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«Il buio non è», torna Ciro Iannacone con nuove canzoni

di Luigi Ciavarella

Dopo la pausa vernacolare Ciro Iannacone torna sui luoghi a lui più congeniali sulla distanza di un album, fresco di stampa, dal titolo “Il buio non è”, che segna il suo ritorno alla forma canzone attraverso dieci componimenti che, come ci avverte Salvatore Villani nella presentazione, “ci regalano una sponda cui approdare, un’isola al largo di un oceano ideale”. Dieci perle che evidenziano ed esaltano, nella sostanza, l’anima pura e generosa del suo autore, dove l’ironia è assunta ad arte e i toni rilassati trovano respiro tra le pieghe di un lavoro poderoso, ben articolato nei contenuti, che ha tutta l’aria di volerci comunicare la bellezza della vita nelle sue semplificazioni più gioiose. Uno stato d’animo positivo, appagante, in risalto in ogni nota a partire dal brano omonimo, che è di una bellezza unica, dove il tutto contribuisce a rendere senz’altro quest’opera meritevole di ogni attenzione.

Innanzitutto le vicissitudini dell’amore che egli esprime con parole sincere ed ammirevoli rivolte all’amata, con un tempo musicale che richiama un po’ gli anni sessanta (“Cara” ma anche “Vorrei abbracciarti” e “Desidero amarti ancora” non si discostano molto da quel clima), con quei ritornelli killer che, se non ti uccidono, ti creano vorticose sensazioni di libertà che si respirano per esempio nel brano “Nell’onda”, così prossimo a noi per quella solare e spensierata atmosfera da spiaggia che richiama una bella giornata trascorsa al mare.

Il cantautore ironico e ammiccante lo incontriamo in “MMMM” e in “Sono un marziano” dove emerge con forza tutta la sua natura irriverente e divertita (“Ma io non sono così indelicato/e penso solo quanto è bello il creato” egli riflette tra sé mentre è “catturato da una bella visione”) anche se il Ciro Iannacone che meglio ci prende è quando imbraccia la sua Stratocaster e trafigge i nostri cuori con quel suono elettrico, iconico, vicinissimo ai nostri gusti, che qui possiamo apprezzare in almeno due brani : “Lo scopo recondito” e “Ombre”, dove egli accende in maniera lampante non soltanto il suo talento compositivo, superlativo, ma soprattutto il suo personale stile chitarristico e, non ultimo, quella ammirazione sincera che egli ha sempre nutrito nei confronti del rock n’ roll.

Ma in quest’album palpitano anche sentimenti di riconoscenza verso chi in questo periodo duro e difficile si è speso per la comunità. Si tratta della figura sanitaria del “Soccorritore” che Ciro Iannacone indica come eroe (“Quanto ti stimo per il bene che porti con te”), che aveva già pubblicato la scorsa primavera con successo, che qui riprende affinché ci si ricordi di lui e del suo impegno per la comunità.

Quindi un Ciro Ianncone a tutto tondo, versatile, innamorato della libertà come della vita, che compone su diversi piani di scrittura, come suo costume d’altronde; che prova a contagiarci con la sue canzoni dalle tante risorse seduttive, offrendoci un repertorio a dir poco ammaliante tanto nei suoi profili compositivi quanto nella forma produttiva. Un album maturo, composto e suonato in completa solitudine, con una copertina eloquente (merito di Felice Nardella, un maestro in questo genere di booklet) che già anticipa il carattere dell’album, che mai delude le aspettative anzi ci rende persino felici, che non è poco considerati i tempi.


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