Polemiche un tanto al chilo per la puntata di ieri sera della trasmissione di Rai 1 “Cose Nostre” nella quale si è ripercorso l’uccisione dei fratelli Luigi e Aurelio Luciani, vittime innocenti di un regolamento di conti della mafia garganica, avvenuta il 9 agosto del 2017 nei pressi della stazione dismessa di San Marco in Lamis. Nell’attentato morirono anche il boss Mario Luciano Romito, vero obiettivo dell’agguato, e suo cognato Matteo De Palma.
Critiche sono piovute in special modo da alcuni operatori turistici, secondo i quali la trasmissione andava trasmessa in altro periodo o in seconda serata. Il tutto, si legge sui social, «per non compromettere ulteriormente il settore, già messo a dura prova dall’emergenza sanitaria in corso».
Sull’argomento è intervenuto con coraggio ed estrema chiarezza il sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo D’Arienzo: «Del servizio di ieri sera andato in onda su RAI 1 e di tutte le considerazioni postume, le cose che mi hanno colpito di più sono state le parole del Procuratore Giuseppe Volpe e la forza delle vedove Luciani.
E questo ci riporta ad una considerazione importante.
Il problema della nostra terra non sono i giornalisti, i magistrati o i giudici che cominciano a raccontare o a scrivere, che continuano a indagare o a sentenziare sulla quarta mafia d’Italia.
Il problema del nostro territorio è la mafia, una criminalità organizzata che opprime le nostre comunità, che arruola i nostri ragazzi, che uccide i nostri figli con la droga, che arma le batterie di fuoco, che soffoca le iniziative d’impresa facendole abortire prima ancora di partire. Che fa “parlar male” del nostro meraviglioso Gargano, sconfortando interi settori produttivi che vivono di turismo.
E allora l’esempio che dobbiamo seguire è quello delle vedove Luciani, che stanno lottando per la memoria dei loro mariti, per il futuro dei loro orfani e, in fondo, per il futuro della nostra terra. Senza paura, senza piegarsi, a testa alta!
Non scriverò alla RAI, non scriverò post di condanna. Quello che farò, come amministratore e come cittadino di Monte Sant’Angelo e del Gargano, è lavorare ancora di più affinché sia chiaro a tutti che questa terra è la mia e non c’è posto più bello dove vivere e far vivere i miei figli, i miei cari.
E per essa sono disposto a lottare con le unghie e con i denti, come stanno facendo Arcangela e Marianna, le giovani vedove dei fratelli Luciani vittime innocenti di mafia, assieme ai loro splendidi figli».