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A proposito dei 500mila euro degli usi civici

di Giuseppe Soccio

In merito alla reintegrazione di € 500.000 di fondi degli usi civici fatta dall’Organo Straordinario di Liquidazione (OSL), alcuni concittadini mi hanno chiesto informazioni, considerato che altri non lo hanno fatto.

Per questo allego tutta la documentazione al riguardo in mio possesso (6 file pdf) perché obiettivamente ognuno possa avere una propria opinione.

Senza commentare la vicenda, mi preme, però, invitare gli amministratori comunali (maggioranza e minoranza), e chi si accinge a presentarsi alle prossime elezioni, a vigilare perché effettivamente questi soldi siano spesi per il miglioramento del rimanente demanio civico, come impone la legge.

Noi abbiamo un patrimonio considerevole e pochi lo sanno, perché sulla questione vige una sorta di complotto del silenzio: sono ca. 2.800 gli ettari di demanio civico (buona parte bosco, purtroppo falcidiato da tagli abusivi) per i quali, tra l’altro, il Comune paga ogni anno oltre € 20.000 di quote associative al Consorzio di Bonifica del Gargano, senza alcun ritorno (l’unica entrata per tale patrimonio è semplicemente la fida pascolo).

Si tratta di “terre collettive”, di terre cioè appartenenti in condominio alla popolazione residente, amministrate dal Comune quale “ente esponenziale” e non come proprietario.

Per questo, nel 2017, grazie soprattutto al presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Paolo Grossi, tra i più affermati giuristi in materia, è stata approvata la legge 168 (che allego), la quale prevede l’istituzione di ASBUC (amministrazioni separate di beni di uso civico gestite direttamente dai cittadini utenti), come già avviene in Trentino, Abruzzo, Umbria, ecc.

Purtroppo, nonostante la legge prescrivesse precisi provvedimenti per regioni e comuni entro un anno, nella nostra regione niente è stato fatto, e men che meno nel nostro comune.

Sto lavorando ad un dossier sulla questione, per informare i cittadini su quanto è avvenuto in questi anni (alcuni episodi sono veramente incresciosi), ma, soprattutto, per dimostrare che questo patrimonio è un importante fattore economico, oltre che naturalistico ed ambientale, come testimoniato in altre parti d’Italia.

Con l’occasione, lancio anche un appello per il recupero di altri soldi, come quelli per poche, ma importanti, cause vinte e per altri crediti (tutte le altre pratiche di affrancazione, ad esempio).

Approfitto anche per un appello a funzionari ed amministratori perché sia data attuazione alla sentenza che ha dato ragione al Comune, dopo oltre 30 anni e grazie alla perseveranza di Raffaele Fino, sulla questione delle cooperative S. Rita: il terreno usurpato deve essere restituito alle cooperative e, se possibile, devono essere recuperati, almeno in parte, i soldi spesi ingiustamente.

Inoltre, è doveroso, da parte mia, riaffermare pubblicamente di aver scritto all’OSL anche sulla questione degli espropri per l’edilizia popolare (Focus: San Marco in Lamis, espropri e dissesto finanziario: intervista a Giuseppe Soccio) e dei fondi dell’Ambito di Zona dei Servizi Sociali (anche in questi casi, il Comune rischia di dover reperire, dopo le conclusioni delle operazioni dell’OSL, prossime per scadenza, milioni di euro – saremo ancora pieni di debiti).


Focus: Debiti e Servizi Sociali, l’Ambito Territoriale all’Osl: «Rifiuto l’offerta e vado avanti»


Infine, tengo a dire che, quando l’OSL pubblicherà la sua relazione sui debiti pagati, sarà possibile ricostruire “oggettivamente”, con i documenti e non con la propaganda, come avrebbero il dovere di fare altri, tutta la vicenda del “dissesto”, di cui io sarei un amante, secondo alcuni.

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