“Sognare l’America”
Il sogno che ha accompagnato migliaia di emigranti sammarchesi nel mondo nelle struggenti note di Ciro Iannacone
di Luigi Ciavarella
Sui grandi temi dell’emigrazione, che hanno investito generazioni intere di sammarchesi a partire dal dopoguerra del secolo scorso, ciascuna forte del desiderio di emancipare la propria condizione sociale fondata sui bisogni, se da una parte ha consentito un certo indubbio benessere economico dall’altra ha lasciato sul terreno esistenziale storie di lacerazioni familiari, distacchi dolorosi e profonde ferite che il tempo non sempre è riuscito a sanare.
Ma l’emigrazione non ha riguardato soltanto categorie popolari (braccianti, contadini, etc.) ma anche coloro che hanno studiato, fior di letterati per esempio che per vari motivi hanno lasciato la propria terra per inventarsi altrove una nuova esistenza. Con tutte le difficoltà che questo trasferimento ha comportato: lo sforzo di imparare una nuova lingua, l’incertezza del futuro, l’integrazione quindi la nuova identità da assumere e la conseguente faticosa, quotidiana, nuova vita da costruire lontano da casa. Elementi che hanno accompagnato la realtà dei nostri emigranti.
Tra coloro che son partiti per l’America abbiamo avuto anche il nostro Joseph Tusiani che aveva un duplice motivo per farlo: ritrovare un padre e cominciare laggiù una nuova vita. E a lui sembrano ispirarsi sia Ciro Iannacone, il noto cantautore sammarchese, che Giuseppe Bonfitto, autori di una dei motivi più struggenti sui temi dell’emigrazione apparsi in questi ultimi tempi. Il brano si intitola “Sognare l’America”, uscito da poco su CD a cura dello stesso cantautore – che oltre ad aver prestato la propria voce ha curato anche gli arrangiamenti – comunica il difficile cammino che un emigrante, tra fatica e dolore, deve compiere per raggiungere il suo sogno. Nel testo (qui sotto riprodotto) vi appaiono tutti i segni identitari di questo viaggio: imparare la lingua, la valigia di cartone, – simbolo inequivocabile della partenza – pane duro e sopratutto la speranza che accompagna sempre il desiderio, costante, quindi il sogno, d’approdo di tutti, che come dice il sociologo Domenico De Maso “guardavano a prua, all’America immaginata, alla vita futura” durante la faticosa traversata, anche se il nostro Joseph Tusiani, come tanti altri d’altronde, avrà rivolto uno sguardo anche all’indietro, a poppa, alle proprie radici che stava abbandonando, con tutta la nostalgia che ciò comporta.
Un dualismo combattuto, interiore, melanconico, che non sfugge a Giuseppe Bonfitto, che anzi ben lo sottolinea in questo testo dalle tante profondità emotive.
Ciro Ianncone ci ha abituati a questo genere di interpretazioni debordanti di melodie affascinanti e seducenti. Egli riesce a trasmetterci, attraverso la sua voce e il sostegno di una strumentazione minima, composta da chitarra classica e sintetizzatore, che serve per comunicare una grande emozione, un sentimento d’appartenennza che ha accompagnato nel tempo la sorte di migliaia di sammarchesi nel mondo.
SOGNARE L’AMERICA
(Testo di Giuseppe Bonfitto)
Sognare l’America per andare poi in America
Le lingue da parlare
Sono due c’è da studiare
Le nazioni della vita
Anche due ma che fatica
Ma quest’uomo ha un solo cuore
Fatto a pezzi dal dolore.
Sognare l’America per tornare poi dall’America
Un passante intelligente
chiede a un uomo dolcemente
La domanda che gli pone
Sulla valigia di cartone
Tanti sogni e il pane duro
Con la speranza nel futuro
Sognare l’America ma l’America è quà
(Rosia, 15 agosto 2020)