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Lerario confessa e resta in cella. In manette anche due imprenditori

Il dirigente della Protezione civile regionale Mario Lerario ha ammesso di aver accettato una busta con 10mila euro

Ha ammesso di aver intascato una busta con denaro da un imprenditore di Foggia, negando pregressi accordi corruttivi. L’ex dirigente della Protezione civile regionale Mario Lerario, in carcere dal 23 dicembre dopo essere stato arrestato in flagranza di reato, è stato sottoposto a udienza di convalida. Assistito dall’avvocato Michele Laforgia, l’indagato, video collegato dal carcere di Bari, ha deciso di rispondere alle domande della gip, Anna Perrelli, ammettendo di aver accettato una busta con 10mila euro. Quando i finanzieri lo hanno fermato, dopo averlo intercettato perché nella sua auto aveva da mesi microspie, aveva ancora con sé la busta chiusa. A quanto si apprende, l’imprenditore che ha consegnato la presunta tangente a Lerario, già interrogato in qualità di indagato, avrebbe anche lui ammesso. L’imprenditore è titolare di una società che nello scorso mese di luglio ha vinto un appalto con la Protezione civile pugliese relativo al campo di Borgo Mezzanone, a Foggia. A coordinare le indagini che riguardano almeno altri cinque episodi corruttivi con altrettanti imprenditori, alcuni legati alla struttura per le maxi emergenze Covid nella Fiera del Levante, sono il procuratore Roberto Rossi e l’aggiunto Alessio Coccioli.

Il sistema ricostruito dai finanzieri è quello dello spacchettamento di grossi appalti in diversi affidamenti di minor valore che poteva permettere la gestione discrezionale del dirigente. Le attività investigative hanno così permesso di accertare l’esistenza di un “turbine” di rapporti tra Lerario e gli imprenditori che hanno in essere contratti di appalto affidati dalla Regione Puglia.

Intanto, contestualmente alla convalida dell’arresto e all’applicazione della misura cautelare per Lerario, la gip del Tribunale di Bari Anna Perrelli ha disposto gli arresti domiciliari, oltre che per il foggiano Luca Ciro Giovanni Leccese, anche per Donato Mottola di Noci, imprenditore del barese accusato di aver consegnato a Lerario un’altra bustarella da ventimila euro il 22 dicembre, solo 24 ore prima dell’operazione.

“Nel giro di poche settimane sono stati arrestati due uomini di punta di Michele Emiliano. Sono gli effetti della ricerca cieca del consenso”. Lo dichiara la consigliera del M5S Antonella Laricchia.

“Più volte  – continua la pentastellata – ho segnalato numerosi episodi al Policlinico di Bari,  ma quelle segnalazioni sono state ignorate e Dattoli è stato poi confermato al ‘Riuniti’ di Foggia. Ho denunciato le anomalie dell’Ospedale in Fiera, della mancanza di trasparenza nella distribuzione dei DPI nella prima ondata Covid e perfino i prezzi delle magliette della Protezione Civile. Ha nuovamente fatto spallucce ed è andato avanti come un treno con la fiducia in Mario Lerario. Saranno le indagini a chiarire come siano andate le cose, ma è  spiacevole vedere come i dirigenti che già possono godere di un lauto stipendio finiscano sulle cronache per simili episodi. Ecco perché non mi stancherò mai di difendere la spesa pubblica dei pugliesi ma Emiliano dovrebbe iniziare a porsi qualche domanda sui criteri di scelta delle persone, trovare più coraggio di seguire gli ideali di giustizia che dovrebbero ispirare un Magistrato”.

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