Anche Rignano piange la morte di Paolo Pinto
di Antonio DEL VECCHIO
Pure Rignano piange la morte di Paolo Pinto, maestro di musica e di vita, appena scomparso, a San Marco in Lamis, dove era nato e viveva sin dalla nascita. E questo lo fa per la vicinanza geografica, per l’innumerevole presenza di matrimoni misti e soprattutto per la frequentazione pressoché quotidiana tra l’una e l’altra realtà, per motivi economici e socio-culturali.
Per cui la morte di un personaggio importante o significativo dell’uno o dell’altro centro è avvertito come se fosse proprio. È il caso di Pinto, conosciuto e stimato da tutti gli amanti della buona musica. Non solo, ma anche perché qui lo scomparso aveva parenti ed amici stretti a iosa.
Chi scrive ha avuto modo di apprezzare l’uomo, a partire dalla fine degli anni ‘80, oltre per le sue doti professionali, anche per la sua ‘umanità’. Quella stessa che gli traspariva da ogni poro durante la sua frequentazione alla Biblioteca del Crsec, allora attiva nella struttura della Villetta. L’ufficio allora gli affidò l’esecuzione dei corsi di chitarra rivolti ai giovanissimi dell’epoca. La sua empatia era coinvolgente e tutti imparavano e si divertivano un mondo, specie quando cantavano in coro le ‘primizie’ della tradizione canoro – musicale locale. Per molti, ricordi lontani, palpitanti ancor oggi!
Al termine ognuno riusciva a strimpellare le sue prime note, continuate in seguito nelle scuole ad hoc. Mai uno screzio con lui, né tra lui e gli altri. Un rapporto amichevole, quest’ultimo, perdurato e rafforzatosi nel corso del tempo. Era raro che lui non si fermasse, quando ci incontravamo per strada o nei luoghi preposti, sempre pronto con il suo eterno e benevolo sorriso a salutarti per primo.
Bene ha fatto, l’amico Gigino Ciavarella a tessere e a cantare con precisione e dovizia di particolari le sue straordinarie doti artistiche e musicali. Altrettanto e con più sentimento si è ripetuta Francesca Stilla (giudice del Tribunale per Minorenni di Roma), sua antica allieva ed amica. “La notizia della morte di Paolo Pinto – scrive lei in un articolo – mi ha profondamente addolorato. Ho avuto la fortuna di conoscere Paolo quando ero poco più che ventenne in una serata calda di agosto a Borgo Celano. Mi chiese, assieme ad Antonio Matromauro, di entrare a fare parte dei “Fly” come cantante e corista”.
Ovviamente la stessa attratta dall’iniziativa creativa, accettò e visse un biennio, considerato da lei “bellissimo”. A suo dire il maestro cercava durante le prove “il senso del tutto, la coralità ad ogni costo” e sapeva bene la differenza “tra fare musica ed essere musica”. Ricorda, poi, in proposito il pezzo forte del saluto al pubblico “Le roi soleil” (Il re sole), quello che esprimeva appieno il concetto della coralità canoro e musicale. Tanto “in funzione del bello, dell’armonia”, precisa Stilla. Definisce, infine, il maestro “una bella persona, gentile come poche”.
Ed ecco ora la storia vitale ed artistica dei “Fly”. “… Il complesso “Fly”si affaccia all’orizzonte canoro – musicale, per la prima volta nel 1983, e resterà attivo, nonostante qualche cambio di guardia, sino alla fine degli anni ’90. A comporlo sono i resti di gruppi passati. Ci sono: Paolo Pinto, alla chitarra e voce; Aldo Pirro, alla batteria e voce; Antonio Mastromauro al flauto e voce; Leonardo Pignatelli, voce solista; Raffaele Contessa alla tastiera. Nel 1984 va via Contessa e a partire dall’anno successivo si aggiungono: Luciano Mastromauro, al basso e voce; Pippo Cofano alla tastiera e voce. Nel 1998 si rinnova ancora, con l’ingresso di Maurizio Napolitano (basso e voce) al posto di Luciano Mastromauro, di Antonio Bevilacqua (Tastiera e voce) in sostituzione di Cofano e di Elvira Massaro (voce solista) che soppianta Leonardo Pignatelli.
In quell’anno, li vediamo insieme, infatti, al “Live” di Torremaggiore, dove la formazione ottiene il massimo dei voti, in termini di partecipazione popolare e di critica”. Testo tratto dal v. “Bande e gruppi musicali di San Marco in Lamis”, a cura di Luigi Ciavarella, Antonio Del Vecchio, Gabriele Tardio Motolese con prefazione di Salvatore Villani, Regione Puglia, 2005, pp. 16 – 17. Sarebbe auspicabile che tale libro fosse tradotto in copia anastatica e pubblicato in formato online, considerata la mole di notizie che contiene su persone e fatti inerenti al tema (vedi foto).