di Luigi Ciavarella
Non ci sono mai ragioni sufficienti per giustificare una guerra, men che mai una invasione. E’ ciò che è avvenuto purtroppo un mese fa da parte della Russia di Putin nei confronti della vicina Ucraina. Una aggressione che dal mio punto di vista trovo inconcepibile, assurda nella sua finalità di conquista, che sembra persino anacronistica, perlomeno in Europa dove le controversie si dovrebbero risolvere su base diplomatica.
Evidentemente l’ umanità non è ancora sazia di sangue, tanto per citare un altro Francesco cantautore.
Stiamo assistendo increduli in queste settimane a scene che non avremmo voluto mai vedere, con la rabbia in corpo, sbigottiti, colpiti da quelle lunghe file di profughi mentre abbandonano le loro case, la loro terra, con tutto quel disagio e quella sofferenze che il distacco provoca, che lascio a tutti immaginare. Un carico di sofferenza inaccettabile.
Le immagini che fornisce la televisione sono impietose, ci portano direttamente nel cuore del conflitto. Ma oltre alle spaventose sequenze che mostrano morte e devastazione nonché armi e mezzi in movimento, si scopre anche, tra le persone che vengono intervistate, la dignità di un popolo che ci lascia senza parole. Che ci lascia sperare. Come il coraggio e la capacità di resistenza che stanno dimostrando i combattenti in questa difficile lotta per la propria sopravvivenza.
Gli anziani, le donne, i bambini rimasti nelle città li vediamo smarriti, costretti a nascondersi, a sfuggire all’orrore, a patire ogni privazione, indifesi di fronte ai bombardamenti che colpiscono indiscriminatamente. Le bombe non hanno anima, colpiscono ovunque, inaspettatamente senza pietà: persone, palazzi, scuole, teatri, cioè il territorio in cui quella gente vive, è cresciuta finora in pace. Tutto brucia come in tutte le guerre. Lo scenario non cambia le prospettive. Il dolore ha una radice comune.
Questo è la parte più oscena che si manifesta in una guerra: una bestialità priva di senso logico, di pietà, di sentimenti, sopratutto se rapportato all’Europa, in quel continente che ha già sperimentato sulla sua pelle, nel secolo scorso, ogni tipo di nefandezza umana: due guerre mondiali distruttive e, come se ciò non bastasse, anche la guerra dei Balcani, terre a noi vicine, dove è avvenuta un’altra spaventosa carneficina difficile da spiegare.
Con questo spirito la formazione musicale MONOREDDITO ha voluto esprimere con forza il proprio disappunto contro ogni tipo di guerra, a favore della pace, con l’interpretazione di una canzone dal titolo “Generale” scritta dal cantautore Francesco De Gregori, per dare voce e solidarietà a chi questa guerra vuole fermarla.
Una canzone nel cui testo si parla di soldati che tornano a casa sul treno diventa così un auspicio forte affinché anche i soldati russi lo facciano, ritornino a casa loro, fermando questa assurda guerra che, come dice il papa, è un bestemmia contro l’umanità. (da sammarcopop.blogspot.com)