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Concerto per Franco Battiato (Imarts.Universal)

di Nicola M. Spagnoli

Giusto in tempo per una strenna natalizia perfetta ecco che viene pubblicato il concerto-tributo del 21 settembre scorso all’Arena di Verona, in quattro album e doppio CD. Naturalmente la versione in vinile, peraltro carissima, è andata subito esaurita e quindi ci accontentiamo dei CD che comunque offrono una confezione di tutto riguardo anche con mini poster allegato. Copertina doverosamente ispirata ad Apriti Sesamo che fu l’ultimo vero album in studio di Battiato, peraltro preveggente riguardo la sua dipartita. Confezione quindi eccellente e un lavoro che deve essere stato massacrante soprattutto per la conduzione del maestro Carlo Guaitoli in un concerto che non possiamo che definire epocale.

36 i brani e decine e decine gli artisti che ci si cimentano, da quelli ultranoti a quelli validi ma non eccessivamente popolari, ed è proprio da questi ultimi che arrivano le sorprese, per la qualità delle interpretazioni e per gli arrangiamenti che si discostano dagli originali del maestro a differenza dei big che ne offrono una versione quasi identica. Non che Morandi, Branduardi, Finardi, Mannoia, Morgan, Emma, Diodato, Cristicchi, Gazzè, Consoli, Mamhamood, Giovanotti, Turci, Colapesce e DiMartino etc. etc. demeritino, tutt’altro, ma se ascoltiamo in apertura l’introduzione della Bergamasco e di Cristina Baggio appunto in Invito al Viaggio o Vasco Brondi in Magic shop o Nabil Bey con Camisasca o Cristina Scabbia con Davide Ferrario o anche Caccamo o Madonia, o ancora Avitabile con Mario Incudine in un curioso mix di siculo-napoletano e soprattutto Gianni Maroccolo e compagni, non possiamo che gioire.

Superbi e diversi gli arrangiamenti dei gruppi come quelli dei Subsonica, dei Bluevertigo, dei Baustelle o di Extraliscio, ricercata la scelta di Arisa con un brano poco noto e coinvolgente il Cucurucucù della Nannini con intervento del pubblico, senza parlare dell’intensità, in due brani, di Alice specie per Io chi sono nonché per La Cura che solo lei poteva reinterpretare e del tono tenorile che sfoggia Capossela in La Torre. In definitiva un album da godere e conservare gelosamente. Altro che Sanremo!

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