Covid, ecco le cellule natural killer nella lotta contro il Coronavirus. Lo studio della scienziata sammarchese Lucia La Sala

La ricerca di MultiMedica e Statale sugli anticorpi prima e dopo il vaccino. Ingaggiati per le analisi 46 operatori sanitari che non hanno contratto il virus

Si chiama “Core”, fotografa quello che succede al sistema immunitario prima, durante e dopo l’inoculazione di un vaccino a mRNA e ha il merito anche di accendere un faro su cellule ancora misteriose, le “Natural Killer”. Lo studio, di rilevanza statistica, è stato condotto dal team scientifico di Lucia La Sala, originaria di San Marco in Lamis e ricercatrice PhD dell’Irccs MultiMedica, in campo insieme al laboratorio di immunologia e all’Università Statale di Milano e col supporto della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi. Sono state coinvolte 46 persone (per il 30% uomini e per il 70% donne) che hanno aderito volontariamente alla sperimentazione tra gli operatori sanitari della MultiMedica (età media 36 anni). A loro è stato fatto un prelievo di sangue al “punto zero”, ovvero un’ora e mezza prima del vaccino; il giorno dopo e a intervalli di una settimana fino al 28esimo giorno, i volontari si sono sottoposti ai prelievi.

VIDEO: COVID, ECCO LE CELLULE NATURAL KILLER NELLA LOTTA CONTRO IL CORONAVIRUS

“Spesso non si riesce a percepire l’importanza di questi studi e la necessità di avere donatori volontari, fondamentali per la ricerca – premette la dottoressa La Sala –. Grazie a loro e a questi tipi di indagine, oggi possiamo avere una panoramica di quello che accade nel nostro corpo con la vaccinazione, ma anche uno spazio di lavoro aperto sul futuro”. Prima di ogni prelievo ematico, il tampone molecolare è servito a verificare che le persone arruolate nell’indagine non avessero contratto il Sars-CoV-2: nessuno dei partecipanti si è infettato nel corso della ricerca. Nel Pst – il polo scientifico tecnologico di Irccs MultiMedica di via Fantoli a Milano – si è dato il via alle analisi, alla ricerca degli anticorpi e delle sottopopolazioni immunitarie. “Lo scopo era capire come si muove il vaccino a mRNA nel nostro corpo, la cinetica e la dinamica delle cellule, e quali venissero prodotte di più all’interno della nostra popolazione”, prosegue La Sala.

Grazie alla tecnica della citometria a flusso sono state contate le cellule settimana dopo settimana. Si scopre così, per esempio, che “le cellule B aumentano dopo la prima dose, poi si riducono; con la seconda vaccinazione l’innalzamento è più elevato e saranno pronte ad attivarsi quando incontreranno un nuovo stimolo. Le cellule B sono sempre presenti, sono quelle che ‘formeranno’ la memoria”, spiega la ricercatrice. Nella lotta al virus emerge il ruolo delle cosiddette “Natural Killer”: “Cellule delle quali si conosce ancora poco – conferma La Sala -. Sono i ‘soldati’ del nostro sistema immunitario, uccidono direttamente l’agente patogeno, il virus, senza meccanismi intermediari rispetto alle altre cellule immunitarie, che hanno bisogno di cooperazione tra più sottopopolazioni cellulari”. Nella “conta” degli alleati si nota come la prima dose non sia sufficiente ad attivare questo esercito che invece poi cresce, non solo nei soggetti “responder”, ovvero in coloro che producono subito le difese, ma ancor di più in chi ha una risposta tardiva al vaccino.

Lo studio conferma quello che stiamo toccando con mano oggi, che ci sono risposte differenti da persona e persona (e non dipende solo dall’età: tra i ‘non responder’ ci sono anziani ma anche ventenni, ndr), che la prima dose non basta e non bisogna tardare sulla seconda, ma sembra dimostrare anche come il vaccino protegga tutti: a chi è ‘responder’ attiva una via, a chi non lo è, un’altra. C’è una cooperazione di tutte le cellule immunitarie per favorire una protezione”, sottolinea Lucia La Sala, che ha ottenuto anche il premio per il miglior contributo su questo tema dalla Sipmel – società italiana di patologia e medicina di laboratorio – a dicembre 2021 e che è prima firmataria della ricerca pubblicata su un’importante rivista scientifica internazionale, “Frontiers in Immunology”. Non è stato possibile proseguire, per tempistiche e logistica, la stessa mappatura anche dopo la terza dose, ma lo studio non finisce qui: “Richiameremo le persone anche a distanza di mesi per capire come il sistema immunitario si sia evoluto e cercheremo di svelare il ruolo delle “Natural Killer””.

Fonte: ilgiorno.it

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