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Il Venerdì Santo tra fede e tradizione

Due poeti vernacolari ne esaltano il significato profondo

di Luigi Ciavarella

 Dopo un periodo di assenza, dovuto come si sa alla pandemia, ecco che quest’anno tornano dal vivo i riti della Settimana Santa, mai così tanto desiderati. Il momento pandemico, non ancora peraltro risolto del tutto, e soprattutto la guerra che divampa nella vicina Ucraina, con tutto ciò che possiamo immaginare, però non ci consentono di gioire come avremmo voluto poiché ci lasciano una scia di dolore e un’angoscia che mai avremmo immaginato. 

In questo clima di stupore e di incertezza ci apprestiamo a vivere la nostra Pasqua nel segno dell’amarezza, con uno stato d’animo che riflette il difficile momento, attraverso quei riti devozionali e tradizionali che continuano ancora ad emozionarci e farci riflettere, che sono gli stessi che hanno forgiato la nostra comunità nel tempo. Il Venerdì Santo è il culmine, la massima rappresentazione, l’esperienza di fede più esaltante dell’intera settimana poiché in questo giorno sacro e tradizione vivono il loro legame più vero e profondo: la Madonna Addolorata, che raffigura il peso del dolore più devastante per una mamma com’è la morte del proprio Figlio, e la Fracchia che invece, con le sue vampate di fuoco ardente e la sua luce che taglia il buio, l’accompagna in questa dolorosa ricerca.

Con questi sentimenti Raffaele Nardella e Antonio Villani, due nostri importanti poeti vernacolari, – entrambi noti ai nostri lettori -, fanno sentire anche quest’anno la loro voce per mezzo di due liriche pregne di fede e di tradizione, che invito i nostri lettori a leggere con molta attenzione (e partecipazione). La fracchia per Tonino, tornata quest’anno a rinverdire la tradizione con rinnovata energia, e la Madonna Addolorata, verso la quale invece si rivolge Raffaele, con tenera preghiera, raccontando una giornata emozionante, da tutti molto sentito, che finalmente torna ad essere parte di noi.     

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