San Marco in Lamis, a 30 anni dalla missione dell’AGESCI in Albania
30 anni dalla missione dell’Agesci di S. Marco in Lamis in Albania.
di Antonio DANIELE
Mentre le spiagge pugliesi erano ancora piene per il caldo di agosto, un gruppo di scout di S. Marco in Lamis prendeva il largo, la sera del 21 agosto del 1992, da Otranto alla volta dell’Albania. L’Italia, e la città di San Marco in Lamis, erano ancora scosse dalla nave Vlore approdata a Bari con oltre ventimila profughi.
Impreparati all’accoglienza di un numero così elevato di persone, la solidarietà dei pugliesi non si fece attendere, ognuno trovò spazio e un posto dove dormire nel giro di pochi giorni, cancellando le triste immagini degli elicotteri che mandavano dal cielo viveri e acqua nello stadio della Vittoria, stracolmo di gente bisognosa.
Appena un anno dopo, l’Agesci nazionale formulò un progetto di solidarietà chiamato VOLO d’AQUILA, per la ristrutturazione e l’animazione dell’orfanotrofio SKELA di Valona. A quella missione partecipò anche l’Agesci della nostra città che per ben due volte si recò a Valona per portare aiuti materiali, frutto della raccolta spontanea in città, e per ristrutturare l’orfanotrofio portandolo a una condizione dignitosa per i piccoli ospiti.
Un’esperienza spinta dall’entusiasmo di persone che nel frattempo ci hanno lasciato come Angelo Ceddia e Gabriele Tardio. Un’esperienza che è rimasta nel cuore di ognuno.
Lì abbiamo visto il dramma di un regime che vedeva nemici dappertutto e che aveva rintanato questo popolo all’isolamento. La missione albanese proseguì con il continuo scambio con il centro Agimi, fondato da don Giuseppe Colavero, prete leccese che si prodigò fino alla morte per la causa albanese.
Il nostro è stato uno scambio di doni. Finalmente giochi, quaderni, detersivi e le tante caramelle raccolte venivano consegnate a chi, secondo noi, ne aveva la necessità e ne avrebbe fatto buon uso. Abbiamo incontrato i bambini dell’orfanotrofio, della città di Valona con le loro famiglie, abbiamo giocato con, abbiamo visto dipingersi su quei visi la gratitudine e per un momento brevissimo la gioia. Quei sorrisi sono ancora stampati nel nostro cuore. La solidarietà si è trasformata in gratitudine da parte di chi è stato protagonista di quelle due missioni. 30 anni hanno segnato storie e volti, ma non hanno scalfito l’apertura verso l’altro, verso chi ha bisogno.