“Vive sope a na muntagne, sime princepe e cafune, n’esistane distanze quanne sta musiche che accomune”
di Luigi Ciavarella
Concepito durante la pandemia, il quarto lavoro dei Sud Folk (dal titolo “Terra al vento”) apre prospettive interessanti nel campo dello sviluppo della nuova musica popolare garganica. Innanzitutto un linguaggio musicale decisamente nuovo che, seppure ben radicato nella tradizione del territorio a cui appartiene, (la cittadina di Monte Sant’Angelo, da sempre considerata un po’ la capitale della musica popolar/tradizionale garganica) prova a contaminare le proprie radici aprendo spazi a quei suoni provenienti da altri generi musicali. Un’attenzione sincera al crossover tale da rendere di sicuro questo lavoro più fluido e affascinante.
Dall’intro alle travolgenti tarantelle di “Parèva de seta” e “Appicce lu fuche”, “Lu paese de li sunature”(forse la canzone più bella, sicuramente quella che suscita maggiore emozione), passando per “La magia de lu Garghene”, con una voce femminile di rara sensibilità melodica, presente anche nell’unico brano in italiano (“Tramonti all’orizzonte”, che evoca invece il tema del viaggio, arricchita dalla voce rap di Giuseppe Di Iasio sul finale, anche questa bellissima), mentre la conclusiva “Ne nge voje sci a Monte 2.0”, cantata anche questa dal rapper, (“Monte è la terre ca ése lasséte, veretà e puchette, atturn u mer/e nerse e l’arise l’anne arruvenéte”… “Po dicene fore paiese che Monte è nu paravise”) vuole denunciare l’amara realtà (l’altra faccia della medaglia) che si respira in questa terra di confine in cui, fuori dagli stereotipi legati al culto dell’Arcangelo Michele e alla storica bellezza del luogo, la criminalità e il malessere sociale la fanno da padrona. Ma si parla nel testo anche di resistenza, speranza e di riscatto, termini che uniscono una comunità viva, creativa, fiera, stretta in difesa della propria libertà (“Non basta l’elogio, c’è bisogno di lottare”). Una comunità che guarda al futuro, sottolineato con forza nel brano in cui Luigi Pagliara, forgia con un assolo di chitarra elettrica memorabile, tutta l’energia che serve per mandare verso altezze vertiginose uno dei lavori musicali più importanti usciti da queste parti.