Una scolaresca del locale istituto “San Giovanni Bosco-De Carolis” ieri ha fatto visita alla biblioteca del prof. Antonio Motta. Una visita molto istruttiva e piacevole.
di Luigi Ciavarella
Visitare la biblioteca privata del Prof. Antonio Motta, entrare in quell’ambiente ovattato, in intimità con questo traboccante luogo di cultura, significa fare un salto in un mondo dominato dal sapere, dalla ricerca, dallo studio, qui rappresentato dai tanti volumi custoditi con metodo e puntigliosa attenzione all’ordine, al particolare, alla bellezza e alla rarità, là dove la mano sapiente del suo custode li ha collocati. In questo luogo silenzioso, accogliente, troviamo libri ovunque: non soltanto sulle pareti, nelle librerie ordinarie, ma si conservano volumi (non soltanto testi ma anche documenti, cataloghi, pezzi rari di libri d’arte, etc.), anche in qualche baule, nelle credenze e persino in una curiosa culla di antica fattura posta sul ballatoio che divide i due piani.
In questo luogo di cultura una parte della biblioteca il prof. Antonio Motta lo ha riservata all’Archivio storico-letterario dedicato a Leonardo Sciascia.
La presenza del grande scrittore siciliano qui si respira in ogni angolo della sala. Volumi rari in varie edizione italiane e nelle diverse traduzioni estere (anche giapponese e arabo) nonché libri d’arte che fanno riferimento a lui, rari documenti, scatti fotografici ordinati sulle pareti, riviste e quant’altro riconducibile al suo nome, qui sono tutt’uno con l’ambiente.
In questo clima una scolaresca della classe II C dell’istituto scolastico “San Giovanni Bosco – F. De Carolis” guidata dagli insegnanti Mariangela Soccio e Severino Stea, ieri mattina ha fatto visita alla Biblioteca rimanendone affascinata. Antonio Motta ha tenuto qualche lezione ai ragazzi mostrando loro documenti e testi e rispondendo anche ad alcune loro domande ma soffermandosi sopratutto sulla figura di Leonardo Sciascia, visto non soltanto come letterato di statura internazionale ma anche come personalità nota per il suo impegno civile.
L’insegnamento che questo genere di visite può offrire ai giovani è la dimostrazione che una biblioteca non è soltanto un posto dove si conservano “polverosi libri” (un impero di carta, come disse qualcuno) ma un corpo vivo, vibrante, che stimola la lettura, nonché la crescita della persona, la curiosità, la conoscenza, quindi il sapere.
E credo che i ragazzi lo abbiano compreso.