Nunzia Mastrillo (nel riquadro) classe 1920, non c’è più. Si è spenta lo scorso martedì, amorevolmente assistita dalla nipote Nunzia Resta, operatrice Oss, presso la RSA di lungo degenza dell’ex-ospedale “Umberto I”, a San Marco in Lamis, diretta da Carmen Ritrovato.
Vi era ricoverata da diversi anni, dopo la morte del marito Angelo Resta, alias ‘Capitone’ (la memoria popolare del paese) e la perdita completa dell’autonomia funzionale. Tra qualche mese doveva compire il secolo, diventando la terza più anziana del paese, dopo Rachele Di Carlo (103 anni) e Angela Nido (102).
Come accennato, Nunzia, alla pari del marito sapeva tutto sulla tradizione del Presepe e delle altre feste collegate. La vogliamo ricordare con le sue parole, estratte da una intervista ai due coniugi tenutasi a casa loro, ubicata in Via Torretta, il 14 gennaio 2000. La stessa è stata condotta da chi scrive, unitamente ad Angelo Capozzi di Foggia. Ogni risposta era un racconto.
Eccone una parte: “Alla vigilia noi tornavamo la sera; veniva mio padre dalla campagna e si mangiava la sera. Tu cucinai una cosa, un altro ne cucinava un’altra; un’altra ne cucinava un’altra ancora. Quello aveva poi il vino paesano. Quello, compare Vincenzino, si dava da fare, sapeva tante cose. Si mangiava in allegria. Eravano tutti contadini. C’era zio Nicola che era contadino, zia Maria che era contadina, comara Giovannina era anche una contadina, era una strada di contadini. Mangiavamo, poi facevamo una preghiera e ognuno per conto proprio andava a mezzanotte alla messa. La funzione era bella. Ora si è bella, ma in mano (al tempo) all’arciprete era più bella ancora, perché si suonava l’organo e cose di questo tipo. Dopo la messa si andava a dormire, ma c’erano anche quelli che si divertivano. Erano i giovani; si suonava, si ballava. Qualcuno cantava…Si cantavano sia i canti religiosi che gli altri canti. Cosa si faceva a Natale? Ognuno si divertiva nella sua famiglia. Si mangiava il capitone o l’anguilla. E a Pasqua l’Epifania? Lo sai che si faceva in casa la sera? Si ‘vestiva’ la tavola. Questo alla vigilia dell’Epifania. Si prendeva mezza panetta di pane; si metteva sulla “buffetta”, la bottiglia dell’acqua, la forchetta, il coltello, come quando uno doveva mangiare. Dicevano che quando era mezzanotte veniva a mangiare i morti, che dicevano: “Tutte li fiste jéssere e menéssere e Pasque – Epifanie maje venésse”. Allora finivano tutti i giorni delle festività, il giorno di Pasqua l’Epifania, ognuno rito marnava a’casa sua’, alla propria dimora. Si faceva quello perché dicevano che la notte venivano ché dovevano mangiare…” Il tutto è contenuto nel v. Natale / Tra ieri e oggi / Tradizioni, usi e costumi di Rignano Garganico, redatto a cura de succitati intervistatori, Regione Puglia, 2000.
L’interessata è ricordata anche dall’infanzia di un tempo, quando tutti ricorrevano da lei per farsi guarire dal mal di pancia e dalla cosiddetta ‘verminara’ (vermi parassiti dell’intestino). I funerali sono stati celebrati presso la Chiesa Matrice dell’Assunta, per poi essere stata tumulata nel locale Cimitero. La direzione e redazione della presente testata online esprime la sua stretta vicinanza ai figli Francesco e Grazia, vedova Chiumento, alla nuora Giuseppina, ai nipoti e al resto della famiglia. Addio, Nunzia, con le tue e le storie del tuo Angelo Capitone, resterai per sempre nella nostra mente e nei nostri cuori. (AntDV)