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San Marco in Lamis, oggi il 70esimo anniversario della strage di via Cristoforo Colombo

Il 25 marzo 1952, in via Cristoforo Colombo – la strata de Sante Mechele – avvenne una strage di ragazzi mentre erano intenti a festeggiare attorno al falò dell’Annunziata. 4 ragazzi morti e oltre 30 feriti hanno macchiato uno degli eventi attesi da tutta la comunità.

Un evento tragico dovuto a una leggerezza. Un piccolo ordigno di fabbricazione americana, non esploso durante la guerra, trovato nelle campagne del posto, doveva servire per rendere speciale un momento di festa, ma per inesperienza di chi l’ha raccolto si è trasformato in una strage.

Un monito anche per i giorni di oggi. Le guerre, anche dopo anni, seminano morte e distruzione. Le vittime di guerre sono soprattutto innocenti. Il fuoco del falò, che anche stasera rischiarerà la notte, illumini le menti e il cuore dei governanti delle nazioni affinché al posto delle armi risuoni la voce del dialogo e della concordia. La nostra città non dimentichi la strage dei ragazzi e richiami al mondo che la guerra dà solo frutti di morte. (Antonio DANIELE)

Della tragedia ne ha parlato (su Facebook) anche la prof.ssa Grazia GALANTE:

Oggi per San Marco in Lamis è una giornata triste perché 70 anni fa avvenne lo scoppio di una bomba in Via Cristoforo Colombo.

Era il 25 marzo del 1952 quando inte la strata de Sante Mechèle avvenne una terribile disgrazia: nel falò preparato al centro della strada per venerare la Vergine Annunziata fu inserito dagli abitanti del quartiere, inconsapevoli delle conseguenze di tale gesto e della pericolosità dell’oggetto, un ordigno di guerra di fattura americana che, scoppiando, provocò la morte di quattro persone e il ferimento di altre trentadue.

Negli anni successivi, pertanto, i falò furono vietati. Solamente in tempi più recenti la tradizione è stata parzialmente ripresa.

A ricordo di questo terribile evento venne posta una epigrafe all’ingresso del cimitero dove furono sepolte le vittime.

Purtroppo anche questa strage, al pari dell’eccidio avvenuto nel 1905 con tre morti, è ignorata dalla maggior parte dei giovani.

Li fanòje

A San Marco in Lamis il 19 marzo, festa di San Giuseppe, il 25 marzo, festa dell’Annunciazione e il Venerdì che precede la Settimana Santa, festa della Vergine dei Sette Dolori, si preparano e si accendono i falò.

Il 19 marzo ai piedi della scalinata che porta alla chiesa di San Giuseppe gli abitanti del quartiere accendono un gran falò davanti al quale si fermano tutti i devoti del Santo.

Anche il 25 marzo, nei pressi della sacrestia della Chiesa Madre, viene, da qualche anno, preparato un falò. Il più grande di tutti, però, è quello che viene acceso davanti alla chiesa dell’Addolorata il giorno della festa della Madonna (il Venerdì che precede la Settimana Santa). Durante la mattinata di tale data nella chiesa, dove vengono celebrate numerose messe, sono benedetti dal parroco i vestitini uguali a quello della Madonna, confezionati dalle brave ricamatrici e sarte sammarchesi, i quali vengono indossati dalle bambine in quel giorno e poi durante tutte le processioni che si svolgono nell’arco dell’anno in paese.

Fino al 1952 il 19 e il 25 marzo i falò si accendevano in tutte le strade di San Marco, anzi, quando le strade erano lunghe, come per esempio via Ciavarella o via Stanco, addirittura se ne accendevano 4-5. La legna veniva data dagli abitanti del quartiere. La preparazione del falò costituiva una festa per piccoli e grandi che ne approfittavano per cuocere sotto la cenere calda delle patate che, dopo la recita del rosario, facevano felici i bambini.

Quando tutta la legna era bruciata, ogni donna portava a casa una paletta di brace e anche un po’ di cenere per il ranno che serviva per lavare i capelli e la biancheria.

I falò sono da mettere in collegamento con le antiche feste pagane che venivano celebrate in coincidenza con determinati lavori agricoli stagionali. Il fuoco doveva servire per purificare ed eliminare il male (A. M. Tripputi).

I falò, che venivano preparati per fede ed anche a scopo propiziatorio, divenivano un momento di aggregazione e di divertimento importante.

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