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L’anema delli morte vs “dolcetto o scherzetto”

“L’Aneme de ‘lli Murte” (l’anima dei morti) si celebra la notte successiva a quella di “Halloween” (31 ottobre). Altro che “dolcetto scherzetto”. La tradizione garganica non è dissimile da quella americana, ma si celebra tra il 1 e il 2 novembre di ogni anno.

di Antonio DEL VECCHIO

La tradizione garganica legata al culto dei morti si perde nella notte dei tempi. Per esempio a Grotta Paglicci, noto sito Paleolitico ubicato in territorio di Rignano Garganico, il culto dei defunti è ben rappresentato e risale addirittura a 25-30.000 anni fa.

Altre tradizioni più o meno simili sono quelle della “Calzetta dell’Epifania” e de “L’anime delli murte” (l’anima dei morti).

Ecco di che si tratta.

Il giorno dopo Halloween ossia la notte di tutti i Santi in quasi tutti i centri del Promontorio si celebra la ricorrenza seduti a tavola “…con i defunti!”.

Secondo un’antica leggenda popolare, tuttora rispettata dai garganici più anziani, la sera tra il 1 e il 2 novembre di ogni anno i morti ritornerebbero dall’oltretomba per dedicarsi a tavolate imbandite in loro onore e stracolme di ogni genere di delizia culinaria.

Pane, olive “interrate”, scarpedde, musciska, caciocavalli, caciotte, salumi, patate lesse, melograni, melocotogne, diavolacci, pastarelle, taralli e vino a volontà facevano e fanno da contorno a ricchi piatti di fumanti orecchiette e strascinate al sugo.

Questo accadeva e accade sia nelle famiglie più ricche, che in quelle più povere. Tale usanza, dicevano, è tutt’oggi in voga, anche se, col passare dei lustri e con l’acculturamento progressivo della popolazione, sta lentamente scomparendo.

L’idea di “ringraziare” i morti e offrire loro in segno di suffraggio beni culinari, aveva ed ha un duplice scopo: per prima cosa per aggraziarsi l’anima dei defunti, al fine di scongiurare eventuali “ritorsioni” notturne, poi per essere più vicini ai cari scomparsi (e magari, per i più fortunati, rivederli di persona).

Le “ritorsioni”, se non si preparava e non si prepara il banchetto serale, stando a quanto raccontatoci dagli anziani del posto, possono essere di vario tipo: si poteva e si può ricevere una tirata o persino il taglio dei capelli, uno schiaffo o uno sputo in pieno volto, la distruzione di soprammobili o di oggetti ornamentali.

C’è pure chi parla di intasature improvvise delle fogne. Ma la paura più grande è che i defunti si presentino a chiedere cibo nel pieno del sonno, con tutti i rischi e i danni per coronarie poco resistenti. Se a ciò aggiungiamo dicerie e favole metropolitane di paese, il quadro si fa più ampio.

Si narra, infatti, di defunti visti sedere a tavola e ai quali si è chiesto numeri per vincere al lotto (nella chiave moderna al Superenalotto), di anziani finiti in ospedale per curare seri danni al cuoio capelluto (la tirata dei capelli), di denti rotti da schiaffoni troppo violenti.

Tale usanza e tali timori sono stati raccolti di recente in una apposita pubblicazione, edita dalla Regione Puglia e curata dagli alunni della Scuola Media “Don Bosco” del posto. Nel volume si parla anche di un’altra tradizione riscoperta di recente: “L’aneme de ‘lli murte”.

Il pomeriggio di tutti i Santi, giovani e adulti (oggi lo fanno solo i ragazzini) si riunivano e si riuniscono in gruppo per girare le vie del paese allo scopo di raccogliere quante più prelibatezze possibili (anticamente si girava, soprattutto tra la prima e la seconda guerra mondiale, a dorso d’asino e con una bisaccia, intonando canti e strofe in dialetto.

Quello che si raccoglieva, in genere dolci, frutta e prodotti dell’orto, lo si divideva in serata tra tutti. Era un modo come un altro per far festa e passare qualche ora di spensieratezza assieme.

Oggi biscotti, pane, fave e patate hanno fatto posto a caramelle, cioccolatini e gommose di ogni colore e gusto (quelli più furbi chiedono solo centesimi di Euro, utili per la ricarica del telefonino), e l’anima dei morti è divenuta sempre più l’anima di Halloween.

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