25 novembre, 14 febbraio, 8 marzo: tre date fondamentali per riflettere sulle donne.
Sin dai primi mesi dell’anno scolastico, le ragazze della classe Terza dell’indirizzo Industria e Artigianato per il Made in Italy, dell’IISS Pietro Giannone di San Marco in Lamis, hanno allestito uno spazio di riflessione nell’atrio dell’ingresso principale e hanno invitato i compagni di tutto i gli indirizzi dell’istituto a scrivere delle considerazioni sullo slogan: “Non è normale che sia normale”.
Ne abbiamo parlato in più occasioni in classe e Rossella sostiene che l’obiettivo dell’istituzione di queste giornate è soprattutto condivisione, perché parlando molte donne hanno trovato la forza di reagire a situazioni di sofferenza.
Le alunne hanno realizzato e posizionato su un cavalletto, un quadro raffigurante una donna con un turbante, bella e dallo sguardo profondo, ma l’immagine è disturbata da quel segno rosso sotto l’occhio sinistro.
Un simbolo di accettazione o di ribellione?
Tante sono state le osservazioni dei ragazzi dell’istituto, tirate fuori da una scatola magica nella quale ciascuno ha potuto inserire il proprio pensiero, in anonimato.
“Non è normale che al giorno d’oggi ci sia ancora tanta la violenza sulle donne, il fatto che un uomo possa permettersi di alzare le mani su colei che dice di amare, dimostrando invece a sé stesso e gli altri di essere un codardo che usa la violenza per sentirsi grande”.
E poi: “Non è normale che sia normale che l’AMORE lasci i lividi e che la DONNA non abbia libertà, che una donna muoia senza nessuna colpa e che la percentuale di femminicidio aumenti ogni anno.”
Ad esprimere queste considerazioni è proprio il genere maschile, sono gli studenti del Giannone che hanno esternato attraverso queste riflessioni la loro opinione che è di condanna della violenza.
E se con i vari bigliettini i nostri ragazzi hanno voluto manifestare la propria disapprovazione per tanti eventuali comportamenti irrispettosi nei confronti delle loro amiche, sorelle, mamme, vuol dire che la loro sensibilità non proviene da un approccio superficiale e scontato con l’argomento.
Non si evincono infatti luoghi comuni o frasi di circostanza, ma pensieri suggeriti da situazioni ascoltate o riportate dalla voce di donne in prima persona e che sono diventati un modo nuovo di considerare la donna.
“Non è normale che un uomo debba sentirsi superiore e che debba uccidere e maltrattare una donna”.
Si sente ancora parlare di uomini che hanno il potere assoluto e di donne che vengono trattate da esseri inferiori. Le donne sono preziose e vanno trattate con cura. Non si può continuare così, non possiamo rimanere nel Medioevo, c’è bisogno di cambiamento e il cambiamento deve avvenire oggi.
“Non è normale distruggere la persona che si dice di amare, comportarsi da delinquente e farle del male, che lei o un qualunque essere vivente debba subire violenza psicologica e fisica, che le donne dentro una relazione non possano avere una vita sociale e che addirittura debbano morire per un sentimento malato, o che debbano essere punite per un NO!”.
Qualcuno è stato ancora più diretto: “La violenza sulle donne è una cosa imperdonabile eppure più del 30% delle donne in Italia ha subito anche una sola violenza. Questi giorni sono l’occasione per onorare tutte coloro che hanno sofferto per essere capitate in mani sbagliate, e per le quali non bisogna cercare colpe, perché la loro unica colpa è voler essere sé stesse e volere essere libere.
Le donne devono essere libere!
Basta con queste violenze ingiustificate e non paratevi il culo con un <<se l’è cercata>> perché il problema siete voi, non le donne.”
Nella scatola dei bigliettini delle ragazze i toni sono altrettanto eloquenti, Irene legge: “Non è normale che tu mi dica: da sola non puoi andare. Non è normale starmi dietro a fischiare. Non è normale guardarmi e giudicare.
Non è normale urlare e minacciare.” E inoltre: “Se ti ama non decide il tuo modo di vestire non ti vieta di uscire, non ti fa stare male, al contrario ti rispetta sempre e ti fa ridere. Potrei continuare all’infinito ma prima di tutto nell’amore non deve esserci paura.”
Secondo Giada “La violenza non è solo le mani addosso. Non è solo avere l’occhio nero ed essere costrette a dire: << sono distratta e ho sbattuto contro la porta>>. La violenza è anche e soprattutto psicologica, è non sentirsi sicure di camminare per la strada da sole. Noi vogliamo sentirci sicure. Sicure e libere, libere di vivere, libere di essere noi stesse. Non smettiamo di lottare.”
Erika trova tra i biglietti una lunga riflessione: “Amore, se si potesse rappresentare in un qualcosa questa meravigliosa parola sarebbe di certo una rosa, rosso scuro il colore dell’amore. Più sboccia più diventa stupenda, così bella da farla diventare un tesoro per noi stessi.
L’amore è l’unica cosa che accomuna noi essere umani, il bisogno di amare è una delle sensazioni più belle che si possano provare. I sorrisi, gli sguardi, baci indelebili da rimanerti addosso forse per sempre, come se fossero un tatuaggio.
L’amore è bello, fin quando a quella rosa non vengono strappati i petali. Per quanto il colore dei petali rimanga rosso fuoco dato l’amore, rimangono però strappati, rovinati e nulla sarà o più come prima.”
Continua Katia: “L’amore non è violenza, l’amore non è stare male. L’amore è proteggere chi si ama, non rivolgersi contro, le relazioni tossiche sono un vero tiranno delle volte, e uscirne non è facile.”
Le alunne della classe si alternano spontaneamente, ormai coinvolte nella riflessione sul tema, raccolte in un silenzio insolito nell’aula. Quindi Michela F.: “C’è chi per paura non lascia, non denuncia, e chi forse non lo fa per pena.
Il terrore, la paura sono sensazioni che le donne che subiscono violenza provano. Ma ciò che rende forte una donna è il coraggio di denunciare o di chiedere aiuto, seppure indirettamente.
La gente è brava a mettere timore, ma noi esseri umani dobbiamo diventare più forti, così da denunciare, o da aiutare moralmente chi denuncia. Perché sembra un gesto semplice, ma chi lo fa sta combattendo contro la sua stessa paura.”
Alessia estrae un messaggio che legge e condivide: “Non è normale che sia normale essere considerate persone da salvare, così come non lo è essere ritenute quelle che provocano l’uomo ed essere incolpate anche se vittime”.
“Essere considerate un oggetto e non essere fino in fondo se stessi per l’idea di dover soddisfare gli standard di bellezza maschili è un concetto sbagliato” fa osservare Ilaria, “Così come lo è essere considerate infantili da uomini che ci vorrebbero solo come soprammobili o che veniamo trattate come oggetti che non hanno valore” fa presente Tonia.
Angela interviene con una giusta considerazione: “Ciò che mi fa rabbia è che se otteniamo un successo o una promozione, si subito pensa che siano dovuti ad un uomo o alla nostra bellezza, piuttosto che ai nostri meriti”.
Michela G. legge: “L’amore non lascia lividi, L’amore non ti minaccia, cura dal male, ma non ne fa, non alza le mani, ma ti prende per mano… L’amore non è violenza!” e Lucia Pia aggiunge: “Ma perché al giorno d’oggi siamo ancora qui a parlare di violenza sulle donne? ma come si può ancora litigare e alzare le mani e poi magari far finta di niente?”.
“L’amore ti prende per mano non per la gola” dice sospirando Aurora, quasi fosse una risposta.
Gabriella propone di lanciare uno slogan, un messaggio per tutte: “Ricordatevi care donne che prima di ogni cosa venite voi… Non rimanete in silenzio, ma chiedete aiuto”
Anna Ilenia sostiene che spesso la voce di una donna è considerata meno autorevole di quella di un uomo e spesso ci troviamo costrette ad essere ingabbiate dagli schemi della società.
Da un angolo dell’aula Michela D.C. ascolta tutti i commenti e ritiene di non voler contribuire nell’elencare frasi ovvie e considerazioni scontate.
Sceglie, così come risulta dall’ultimo bigliettino, il silenzio eloquente di un pensiero che va a tutte le donne vittime di violenza, come infimo rifugio degli incapaci e che esprime che non è normale che ci sia il bisogno di vestirsi di rosso in una speciale giornata, o di regalare mimose o dimostrare amore solo in certe occasioni.
Perché l’amore e il rispetto per le donne dovrebbero essere nella genetica della società.
Le alunne della classe Terza Moda