Un’enciclopedia del Beat che racconta l’Italia degli anni Sessanta
Pubblicato il primo (Lettera A) dei nove volumi previsti di un’opera indispensabile per conoscere l’Italia dei Sessanta attraverso l’esperienza giovanile della musica Beat. Anche la nostra San Marco in Lamis tra le voci dei protagonisti.
di Luigi Ciavarella
Una enciclopedia sul beat italiano che racchiuda in sé tutte le voci dei protagonisti di quella stagione felice (1964 – 1969) può sembrare a primo acchitto una operazione puramente nostalgica quindi fuori tempo, persino priva di logica intuitiva, eppure basta gettare uno sguardo sul primo volume finora pubblicato (che porta la lettera “A”) per rendersi subito conto dell’utilità che questa operazione editoriale rivendica in rapporto ad un tema mai finora esplorato così a fondo; la musica beat in Italia che ha conosciuto un periodo di grandi aperture musicali e di costume durante la seconda parte degli anni sessanta.
Si tratta di un lavoro enorme, certosino, studiato nei particolari, che sta alla base della ricerca e con la quale gli Autori vogliono raccontarci un mondo fantastico, irripetibile, che ha prodotto un cambiamento di costume, di stile, culturale, in seno alla società italiana grazie ai tanti giovanissimi che hanno creduto, con le loro voci, i loro strumenti, le idee e, sopratutto, con la loro musica, in un mondo migliore. Un assalto al cielo costruito sui sogni, sulle aspettative e sui bisogni.
Questa Collana indaga, con spirito investigativo profondo, sul corpo di una materia viva, pulsante ancora oggi come lo fu allora, che fa emergere una realtà che il tempo sembrava aver rimosso ma che torna prepotente, con tutto quelle manifestazioni di energia, quelle armonie musicali, quei colori, quell’entusiasmo che hanno reso importante uno dei periodi più belli e creativi della storia musicale del Paese.
Una storia musicale e di costume che ha interessato l’Italia intera, da nord a sud, isole comprese, studiata attraverso una indagine filologica sulle tante formazioni (i complessi) e i tanti artisti che, sullo slancio di una rivoluzione giovanile, di un protagonismo impulsivo, certamente stimolata da fattori esterni, ha trovato una propria collocazione ideale su un terreno fertile e recettivo, in una Italia ancora provinciale ma estremamente determinata a svolgere un ruolo da protagonista. I giovani, la loro bellezza e la loro ingenuità, i loro sogni e le loro speranze, hanno permesso, attraverso la composizione di migliaia di gruppi musicali, formati spesso su pochi presupposti ideali e poche conoscenze musicali, di unire una nazione sotto il segno della musica beat, che vuol dire musica e parole semplici, interpretate con mezzi semplici, entusiasmo alle stelle e voglia di cambiare il mondo attraverso le canzoni.
E ciò che racconta questa corposa Enciclopedia dal titolo “1964 – 1969 I complessi musicali italiani” con sottotitolo “La loro storia attraverso le immagini ” scritto da Maurizio Maiotti e Graziano Dal Maso, due ricercatori di jurassico beat, che, con incommensurabile passione, scavando con infinita pazienza, ci hanno svelato un prezioso pezzo d’Italia bella che conoscevamo poco o niente.
Il primo dei nove volumi previsti, appena uscito, contiene 307 schede e sopratutto centinaia di immagini, in bianco e nero e a colori, di complessi, cantanti, luoghi e ritrovi, eventi canori (i famosi tornei, concorsi o festival beat, le messe beat, le discoteche, i club, etc.) che hanno determinato la storia della musica beat in Italia. Oltre 600 pagine, in formato grande, di notizie, di documenti (ritagli di giornali d’epoca, locandine ingiallite, etc.), di complessi dai tanti nomi (quanti Angeli e Arcangeli!), alcuni dei quali già noti ma moltissimi perfettamente sconosciuti, colti nelle loro pose iconiche, sui tanti palcoscenici improvvisati di provincia come negli scatti di rito, che ci trasmettono un senso di tenerezza, un moto di simpatia, una tempesta emotiva crescente ma sopratutto tanta nostalgia per chi come noi, seppure giovanissimi all’epoca dei fatti, ha conservato di quel lontano passato un ricordo indelebile che, per fortuna, il tempo non ci ha ancora sottratto. Che questo volume ce lo ricorda magnificamente.