Ipotesi di fondazione del luogo di culto più importante di Rignano Garganico. Per Alfredo de Biase dell’Archivio di Stato di Foggia la struttura è sorta poco prima o poco dopo l’anno Mille d.C.
E’ quanto emerso al termine di una seguitissima giornata di studi voluta dal giornalista, storico e scrittore Antonio Del Vecchio e dal Circolo Culturale Giulio Ricci. L’evento è stato realizzato in collaborazione con il parroco Don Santino Di Biase e con la Pubblica Amministrazione.
La Chiesa Matrice, come noto, attualmente è dedicata a Maria Santissima Assunta, protettrice assieme a San Rocco e alla Madonna di Cristo di tutti i Rignanesi. Ospite d’onore della serata l’esperto Alfredo de Biase, architetto, funzionario dell’Archivio di Stato di Foggia, già Soprintendente ai Beni Artistici ed Architettonici e direttore di vari Musei e centri culturali. De Biase ha affacciato alcune ipotesi, supportate da ragionamenti logici, storici, artistici ed architettonici. Ad aprire le danze ci ha pensato il moderatore Antonio Cozzetti, insegnante di religione e appassionato di storia locale. Il primo a relazionare è stato lo stesso Del Vecchio, che ha parlato delle vicende storiche e protostoriche legate al piccolo centro garganico, la cui nascita si fa risalire ad alcuni secoli prima dell’anno Mille dopo Cristo, quando in paese era già presente sicuramente una torre di avvistamento (di fattura bizantina). Ma veniamo a quanto emerso dall’incontro, a cui hanno preso parte anche ingegneri, architetti e storici della zona. Secondo de Biase l’antica chiesa era composta inizialmente da una sola navata. La porta di accesso era rivolta ad Est, come testimonierebbero anche due finestrelle da difesa ubicate nella parte sinistra superiore dell’attuale navata centrale. Annessa alla struttura vi era probabilmente anche una torre campanaria a base quadrata, le cui fondamenta sono ancora presenti nella parte destra dell’attuale ingresso principale. Successivamente sarebbe stata issata la navata di sinistra e poi quella di destra. Dopo i recenti restauri sono venuti alla luce lungo le pareti (presenti anche all’esterno come materiale di risulta, dopo ricostruzione per postumi da terremoto) alcuni dipinti risalenti probabilmente ad un arco di tempo che oscilla tra l’XI e il XIII secolo dopo Cristo. Epoca in cui la chiesa iniziava a prendere le sembiante odierne. L’ultima sezione costruita è quella dell’attuale ingresso, che avrebbe permesso l’annessione della vecchia torre a base quadrata e la chiusura dell’area diametralmente opposta. Alla fine la struttura ha oggi una forma quasi trapezoidale, anche se irregolare.
Secondo de Biase la colonna ottagonale presente in chiesa (tutte le altre sono cilindriche) sarebbe stata realizzata per prima e non farebbe riferimento alcuno al culto micaelico, bensì ad uno stile architettonico tipico dell’epoca Federiciana.
Tanto ci sarebbe ancora da studiare e tanto dovrebbe essere l’impegno degli studiosi del campo per capire quali origini e quali evoluzioni ha subito/ricevuto la Chiesa più importante ed imponente del piccolo centro garganico.
A tal proposito vi è da registrare il dibattito sorto al termine dell’intervento di de Biase, che ha acceso gli animi tra i conoscitori di cose antiche locali. Il primo ad intervenire, in netto disaccordo con l’architetto dell’Archivio è stato il suo collega Gino Coletta, originario del posto, ma residente ed operante nel Lazio. Fu lui a curare l’ultimo mega-restauro del luogo di culto, che ha permesso ai moderni di vederlo finalmente nelle sue sembianze antiche. Secondo Coletta la chiesa sarebbe nata originariamente su tre navate e l’ingresso iniziale non sarebbe affatto quello ad Est, come testimonierebbero chiese simili presenti in altre aree del Meridione italico. A concludere i lavori ci ha pensato lo stesso Del Vecchio che ha chiosato: “al di là delle posizioni e delle ipotesi avanzate, la serata è stata un buon momento per un confronto pacifico tra le varie teorie edificatorie e stilistiche, un primo passo per giungere ad un volume, rivolto al groppo pubblico e non tecnico, che possa contenere tutti i vari punti di vista. Sarà poi il lettore a decidere a chi far riferimento”.