Il gusto del pane
Per una Chiesa eucaristica e sinodale
di Antonio Daniele
In una terra dove il sapore del pane ha un gusto particolare tanto da renderlo celebre in tutto il mondo, il congresso eucaristico nazionale non poteva non sottolineare questo aspetto importante. Infatti, nella città di Matera si è svolto in questi giorni il Congresso eucaristico. Una tappa importante per la Chiesa italiana per riflettere sul significato di volgere lo sguardo nella contemplazione quotidiana a Cristo Pane Vivo. Una tappa non frammentaria dal cammino sinodale che si sta svolgendo, ma sicuramente è un punto saldo anche nella verifica delle comunità cristiane all’appuntamento settimanale alla partecipazione della celebrazione eucaristica, segno concreto di sinodalità.
Ritornando al tema dell’incontro, il gusto del pane è il gusto della nostra terra, del nostro vissuto, delle nostre relazioni, della nostra appartenenza. Ognuno ha impresso nella mente, il gusto di un pane che rimanda all’essenziale. “Non c’è un unico pane. Le modalità di lavorazione, le forme, il sapore cambiano da paese a paese e nascono da storie diverse legate alla specificità dei territori e alla vita che in essi si è resa possibile, alle vicende che l’hanno segnata. Recano in sé l’ingegno la fantasia, la fatica dei tempi di siccità, di carestia o di guerra, l’allegria dei giorni di festa, l’intimità della vita quotidiana. Ci sono pani diversi così come diversi sono i nomi che designano il pane e i pani nelle differenti culture. Ma ovunque, e qualunque sia la forma e la denominazione del pane, le parole usate rimandano al senso della protezione e della custodia, così come a quello del dono e dell’ospitalità. Il pane nutre e preserva ed è pane condiviso e da condividere”.
Ascoltando le parole della relatrice Giuseppina De Simone mi è venuta in mente una scena che mia madre ci faceva fare quando lavorava la massa prima della lievitazione. Ci invitava tutti intorno alla “fazzattora”, ognuno ci metteva del suo per lavorare la massa e per poterla renderla pronta per una buona lievitazione. Quel pane era il frutto di un lavoro comunitario. Anche oggi servono comunità che lavorano la massa per renderci vere comunità eucaristiche. Attorno all’altare ci presentiamo con i frutti e il lavoro di ogni giorno. Ci presentiamo tutti. Anche gli assenti. Attorno all’altare Gesù pane vero, trasforma e ci ri-forma.
Diventiamo anche noi pane condiviso, pane spezzato, pane donato, pane che sazia, pane che salva. Tornare ad essere pane è quello che ci è chiesto. Nel pane della Vita che ci fa pane è la radice e il senso di quello che siamo come Chiesa ed è l’ampiezza della missione che alla Chiesa è affidata fino agli estremi confini. Paradossalmente, se vogliamo diminuire di peso, i dietisti ci tolgono per primo il pane. Nella Chiesa funziona al contrario. Se vogliamo stare “in forma” dobbiamo nutrirci del Pane. E guai se si perdesse il sapore di questa unicità, proprio come nel pane fatto bene, nel buon pane, si avverte la traccia degli elementi che lo compongono e che in esso si fondono in una unità di fragranza senza confondersi. È il cammino di tutti noi credenti in Cristo Gesù. Un cammino nel segno del pane.