Nel corso della scorsa notte, a seguito di una complessa e delicata attività d’indagine antidroga condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, sono stati tratti in arresto 43 soggetti, ritenuti responsabili del reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacente. Circa 300 gli uomini impiegati nella maxi operazione a cui hanno preso parte, oltre agli agenti della Squadra Mobile della Questura di Foggia e del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, anche decine di pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine, alcune unità Cinofile antidroga, la Polizia Scientifica e il Reparto Volo di Bari.
Gli indagati sono ritenuti responsabili dei delitti ex art. 73 D.P.R. 309/90, per avere ceduto o detenuto- senza l’autorizzazione di cui all’art. 17- sostanza stupefacente del tipo hashish, marijuana, cocaina ed eroina, in alcuni casi con l’aggravante di aver effettuato cessione in prossimità di scuole di diverso ordine e grado.
Nel corso delle attività d’indagine, condotte dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Foggia, con il contributo della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, si è accertata l’incessante e continuativa attività di traffico illecito di sostanze stupefacenti, gestita con una organizzazione simile alle attività commerciali lecite ed operante nelle 13 piazze di spaccio individuate nei diversi quartieri popolari del comune di San Severo (FG): alcune di esse sono state realizzate all’interno di abitazioni, spesso occupate anche da minori di anni 10 dinanzi ai quali si sono concretizzate diverse condotte di spaccio, mentre altre sono state organizzate in veri e propri illeciti coffee shop, in cui i tossicodipendenti hanno la possibilità di consumare la sostanza stupefacente di volta in volta acquistata.
In particolare, diverse piazze di spaccio sono state individuate nel noto quartiere popolare ad alta densità criminale denominato “San Bernardino”, altre nei quartieri popolari “Fort Apache” e “Texas”.
Già nel corso delle prime fasi investigative, attraverso le tradizionali attività d’indagine quali captazioni video, pedinamenti e riscontri svolti dai poliziotti della Squadra Mobile, è stato possibile evidenziare come alcune aree urbane degradate del Comune di San Severo, composte da un agglomerato di edifici popolari e manufatti abusivi, circondati da un reticolato di vie e stradine non facilmente accessibili, siano diventate il punto di riferimento di numerosi tossicomani, taluni anche non del luogo, che si dirigono in quell’area, a qualsiasi ora del giorno, a piedi e/o con veicoli, per acquistare dal pusher di turno la sostanza stupefacente.
Per acquisire elementi indiziari a carico dei numerosi pushers che svolgono l’illecita attività di spaccio, in considerazione delle condizioni logistiche e ambientali e, in particolare, della conformazione strutturale del rione popolare “San Bernardino”, costituito da un dedalo di strade difficilmente accessibili agli operatori di Polizia e solo parzialmente aggredibili attraverso presidi tecnici del tipo video-sorveglianza, è stata positivamente valutata dall’Autorità Giudiziaria l’opportunità di procedere con un’operazione speciale sotto copertura.
L’operazione, denominata “Troy”, fa seguito ad altre condotte dalla Polizia di Stato nel territorio di San Severo contro lo spaccio di sostanze stupefacenti, dove il mercato di sostanze stupefacenti è particolarmente fiorente e redditizio, costituendo lo spaccio una delle attività preferite dalla criminalità locale. Durante l’attività è stata svolta una stima in merito agli incassi medi di una delle piazze di spaccio attenzionate, non inferiori a duecentomila euro al mese, con oltre 200 cessioni di sostanza stupefacente al giorno.
Le indagini sono iniziate lo scorso anno e hanno consentito di acquisire determinanti elementi indiziari a carico degli indagati, molti dei quali legati anche da stretti vincoli familiari, dimostrando la forte capacità operativa delle piazze di spaccio in questione, nonché la loro capacità a reperire e spacciare cospicue quantità di sostanza illecita di vario tipo.
Le varie “salette” di spaccio e/o coffee shop individuate, i cui locali sono stati sottoposti a sequestro preventivo, sono totalmente abusive, alcune con porte blindate, doppi accessi di sicurezza e sistemi di video sorveglianza operativi H24 con presenza di “vedette” e stufe accese all’interno, per bruciare la sostanza stupefacente in caso di improvvisi controlli da parte delle FF.OO., con grave rischio per l’incolumità pubblica.
Ad essi si rivolgeva una vasta clientela, proveniente anche da fuori città, per rifornirsi prevalentemente di cocaina, consentendo agli odierni indagati di realizzare un elevato giro di affari che costituiva una delle loro principali fonti di sostentamento, trattandosi di persone senza una stabile occupazione.
Nel corso dell’attività di Polizia Giudiziaria volta all’esecuzione dei provvedimenti, ed in particolare nel corso della perquisizione di una delle “salette” di spaccio, sono state colte nella flagranza di reato 4 persone, una delle quali già destinataria del provvedimento, tratte in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Le mirate perquisizioni hanno consentito, altresì, di trarre in arresto in flagranza una donna, legata da vincoli di parentela con uno dei destinatari del provvedimento, per detenzione di arma con matricola abrasa e di rinvenire, con conseguente sequestro a carico di ignoti, una ulteriore pistola per la quale sono in corso accertamenti al fine di individuare gli autori della fattispecie delittuosa.
Infine, la complessiva attività ha permesso di sequestrare un’autovettura, oltre a 20.000 euro in banconote di diverso taglio, ritenuti allo stato, provento dell’attività di spaccio da parte degli indagati
Al momento gli odierni arrestati, condotti in carcere in attesa della convalida da parte dell’Autorità Giudiziaria, per effetto della presunzione di innocenza, risultano essere indagati e la loro eventuale colpevolezza sarà decisa nel contraddittorio tra le parti dinanzi all’Autorità Giudiziaria con le forme e le garanzie previste dalla legge.