Si dimette l’assessore regionale Lopalco: «La decisione è presa»
«La decisione è presa», ha fatto sapere. A breve l’annuncio. Alla base delle frizioni la scarsa condivisione delle scelte sulla sanità. Zullo (FdI): «L’assessore Lopalco non si dimetta, sfidi il presidente Emiliano sul terreno della buona politica e della buona amministrazione contro clientele e mercato delle vacche».
Il professor Pierluigi Lopalco si dimette da assessore alla sanità della Regione Puglia. In polemica con il presidente Michele Emiliano. Il quale gli ha chiesto, senza esito, di ripensarci una decina di giorni fa quando Lopalco gli ha annunciato la volontà di andarsene. «La decisione è presa», ha detto alle persone a lui più vicine secondo quanto scrive oggi l’edizione barese di Repubblica. Le dimissioni, spiega il quotidiano, arrivano per motivi politici: l’ordinario di igiene a Pisa contesta a Emiliano la mancata condivisione delle scelte sulla sanità. Secondo il professore Emiliano lo ha scavalcato nel rapporto con le Asl, le Agenzie e i suoi stessi uffici.
Alla base della rottura ci sarebbero un paio di episodi cruciali. Ma il docente di epidemiologia non lascia la politica. Resterà in consiglio regionale, dove è stato eletto con 14.500 preferenze. Una delle frizioni nei rapporti tra il governatore e il suo assessore si è verificata sull’ospedale di emergenza realizzato alla Fiera del Levante. Il cui allestimento è stato gestito dalla Protezione Civile e che nel frattempo è diventato oggetto di un’inchiesta della procura. In più, nei prossimi giorni si attende la nomina dei nuovi vertici delle aziende sanitarie locali. E sembra che il dossier sia sempre stato lontano dal tavolo dell’assessore.
«L’assessore Lopalco non si dimetta, sfidi il presidente Emiliano sul terreno della buona politica e della buona amministrazione contro clientele e mercato delle vacche». A dirlo è il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo.
«Le dimissioni – continua Zullo – non si annunciano né si pongono nelle mani del Presidente, si protocollano e si è consequenziali. Lopalco, collega e amico che gode di tutta la mia stima personale e professionale, non avrebbe mai dovuto accettare la carica assessorile perché è noto a tutti la natura totalitaria di Emiliano, troppo ubriacato del potere al punto da averlo utilizzarlo esclusivamente per il potere stesso, trasformando un sistema democratico in un sistema totalitario e tirannico. Un medico, per gli studi compiuti nel corso di laurea, avrebbe dovuto capirlo nei mesi di collaborazione con la Regione da consulente epidemiologo. Per Emiliano gli assessori, i dirigenti, i consiglieri sono un orpello, utili quando conformi al signorsì. Esiste lui, il suo potere di acquisto, il suo volere di elevare e di distruggere cose, persone, professionalità e sistemi democratici.
Ma, oggi Lopalco non può prendere le distanze dall’ospedale in Fiera quando invece lo elogiava nel momento in cui il gruppo di Fratelli d’Italia ne denunciava spreco di danaro, inopportunità e errore strategico di scelta. Non può ora contestare il mancato coinvolgimento quando invece si coinvolgeva egli stesso dentro e fuori dal Consiglio nella difesa di Emiliano per rintuzzare le nostre denunce politiche di malagestio e di mala organizzazione della sanità.
E’ un film che abbiamo già visto: nella precedente legislatura è capitato all’ex assessore all’Agricoltura Di Gioia, oggi tocca a Lopalco e domani può capitare a qualunque assessore purché più dell’etichetta di assessore, abbia a cuore amor proprio e rispetto della propria dignità. A Lopalco consiglio di non dimettersi ma di restare ed essere se stesso, di non essere signor Sì, di associarsi alle nostre battaglie per una sanità più organizzata, meno clientelare, più equa, più meritocratica, più economica ed efficiente.
Lopalco resti Assessore ma senza seguire e senza coprire le scelte e i passaggi clientelari di Emiliano e senza adoperarsi a passerelle elettorali con Emiliano. Con doti tecniche, abbia il coraggio di sfidare Emiliano sul terreno della buona politica. Sarà Emiliano a sfiduciarlo e non lui a gettare la spugna!».