di Tonino DEL VECCHIO.
Manca la “Politica”, quella con la “P” maiuscola, a San Marco in Lamis. Lo dimostra ancora una volta l’individualismo che corre sfrenato in questa o quella formazione, civica o partitica che sia. In lizza ci sono al momento 4 componenti, più una quinta che potrebbe cambiare le carte attualmente in gioco.
Da una parte l’uscente Michele Merla, sindaco del Partito Democratico, e il suo fedele alleato Angelo Ianzano, a cui non conviene affatto staccarsi dalla compagine governativa e per varie ragioni di opportunità politiche. Nel PD vi sono ancora delle fibrillazioni interne dovute alle possibili candidature e sulla futura squadra di governo, ma questo partito ci ha sempre abituati al fatto che sa “stringere” quando la battaglia si fa imminente e di lavorare coeso per l’obiettivo di vincita comune.
Dall’altra il neo-candidato della lista civica “L’Amiamo”, Antonio Turco, avvocato di origini democristiane sostenuta da diverse correnti politiche, ma non più da Fratelli d’Italia e con qualche altra piccola defezione. Lui potrebbe essere la rivelazione della campagna elettorale, ma se ben consigliato da una squadra competitiva.
Vi è anche il candidato sindaco della Lega, Raffaele Daniele, avvocato, che viaggia solatio in una sfida contro tutto e contro tutti, ma che potrebbe ritrovarsi alleato in un rinascente centro-destra assieme alle compagini di Fratelli d’Italia, Via Nova (civica) e Forza Italia.
Poi vi è la lista di Angelo Cera, politico di lungo corso mai uscito definitivamente dalla scena politica locale e regionale (e presente notte e giorno tra la gente), che punterebbe su una coalizione centrista proiettata da una parte verso la destra moderata, dall’altra capace di catapultare su di sé le aspettative dei delusi degli altri schieramenti già citati, persino quelli di sinistra.
Per ultimo, ma non certo per importanza, il candidato Tiziano Paragone, medico chirurgo, la cui candidatura potrebbe sbaragliare tutti gli schieramenti precedenti. I bene informati della politica locale lo vedono già in alleanza con uno dei candidati già detti, ma non è esclusa la scelta anche per lui della via solitaria.
Nessuna possibilità al momento per il giovane Nicola Potenza (civica Via Nova), che potrebbe non presentare una propria lista, ma accodarsi a quella di altri.
Ricordiamo che a San Marco in Lamis si vota con il sistema maggioritario. Quindi chi prende un voto più degli altri vince. Anche per questo motivo il candidato sindaco è importante, ma è pur vero che senza una squadra di “cavalli di razza” non è possibile competere in una gara che vedrà vincere solo i più suffragati. Poi vi è il gioco delle doppie preferenze di genere, che potrebbe portare sul Comune tante donne. Proprio su questo ultimo punto ci si giocherà la vittoria finale. Si vota in autunno.
La Politica non è figlia della tecnica e del titolo, come qualcuno fa intendere con le sue estrinsecazioni di troppo, ma dell’esperienza di vita, indipendentemente dal campo dove opera. È la stessa a far maturare l’individuo e a guardare le cose nel suo insieme con un colpo d’occhio e a trovare le soluzioni che servono anche al problema più scabroso, ovviamente ordinato nella razionalità e nel tempo, dando vita così al programma (di cui oggi ancora non si parla a San Marco in Lamis).
Pertanto, per fare politica, basta anche un semplice operaio o artigiano, come dimostra la lunga storia della sinistra, sia a livello di governo locale, sia nazionale. Chi non ricorda Antonio Maria Nardella, comunista di antica guardia, che nonostante avesse poca dimestichezza nel parlare e scrivere in italiano ha dimostrato di sapere essere un valido quadro politico per il PCI e governare la città.
Che dire di Giovanni Tusiano, comunista nella vicina Rignano, neppure licenziato alle Elementari, che fu pro-tempore negli anni’50, oltre che valido dirigente della Camera del Lavoro, anche primo cittadino per un biennio. Alla pari i suoi compagni di identica istruzione, i socialisti Giuseppe Partipilo e Pasquale Campanale, che si distinsero come vice sindaco il primo e assessore l’altro.
Ed ancora, sempre in campo socialista, Antonio Stridente, venditore di cianfrusaglie, noto a San Marco in Lamis col soprannome di “Zappalavigna” e a Rignano con quello di ‘Ntintucce”, per avervi abitato per un certo periodo. Era noto per i suoi i suoi comizi in dialetto, infuocati e ricchi di pathos. Con l’unificazione Socialisti e Socialdemocratici e il simbolo a doppio, egli che aveva aderito al PSIUP (successivamente rientrato nel PSI), incontrandomi al mercato settimanale del lunedì in paese, mi sfotteva, chiamandomi compagno della “Bicicletta”.
Chi scrive, ricorda, altresì, la campagna elettorale del 1989, allorché correva nelle fila del Partito Socialista, diviso a metà da due gruppi che si contendevano a colpi di preferenza gli scranni comunali. Da una parte il medico Matteo Ciavarella, il docente di Lettere, Domenico Galante, e il sottoscritto, funzionario del CRSEC, alias Biblioteca Regionale, dall’altra l’operaio tutto fare Giuseppe Ciavarella, detto Bibigas, e l’operaio emigrante, Rocchino Tardio, ed altri ancora del medesimo livello d’istruzione.
A sostenere questi ultimi, pensate, che c’era un valente chirurgo ospedaliero che ancora tutti compiangono, Tonino Di Mattia che alla politica con la P maiuscola ci credeva per davvero, auto-escluso sin da subito, per dare posto ad entrambi, ritenendoli migliori di lui nel condurre la materia, come d’altronde dimostrarono in seguito con l’elezione prima e l’assunzione dopo degli importanti incarichi: il primo fu vice sindaco e l’altro assessore.
Nonostante non fossi stato eletto per una manciata di preferenze venute meno all’ultimo momento proprio dall’interno del mio gruppo, di cui non dirò, l’ammirazione per il raggruppamento concorrente, compreso il suo ispiratore, mi contagiò sin dal primo momento e perdurò per il futuro, specie per il Di Mattia, che ritenni un socialista vero e legato al sociale e al popolo. A giusta ragione si conquistò sul campo il titolo di “medico dei poveri” e la sua improvvisa ed immatura dipartita fu un colpo per tutti.
Molto vicino al suo modo di fare è il possibile candidato sindaco Paragone, anche lui di sinistra e “medico dei poveri”, sempre tra la gente. Ma per diventare primo cittadino serve anche altro, non solo l’essere buoni e disponibili sempre con tutti. Serve una vera coalizione capace di chiudere con i personalismi e capace di pensare/lavorare al/per il futuro della città e dei cittadini di San Marco.
Chi scrive, crede ancora a questi concetti basilari. Pertanto, è convinto che la scelta dei candidati deve essere fatta all’insegna dell’unione, dell’inclinazione al sociale per i giovani, dell’umiltà e della maturità delle vedute e simpatia per i primi cittadini e non necessariamente estratti dal mondo della tecnica ed intellettuale in genere. Mario Draghi, ovviamente fa una eccezione, più o meno gradita! Urge, quindi, per gli uomini di buona volontà e che vogliono per davvero bene alla città, sotterrare le asce di guerra e cominciare daccapo, avvalendosi dei principi espressi e raccontati poc’anzi.
È questa la San Marco che vorremmo!