San Marco in Lamis, l’AUSER organizza una due-giorni su come riconoscere le verdure selvatiche
Di erbe spontanee commestibili, alias verdure selvatiche, il Gargano abbonda assai, anche nei suoi luoghi più disparati. Lo è quasi che fossimo nel mezzo del paradiso terrestre, dove il creatore ci ha messo la sua intelligenza immaginifica e la mano di grande architetto.
Di questo e di più se ne parlerà in pompa magna a San Marco in Lamis in un apposito convegno sul tema “Le erbe spontanee commestibili del Gargano – Il recupero della memoria attraverso la riscoperta delle pietanze locali e delle verdure selvatiche”. L’evento è organizzato dal Circolo AUSER del posto in collaborazione con la Pubblica Amministrazione.
A darne annuncio è un espressivo e variopinto manifesto con al centro un cesto colmo della sua verde merce da campo, frutto di una super immaginifica mente. Il tutto avrà luogo nella Sala posta al primo piano della Biblioteca Comunale. Lo stesso si svilupperà in due tempi. Nel primo previsto il 30 dicembre 2021, dalle ore 17.00 alle 20.00, ci si soffermerà su “Come riconoscerle” nell’altro, alla medesima ora e durata, in programma il 13 gennaio 2022 si approfondirà su “come e dove trovarle”.
A proporre ed organizzare l’iniziativa in parola ci ha pensato l’Auser locale, avvalendosi del patrocinio dell’Amministrazione Comunale e la collaborazione dei portali e siti web locali. Tra l’altro www.sanmarcoinlamis.eu e www.sanmarconews.it. Da qui la possibilità di seguire il discorso a tutto spiano con accesso a Facebook.
Ecco il programma. Relatore di punta è Antonio Paglia, studioso e conoscitore trekking da antica data, originario di Rignano Garganico. Sono previsti i seguenti interventi: Michele Merla, sindaco della città; Sacha De Giovanni, assessore alla Cultura; Felice La Riccia, giornalista e presidente del sodalizio organizzatore; Grazia Galante, scrittrice ed esperta di tradizioni locali; Andrea Ruscitto, docente-artista e membro del C.D. Auser; Coordina e modera i lavori, Angelo Del Vecchio, giornalista.
Va precisato, infine, che si accede ai locali, muniti di Green Pass e indossando la mascherina. Secondo gli organizzatori, con questa iniziativa, si punta non solo a rendere edotti i partecipanti sul piano teorico e pratico, ma soprattutto al recupero della memoria attraverso la riscoperta delle pietanze locali e delle verdure selvatiche: pancotto, verdura lessa, olio e sale, verdura “misticata”, cicorie, cicorioni vari, finocchietti, bietole, boragine, “cascigni”, ecc. ecc.
Patrimonio, quest’ultimo, che va conosciuto e valorizzato, perché, oltre a nutrire gratis per secoli e secoli i nostri antenati, serve ad acculturare le nuove generazioni e i turisti, in quanto il tutto costituisce un tratto significativo della nostra identità culturale. Per farsi una idea, basta pensare all’avena selvatica, raccolta sul primo gradone garganico dai primi abitatori di Grotta Paglicci per trasformarla in farina e produrre il pane più antico del mondo, ossia di 32 mila anni fa.