Pietro Iannantuono, candidato consigliere comunale nella lista “Evviva Sammarco”
di Pietro Iannantuono
A San Marco, la mia città orgoglio e vanto del Gargano, un tempo potente abbazia i cui possedimenti arrivavano ben oltre l’odierna provincia di Foggia. Un tempo importante centro culturale, artigianale e… “giuridico” oltre che porta primigenia per i pellegrini della Via Francigena o Francesca.
Quando studiavo a Bari i professori mi chiedevano “di dove sei?” Ed io “della Provincia di Foggia” , loro “sì, ma di quale paese? “. E pensavo tra me e me “come glielo spiego?” comunque rispondevo: “San Marco in Lamis“.
Meraviglia delle meraviglie tutti conoscevano San Marco!!! E iniziavano a parlare della nostra storia, della nostra cucina, del nostro pane, della Biblioteca di San Matteo e di tanti sammarchesi che conoscevano! Uno dei miei professori, Corsi, pubblicò il documento dove per la prima volta si parlava del casale di Sancti Marci.
Per me dire che ero sammarchese era un vanto e mi riempiva di sano orgoglio. La gloria di una città, di un popolo era anche la mia!
Poi un giorno, per caso, ho scoperto che San Marco e l’abbazia erano anche un centro giuridico di prim’ordine nel Regno delle Due Sicilie. I formulari stilati dalla nostra abbazia furono inseriti in testo giuridico concordatario del XVIII secolo. San Marco era un modello di eccellenza per l’intero Regno delle Due Sicilie, i nostri ebanisti, ne cito uno per tutti, De Theo, erano stimati ovunque e le loro opere d’arte apprezzate.
Stuoli di pellegrini, cito solo il Rituale di Ripabottoni, passavano e sostavano a San Marco e, ogni tanto, è sbocciata anche qualche storia d’amore con successivo matrimonio. Poi, come non ricordare eminenti figure odierne e del passato che si sono distinte a San Marco e fuori (in altri comuni. Agli inizi del ‘900 un nostro concittadino fu SINDACO anche di Canosa di Puglia. Non dico il nome, vediamo chi lo sa), ed hanno dato lustro a tutti noi?
San Marco potrebbe vivere di rendita se solo riuscisse a ricapitolare in maniera organica il proprio passato, la propria storia, la propria cultura e rilanciarla con una visione “redditizia” verso il futuro ed il benessere di tutti. Serve una seria operazione di marketing.
A chi mi dice “la cultura non paga” rispondo che se così fosse Roma, Firenze, Venezia, Napoli non avrebbero turisti e quindi “entrate” vere. Sono i turisti che portano linfa vitale in una città, immettono nuovo contante e arricchiscono l’economia locale. La cultura è la cartina di tornasole di una città.
Con Angelo Cera sapremo dare una svolta importante a questo settore. Come?
-Valorizzando la Biblioteca comunale facendola divenire un polo di eccellenza;
-Creando, individuata una struttura idonea, un Museo civico che possa essere attrattivo e veicolare l’arrivo di turisti e pellegrini ma, soprattutto, che sappia accogliere eventi di portata nazionale;
-Veicolano il percorso pedonale dei pellegrini. Un nuovo cammino, come quello di Compostela, che lungo la Via Francigena (la Via Sacra Langobardorum è un falso storico acclarato ormai da un ventennio) porti i pellegrini in sicurezza a Monte facendoli passare per San Marco. Su questo punto, lo so, serve tempo, condivisione con i comuni viciniori e caparbietà.
-Valorizzando i nostri prodotti facendo in modo di ottenere, per i più tipici, (sponsorizzando anche lo costituzione di un consorzio) la denominazione DOP o similare.
-Esportare il marchio ed i prodotti di San Marco ovunque sia possibile.
Inoltre, quando è stata pubblicata la lista dei candidati mi sono arrivate molte attestazioni di stima ed alcuni messaggi mi hanno colpito facendomi sorridere e riflettere. Qualcuno in confidenza mi ha scritto: “perché ti sei candidato visto che lavori e non hai figli da sistemare?”.
Ho riflettuto molto perché a me la politica non ha mai dato niente, personalmente non ho mai preteso niente e negli anni in cui sono già stato amministratore ho fatto solo quanto ritenevo giusto per il bene pubblico. La mia risposta è stata: “proprio perché lavoro e non ho figli da sistemare ho accettato di scendere nuovamente in campo”.
Francamente credo che fare “Politica” e “Amministrare” non sia un sistemarsi o un sistemare i propri figli o parenti. Questa visione deleteria non mi appartiene…..e nessuno può dire il contrario.
Come dico sempre scherzando: “nulla mi è stato dato, nulla può essermi tolto” nemmeno la libertà di dire quello che penso, qualità che Angelo Cera ha sempre apprezzato anche quando avevamo idee diverse.
E come non ringraziarlo per avermi proposto, durante la scorsa consiliatura, di passare da Consigliere ad Assessore ai Lavori Pubblici, Urbanistica, Cimitero e Ambiente. Per me fu un onore e la mia presenza era garanzia affinché i diritti non fossero favori e l’ordinario non diventasse straordinario. Ho servito senza avere interessi personali ma avendo un unico interesse: il benessere della mia città.
Scendere nuovamente in campo con Angelo Cera per ridare a questa città una svolta vera, un nuovo sogno, una speranza concreta è un onore. E onore più grande sarà per me essere eletto e poter trasformare in fatti concreti le idee.
Torneranno a sventolare, su questa nostra amata città, le bandiere vittoriose del progresso, della rinascita e delle nostre tradizioni millenarie: un nuovo rinnovamento civile e culturale ci attende.
Sapremo cogliere, come città, queste sfide? Sapremo volgere il nostro sguardo oltre l’orizzonte e sognare un futuro diverso?
Serve una visione a breve e lungo raggio ed un uomo caparbio come Angelo Cera. Lui, con noi e noi con voi potremo realizzare tutto ciò.