Nelle prime ore del mattino, i Carabinieri della Compagnia di Cerignola, con l’ausilio di Squadrone eliportato Cacciatori Puglia, personale del nucleo elicotteri di Bari, nonché personale del Comando Provinciale di Foggia, hanno eseguito misure cautelari a carico di sette soggetti accusati di aver dato vita ad un’associazione finalizzata alla ricettazione e riciclaggio sul territorio nazionale e internazionale di parti meccaniche di mezzi pesanti, commercializzati sia sul territorio nazionale che estero in particolare in Polonia. Proprio per la tipologia dei veicoli ricettati/riciclati, l’operazione è stata denominata “San Cristoforo”, Santo protettore degli autotrasportatori.
L’attività di indagine, svolta dai Carabinieri della Sezione Operativa, durata circa 6 mesi a decorrere da giugno 2020 ha interessato i comuni di Cerignola, Andria e Zapponeta. Il tutto è iniziato da un controllo eseguito da personale del Comando Stazione Carabinieri di Cerignola presso la sede di un’autodemolizione presente sul territorio ofantino. All’interno della stessa venivano trovati soggetti intenti a movimentare veicoli commerciali e parti di essi che dopo specifici accertamenti sono risultati provento di pregressi furti. Da quel momento sono subentrati gli investigatori della Sezione Operativa, che in accordo con la Procura di Foggia, hanno avviato specifiche attività tecniche di monitoraggio consistenti in videoriprese dei siti in uso agli indagati, intercettazione e numerosi servizi di ocp effettuati con cadenza periodica, cui seguiva quasi sempre attività di perquisizione. Quest’ultime si sono concluse quasi sempre con il rinvenimento di pezzi meccanici di furgoni o trattori o altre tipologie di mezzi pesanti. L’indagine così strutturata e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, ha fatto emergere l’esistenza di un’associazione, costituta dagli odierni indagati, finalizzata al perseguimento di delitti di ricettazione ovvero di riciclaggio di autoveicoli pesanti, strutturata verticisticamente. All’interno della citata associazione criminale due soggetti avevano poteri di gestione, organizzativi e decisionali, mentre gli altri si occupavano dello smontaggio e sezionamento dei veicoli provento di attività illecita.
Uno degli in indagati, tra l’altro, era addetto alle vendite con il compito di procacciare potenziali acquirenti. La forza dell’associazione era proprio nel commercio di tali pezzi di ricambio. Le indagini hanno permesso di riscontrare lo smercio di pezzi destinati non solo al mercato nazionale, ma anche quello estero, in particolare molti destinati in Polonia. Nel corso delle attività sono state recuperate ben 168 parti meccaniche di veicoli riconducibili a circa 70 veicoli pesanti proventi di furto, recuperandone 9 integri. Tra i vari soggetti coinvolti nell’associazione c’era anche chi aveva il compito di fornire supporto logistico mettendo a disposizione la propria autorimessa come deposito dei mezzi provento di furto. Date le circostanze e le prove raccolte l’A.G., condividendo il quadro probatorio ha disposto misure cautelari e reali con il sequestro preventivo di un’autorimessa che è stata impiegata in via esclusiva dall’organizzazione come deposito dei mezzi provento di furto e delle parti meccaniche. È stato altresì disposto il sequestro di beni e utilità di proprietà degli indagati, per un importo complessivamente pari al profitto stimato dell’attività illecita pari a circa euro 319.500. Tra i destinatari delle misure cautelari figura un soggetto che il 16 settembre 1996, a seguito di una rapina, durante un conflitto a fuoco con i Carabinieri di Pescara ferì mortalmente il Maresciallo Capo Marino Di Resta, in servizio presso il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Pescara.
Per 4 dei 7 soggetti, di cui un tre Cerignolani e un Andriese si sono aperte le porte della Casa Circondariale di Foggia, mentre gli altri tre, di cui un Cerignolano, uno di Manfredonia e un Marocchino, sono stati collocati agli arresti domiciliari, così come disposto dall’Autorità Giudiziaria.
In ultima analisi va precisato che la posizione delle persone arrestate è al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che le stesse non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronunzia di una sentenza di condanna definitiva.