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Transazione “Opera Pia”, lettera aperta di Giuseppe Soccio

di Giuseppe Soccio

Egregio sig. Sindaco, gent.mi Consiglieri Comunali, giovedì 3 marzo p. v., il Consiglio Comunale è convocato per deliberare, tra l’altro, la presa d’atto della transazione con l’Opera Pia Gravina per l’acquisizione di un suolo edificatorio (mq 441 per un corrispettivo di € 205.000,00 pari a € 464,00 al mq, un costo sicuramente esagerato, come rilevato dal Responsabile del Settore Tecnico del Comune, se si considera, tra l’altro, che, per il piano di zona di Via Celano, la CEDU, Corte Europea dei Diritti Umani, ha liquidato, compreso il danno, 400.000,00 per circa 6.000 mq, vale a dire € 66, 00 al mq).

Sulla vicenda ho avuto modo di manifestare alle SS. LL. più di una perplessità relativa alla correttezza e legittimità di tutta la vicenda sin dal suo nascere, con lettera datata 26.01.2022.

In quella lettera io facevo notare, nella qualità di ex sindaco, che, per quello che a me risultava, i suoli per l’edilizia economica e popolare (quindi anche per la cooperativa San Michele) dovevano essere ceduti “gratuitamente al Comune”.

Questo in virtù del fatto che, il Consiglio Comunale, con deliberazioni che partono dal 1979/80, ha adottato un Piano Particolareggiato di terreni siti in contrada Starale, con “contestuale variane – come si legge testualmente nei documenti – al P.d.F. per incremento dell’indice di fabbricabilità e localizzazione, ai sensi dell’art. 51 della L. 22.10.1971 n. 765, delle aree destinate ad edilizia economica e popolare da cedersi gratuitamente al Comune”.

Si è trattato, quindi, di una operazione che mirava ad ottenete il consenso dei proprietari alla cessione gratuita, proprio per evitare il contenzioso per gli espropri e vanificare, di conseguenza, la possibilità di costruire centinaia di alloggi di edilizia economica e popolare. Costruzione di alloggi che è puntualmente e regolarmente avvenuta per tutte le cooperative, ad eccezione della San Michele, per la sola parte di suolo – mq. 441, part. 429 – di proprietà dell’Opera Pia, mentre il rimanente suolo – part. 411-  è stato ceduto da altri proprietari senza alcun problema.

La mia nota, sopra indicata, non ha avuto alcun riscontro e, per questo, mi permetto di insistere nel dire che quello da me denunciato non può essere ignorato, in quanto vi è il fondato timore che la presa d’atto proposta al Consiglio Comunale non sia altro che la fase conclusiva di qualcosa che non corrisponde alla volontà espressa dal Consiglio Comunale a suo tempo.

Io non vi chiedo di non prendere atto, vi chiedo semplicemente di verificare quello che io denuncio. Può anche darsi che successivamente ci siano stati altri atti che hanno modificato la situazione iniziale. A me, però, non risulta che l’Opera Pia, cui pure sono stati assegnati lotti edificabili, abbia impugnato il Piano Particolareggiato e la contestuale variante (il che significa la condivisione, ope legis, con tutti gli altri lottizzanti di oneri e vantaggi; in caso contrario, alla Fondazione Gravina dovrebbero essere diminuite le cubature spettanti nel piano).

Ora, io chiedo semplicemente una verifica della corretta applicazione degli atti approvati a suo tempo, e non mi sembra chiedere niente di strano: di fronte ad un dubbio, un pubblico amministratore credo abbia il dovere, prima di deliberare, di accertare la realtà dei fatti.

Questo anche perché la convenzione con la cooperativa San Michele prevede che il corrispettivo della concessione deve essere rapportato al costo dii acquisizione delle aree da parte del Comune – art. 35 legge 865/71 – e che “resta inteso che, qualora i costi connessi all’acquisizione del terreno, calcolati come sopra in via presuntiva, dovessero rilevarsi maggiori, la Cooperativa, a nome del suo presidente, si impegna a versare a conguaglio la maggiore somma a semplice richiesta del comune”. Anche questa circostanza non può essere ignorata dal Consiglio Comunale, che, a questo punto, dovrebbe deliberare anche il recupero della somma di € 205.000,00, addebitandola alla cooperativa.

Permettetemi di dire che non vi reputo persone sconsiderate o interessate, che deliberano senza sapere quello che deliberano o lo fanno in malafede. Se i miei timori risulteranno infondati, sarà un bene per tutti: bisogna, però, fare una verifica: che cosa costa?

E, consentitemi di dire anche che non sarebbe dignitoso per la carica istituzionale che rivestite assumere un atteggiamento pilatesco: tanto la questione non ci riguarda direttamente.

Io credo che il Consiglio Comunale, accogliendo la mia richiesta –  ripeto come ex sindaco-, possa offrire un chiaro esempio di amministrazione oculata e responsabile, in linea con quello che spesso proprio i pubblici amministratori dichiarano nelle manifestazioni sulla trasparenza e sulla legalità. Proprio il presidente di Libera di San Marco, in una di queste manifestazioni, chiedeva ai candidati sindaci di evidenziare bene, nel loro programma, queste due parole: trasparenza e legalità. E lo stesso ha fatto in questi giorni il presidente provinciale dell’ANPI, nell’appello alla lotta criminalità. Credo che sarebbe un bell’esempio da offrire soprattutto ai giovani: l’antimafia sociale credo abbia bisogno di azioni di questo genere.

Infine, rivolgo un appello particolare al Sindaco ed ai Consiglieri del PD: voi siete gli eredi di un partito che, con l’operazione di politica urbanistica sopra richiamata, insieme a tutte le altre forze politiche dell’epoca, sia di maggioranza che di opposizione, ha permesso che a San Marco venissero realizzati centinaia di alloggi di edilizia economica e popolare. Per voi, questo dovrebbe essere titolo di orgoglio e dovrebbe portarvi a difendere una amministrazione di sinistra che aveva fatto dell’edilizia economica e popolare uno dei punti più qualificanti. Non si può, sia pure indirettamente, svalutare quel passato e quei compagni di partito (anche per loro faccio questo appello). E vi invito a leggere le deliberazioni di cui parlo per vedere chi erano i consiglieri comunali del PCI dell’epoca protagonisti nella vicenda: vi troverete persino qualche parente.

Spero che, a futura memoria, si possa dare un bell’esempio di trasparenza e buon senso. Io penso di aver fatto, responsabilmente, la mia parte di cittadino che ha avuto l’onore di rivestire la carica di Sindaco.

 

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