“La miglior politica”
di Antonio Daniele
Gli eventi che hanno caratterizzato l’inizio del nuovo anno mettono in evidenza l’importanza della politica nella vita sociale e reale delle persone. Nel pieno della pandemia abbiamo assistito, sia a livello internazionale, con la vittoria e la sofferta transizione dei poteri da Trump a Joe Biden negli Stati Uniti.
Sia a livello nazionale con una crisi di governo che non è stata capita da chi vive fuori dal “palazzo”. Sia a livello locale con tanti episodi che fanno riflettere sul ruolo di chi rappresenta la gente e di come la politica interpreta le vicende che non possono essere solo definite personali.
Queste circostanze mettono in rilievo la formazione socio-politica di chi è chiamato a rappresentare i cittadini e a dare un indirizzo nella vita delle proprie comunità. Veniamo da circa due decenni in cui la politica si fa sui social e non nelle sedi opportune. Si cambiano opinioni con un twitter o addirittura si annunciano cambiamenti che avrebbero bisogno di analisi e di confronto nelle sedi deputate.
Ci avviamo, forse ci siamo già, a una democrazia in cui il voto sia solo espressione di un’opinione marginale. Io la chiamo la sindrome dell’uno più uno. Cioè mettere insieme segmenti diversi di formazione politica solo per arrivare a un risultato. Senza poi guardare alla storia personale o quello fatto e detto il giorno prima. La cronaca politica è piena di eventi del genere. Cambiano solo nome: voltagabbana, responsabili, costruttori, ect…
Anche la società civile, a volte, sembra inerme a queste situazioni. Il vivaio, che prima era rappresentato dalle associazioni in cui le persone si facevano le ossa nel capire e assimilare il valore della rappresentanza, della democrazia, ha ceduto il passo alla sequela del leader di turno.
Abbiamo bisogno di recuperare nella formazione alla “migliore politica” come ci indica Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli Tutti”. Il Papa fa sua la paura di tanti: “Per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono spesso gli errori, la corruzione, l’inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche ideologia”.
Poi aggiunge una domanda che dovrebbe essere un interrogativo di quanti oggi, partiti e associazioni, sono chiamati a formare donne e uomini al bene comune: “Può funzionare il mondo senza politica?” La politica deve essere il pentagramma in cui devono muoversi i diversi attori della vita sociale: l’economia, il welfare, la dignità delle persone, il diritto alla salute e al lavoro.
Una sana politica deve essere capace di generare le buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose. Di generare come ci indica Papa Francesco nell’enciclica, “un’amicizia sociale”, capace di superare steccati, divisioni, interessi di parte, per il bene del popolo. Si ritorni a studiare la Dottrina sociale della Chiesa, ci sono strade che illuminano e formano al bene comune, al di là del proprio credo o appartenenza partitica.
Si ritorni a fare scuola politica dove, prima delle strategie per prendere un voto in più, si discuta dell’impegno al sociale. Si ritorni a parlare di politica, guardando ai tanti esempi di donne e di uomini che hanno saputo dare la propria vita per il bene del paese. Si ritorni a parlare di politica, della “migliore politica”….