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Consigli a un genitore che deve scegliere la scuola per i suoi figli

In questi giorni di open day, reclamizzati da brochure, siti web, cartelloni giganteschi (spesso di cattivo gusto) da propaganda elettorale, non sarebbe male leggere la lettera che Paola Mastrocola, autrice, insieme al marito, il noto sociologo Luca Ricolfi, del libro Il danno scolastico, indirizza a un genitore. Ecco di seguito alcuni brani.

di Giuseppe Soccio

Presti molta attenzione, fin dagli esordi, alla scuola di suo figlio. Non solo agli aspetti materiali e relazionali (l’edilizia, la socializzazione ecc), ma anche soprattutto alle cose sostanziali, quelle che riguardano lo studio: cosa si studia nella classe di suo figlio, che compiti deve fare a casa, quante e quali cose riesce a imparare.

E protesti, se qualcosa le sembra che non vada come dovrebbe. Se per esempio nota che l’insegnante non fa ortografia o fa pochissima grammatica; se nota che suo figlio non sa scrivere nelle righe, non legge correntemente o ha i quaderni disordinati, o non sa distinguere un accento da un apostrofo, e scrive cuadro, ce né, cigliegia e un pò, protesti.

Protesti anche se vedesse che a suo figlio non viene mai dato un libro da leggere, o solo uno o due all’anno; e che i programmi non sono svolti, o lo sono solo in minima parte, per esempio solo i primi 10 capitoli sui 30 del libro di storia, o solo le equazioni di primo grado e non quelle di secondo grado o se venisse a sapere che l’insegnante non spiega, ma si limita a leggere in classe dal libro di testo, o assegna il capitolo o la poesia da studiare a casa e basta.

Infine, se suo figlio viene promosso nonostante abbia studiato poco e abbia preso un sacco di insufficienze, anche qui, per quanto le sia difficile o le sembri surreale, protesti. Suo figlio non si avvantaggerà mai, in nessuna occasione, di voti e giudizi che certificano il falso. Suo figlio ha bisogno della verità, anche se scomoda o frustrante: perché la verità aiuta a crescere, e con quella verità dovrà fare I conti nel mondo, prima o poi.

Insomma vorrei chiederle questo, per favore: non protesti soltanto quando suo figlio prende 4 o viene bocciato, o se la palestra è troppo piccola, la mensa non è adeguata o si fanno troppe poche gite e il Piano dell’offerta formativa non prevede corsi di judo, educazione stradale o alimentare e sportelli di sostegno psicologico. lo so che son tutte cose attraenti e anche molto belle e proficue. Ma si chieda qual è il nocciolo della scuola, perché lei manda suo figlio a scuola, che cosa vuole davvero che impari, che sappia fare e che tenga dentro di sé, nella mente e nel cuore. E a quel nocciolo torni sempre.

Protesti se constata che un’insegnante non sa insegnare o non conosce la materia che insegna, così come protesterebbe se un medico non sapesse fare una diagnosi o, peggio che mai, le facesse un’operazione sbagliata. In entrambi i casi è un servizio che non le viene dato, o non nel modo giusto. In entrambi i casi si tratta di un danno molto grave. Non pensi mai che un danno cognitivo sia trascurabile. Non lo è per la vita mentale e poi lavorativa di suo figlio. I gattini cui vengono cucite le palpebre non impareranno mai a vedere. E una scuola in cui – per non frustrare nessuno – l’asticella è tenuta artificiosamente bassa, cuce le palpebre ai nostri gattini.

Non si faccia depistare o abbindolare. Le sirene sono sempre in agguato: facilità, divertimento, tecnologia, socializzazione, soft skill, competenze e bla bla bla … Si tappi le orecchie o si faccia legare all’albero della nave come Ulisse. Scelga lei, ma resista.

Se per esempio lei pensa che saper collegare logicamente i pensieri e saperli esprimere sia ancora oggi fondamentale per i giovani, chieda questo alla scuola. E se per caso crede anche lei nei libri, se pensa che la civiltà dei libri sia irrinunciabile e superiore, chieda alla scuola di crederci anche lei e per prima, le chieda di mettere al centro i libri, non solo formalmente e retoricamente con formule tipo “leggere è bello”, ma insegnando quotidianamente a leggere, a capire fino in fondo le parole e la sintassi, e ogni sfumatura di significato.

Lentamente, si comincia a comprendere che programmazione, burocrazia, test a crocette hanno spento ogni passione negli insegnanti non meno che negli allievi.

A proposito ricordi sempre che la passione muove le nostre vite, la vita di chi insegna così come la vita di chi impara.

Lei deve battersi per la qualità. Senza qualità la scuola non è niente. Non serve. Diventa solo un parcheggio o un parco giochi. Si chieda se è solo questo che lei vuole per suo figlio. Non credo proprio.

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