La canzone popolare che torna dal passato
di Luigi Ciavarella
Patrocinato dal comune di San Marco in Lamis e dall’associazione Auser (L’associazione di volontariato che a San Marco in Lamis ha una propria sede operativa) ieri sera ha avuto luogo presso la sala della Biblioteca Comunale la presentazione del volume di Grazia Galante “La vadda di Stignano e altri canti popolari di San Marco in Lamis”, uscito alla fine dell’anno scorso ma introdotto al pubblico soltanto ieri sera a causa delle restrizioni dovute al Covid, limitando anche i posti a sedere. Una condizione che non ha impedito tuttavia la presenza di molte persone interessate al tema dei canti popolari che ieri sera ha avuto la sua vetrina grazie al volume delle ricercatrice sammarchese.
Il concetto di musica popolare è stato illustrato e ribadito più volte nel corso della serata dai due illustri studiosi, il presidente del Conservatorio “U.Giordano” di Foggia Saverio Russo e l’etnomusicologo Franco Nasuti di Monte Sant’Angelo, notissimo, quest’ultimo, negli ambienti della musica popolare garganica ma impegnati entrambi a divulgare una materia che, pur proveniente dal passato, possiede una suo profilo di vitalità indiscussa che la rende attualissima.
Merito principale è di quei studiosi che come Grazia Galante fanno ricerca, ma esso va attribuito anche ad altri autorevoli e appassionati cultori alla pari di Salvatore Villani e il già citato Franco Nasuti che, al di là dello studio, mettono poi in pratica i risultati delle loro ricerche pubblicando di volta in volta album e altro materiale audio, oltre ai concerti.
In questo senso Franco Nasuti è stato una figura importante nel campo della musica popolare e teatrale del Gargano sopratutto per aver fondato, nel lontano 1974, dapprima il gruppo Teatromonte e in seguito i famosi Sammecalere, legati al culto dell’Arcangelo Michele, con una produzione di canti molto interessante da un punto di vista della ricerca tradizionale. Ieri sera ci ha regalato una narrazione molto affascinante che partiva da lontano, dettato dalle sue esperienze personali, per approdare al presente, al legame indissolubile con la sua terra, la musica e i canti, che parlano di passione e di radici.
I vincoli tra Monte Sant’Angelo e San Marco in Lamis sono sempre stati produttivi, amichevoli, indissolubili. Sono le due capitali della cultura popolare del Gargano, le città che vantano il maggior numero di iniziative nel campo della ricerca popolare e della sua diffusione nel territorio. E’ questo è stato ribadito ieri sera dall’etnomusicologo, non senza quell’enfasi che serve per affermare una verità storica.
D’altro canto, per quando concerne la nostra comunità, è sufficiente mostrare gli studi effettuati da Grazia Galante, (e prima ancora quelli di Raffaele Cera) ottenuti in seguito ad una meticolosa ricerca pluridecennale, per rendersene conto. Centinaia di pagine suddivise in due volumi che stanno lì a dimostrare quando in fondo sia abbondante la nostra storia di canti popolari, di melodie, di narrazioni che spaziano in ogni direzione, che toccano ogni argomento. Canti che fanno emergere una storia di civiltà, contadina e artigianale, di una vitalità sorprendente, nel luogo in cui non molto tempo fa in paese ovunque ci fosse un’attività lavorativa ciascuno cantava, fischiava, un po’ per alleggerire le fatiche del lavoro e un po’ perché farlo apparteneva alla propria indole.
Una ricerca prodotta attraverso le voci dirette dei testimoni sopravvissuti a quell’epoca, cercate con tenacia da Grazia una ad una e fissate su nastro (le si possono ascoltare nei CD allegati al libro), con quelle voci tenere e struggenti, consapevoli di rendere un servizio alla comunità, alla nostra storia.
Quelle voci, quelle testimonianze cercate ovunque persino in Australia, tra la comunità degli emigranti sammarchesi, laddove meglio si custodisce, senz’altro con più rispetto della memoria, il senso delle proprie radici.
Quindi un lavoro enorme, direi persino smisurato per l’entità del materiale riportato alla luce, che chiude definitivamente un ciclo, d’ora in avanti affidato al tempo.
Una serata memorabile anche per i canti cantati de “La vadda di Stignano” e le tradizionali “Voje cumpà” e, eccezionalmente in coppia con Grazia, “Quanne abballa lu ricce e la cistunia”, eseguite dal cantautore Ciro Iannacone, con solo chitarra classica e voce, in maniera come al solito impeccabile.