
Si è perso per cime impervie e sentieri che non hanno uno straccio di aderenza storica (v. piantina). Sentieri belli per il paesaggio, esaltanti per camminatori, ma impercorribili per i pellegrini, così come storicamnete si sono stratificati, nel corso degli anni, fino ai giorni nostri, nel loro salire al Gargano, alla Montagna Sacra.
Paradossalmente, mentre in altre zone del Sud, negli ultimi anni, si assisteva ad una corsa frenetica a “scoprire” sentieri e vie che nessuno più percorreva da anni o ad “inventarsi” itinerari francigeni, alla comunità di San Marco veniva rubato un percorso che “si distingue per una particolarità storica di grande importanza: è l’unico tratto della Via Francigena, all’interno del territorio italiano, che sia stato sempre vivo ed attivo dalla fine del sec. V, data delle apparizioni di S. Michele sul Gargano, ai giorni nostri”. (p. Mario Villani)
Infatti, se si compulsano le fonti ed in particolare il Codice Diplomatico del Regno di Carlo I e II D’Angiò – Collezione di Leggi, Statuti e Privilegi, ci imbattiamo, per esempio, nel “Diploma del 1095 di Errico Conte di Monte S. Michele Arcangelo, col quale all’Abate e Monastero di San Giovanni in Lamis vengon confermate tutte le donazioni e concessioni di beni loro fatte da’ Catapani d’Italia, i cui privilegi nel Diploma si trascrivono”.
Nel Diploma, che riprende precedenti documenti, nell’indicare i confini delle terre assegnate al Monastero si nomina più volte la via francesca (…et descendit ad statam quae dicitur francesca…). E’, in tutto il Mezzogiorno, tra le tante, una testimonianza, che ci ha permesso, insieme ad altri documenti sui pellegrinaggi, di chiedere al Consiglio d’ Europa l’estensione del percorso della Via Francigena a Sud di Roma.
E’ anche la testimonianza che già nel 1095 era percorsa da numerosi pellegrini “franceschi” che, attraverso la porta occidentale, salivano alla grotta di San Michele dando, di fatto, il nome alla via.
Il percorso era ed è quello più semplice ed agevole. Corre lungo il fondovalle, tocca il Santuario di Santa Maria di Stignano, passa per San Marco in Lamis, il Convento di San Matteo Apostolo (nel diploma è il Monastero di San Giovanni de Lama), San Giovanni Rotondo e sale fino a Monte Sant’Angelo per poi proseguire verso Siponto, San Leonardo, l’Incoronata oltre che verso San Nicola di Bari e i porti d’imbarco per la Terra Santa.
Lo troviamo citato nelle numerosissime fonti che si sono accumulate nel corso degli anni e che viene sempre ripreso dagli studiosi. Fino ai giorni nostri. Fino, per essere più precisi, al 2006/8, quando, nel Quaderno 14/2008 del Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche dell’Università degli Studi di Foggia dal titolo La “Via Francigena della Capitanata”. Studio per un progetto di valorizzazione turistica ed economica del territorio della Provincia di Foggia, per la prima volta, in maniera schizofrenica, da una parte vengono indicate le fonti storiche che ne parlano come sopra riportato, dall’altra se ne propone uno (che poi sarà costantemente ripreso fino alla sua ufficializzazione da parte della Regione Puglia) che non c’entra niente con le fonti stesse e che taglia completamente fuori il paese di San Marco in Lamis (nato a sviluppatosi quasi sicuramente grazie ai pellegrini e ai transumanti), tagliando, poi, pure altri tratti storici nei comuni di San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Manfredonia, Foggia.
Un nuovo percorso, inoltre, impervio e difficoltoso per le centinaia e centinaia di pellegrini (non tutti camminatori ed atleti) che ogni anno si recano alla grotta dell’Angelo e proseguono, spesso, come già si è detto, per l’Incoronata e, molti, per San Nicola di Bari (per es. i pellegrini di San Salvo e Vasto, che annualmente percorrono il tratto Santuario di Stignano- Monte Sant’Angelo – San Nicola di Bari).
A giustificazione di questa variante (ma non è una variante bensì un itinerario – continuiamo a ripeterlo – completamente nuovo che non ha alcun riscontro nelle fonti storiche) si adduce il fatto che quello storico corre lungo la statale ed è quindi pericoloso per i pellegrini. (Ma, se si percorre, sulle mappe, la Via Francigena, si scopre che numerosissimi sono i tratti che corrono su strade asfaltate con traffico di gran lunga superiore al nostro. Soprattutto nel Lazio e in Toscana). Fra l’altro il Vademecum degli Standard Europei del percorso della Via Francigena (I Edizione Anno 2016 ) alla pagina 10 affronta il problema, dando indicazioni agli enti territoriali interessati per la messa in sicurezza del percorso. Messa in sicurezza che poteva essere già avviata, per esempio con i 240.000 euro del progetto finanziato dalla Regione Puglia, impiegati, invece, per la “costruzione” del nuovo percorso anziché per la messa in sicurezza della statale lungo la quale corre il tratto storico.
In maniera truffaldina (ci hanno truffato la Via Francesca!!!), volutamente si dimentica, si ignora e non si dice che le centinaia e centinaia di pellegrini diretti a Monte Sant’Angelo continuano a percorrere il vecchio tracciato che corre lungo la statale e non il nuovo, approvato (purtroppo) dalla Regione Puglia. Con l’aggravante che, avendo spostato il percorso e non i pellegrini, non solo non si potranno attivare finanziamenti per la valorizzazione ma nemmeno richiederne per la messa in sicurezza, caricandosi, da parte degli enti che hanno portato alla nuova individuazione, di una grave responsabilità per l’incolumità dei pellegrini stessi, che continuano, e continueranno, a camminare lungo il vecchio e storico tracciato Senza parlare poi della responsabilità, morale, di tecnici e studiosi che hanno, di fatto, con il loro silenzio, avallato il “nuovo” percorso, ignorando quello storico in piena contraddizione con quanto si dice e si scrive in convegni e relazioni.
Per ultimo c’è da sottolineare che il Coordinamento Cittadino, in pieno spirito di collaborazione e in maniera costruttiva, non solo ha chiesto alla Pubblica Amministrazione di attivarsi nelle sedi opportune affinché venisse conservato il tracciato storico, ma ha collaborato alla stesura della delibera di Consiglio Comunale n. 40 del 15/10/2019 avente ad oggetto “Adesione del Comune di San Marco in Lamis all’Associazione Europea delle Vie Francigene”. Nel dispositivo della delibera oltre all’adesione all’”Associazione Europea delle Vie Francigene” (con un costo di 1.033,00 euro all’anno) si dava mandato all’Amministrazione comunale “…ad adoperarsi affinché sia riconosciuto negli atti istituzionali, nelle diverse sedi, come percorso del tratto della Via Francigena da San Severo a Monte Sant’Angelo, quello che include il centro abitato del Comune di San Marco in Lamis, corrispondente al tracciato storico…”. Grazie a questo mandato la delibera veniva approvata all’unanimità da tutte le componenti politiche presenti in Consiglio.
Invece, nell’assemblea del 18 ottobre 2019, presente il Sindaco, è stato approvato un percorso che esclude completamente il centro abitato di San Marco (Vedere piantina allegata) in sfregio a tutte le indicazioni contenute nelle leggi e disposizioni europee, nazionali, regionali che parlano di tutela e valorizzazione del “patrimonio culturale materiale e immateriale”, inteso anche come occasione di sviluppo dei territori interessati. Con la beffa di pagare 1.033,00 euro all’anno (oltre al danno dell’esclusione) all’AEVF.
Alla luce di quanto sopra, il Coordinamento Cittadino della Via Francigena invia alle autorità in indirizzo (vedia allegato, ndr) la presente nota di protesta chiedendo che venga riconosciuto formalmente il percorso storico così come attestato dalle fonti e che vengano avviati interventi per la sua messa in sicurezza, riservandosi di assumere ogni iniziativa, anche legale, per la tutela del percorso storico della Via Francigena.
Chiede inoltre a tutti i cittadini di firmare la presente nota (che comunque viene subito trasmessa alle autorità in indirizzo) e di partecipare alle iniziative che nelle prossime settimane si assumeranno per riappropriarci della Via Francesca, con tutto il suo patrimonio di memoria, che non può venire cancellato.
Alle autorità in indirizzo, e non solo a loro, si chiede la cortesia di una risposta.
Si chiede, infine, così come raccomandato dal citato Vademecum (p. 19) di essere coinvolti, come Coordinamento, in tutte “quelle forme di collaborazione, di accordo e in tutte le iniziative congiunte con Regioni e Enti Locali che portino alla definizione dei percorsi ed alla loro promozione.”