«Le mie dimissioni da assessore, irrevocabili, sono un atto di amore e di dignità nei confronti di questa città e dei suoi abitanti che meritano trasparenza, legalità e futuro»
«Prima dell’inizio dei lavori di questo consiglio mi corre l’obbligo morale di esternare alcuni miei sentimenti e alcune mie decisioni. Sento di farlo per il profondo rispetto che nutro verso le istituzioni e per il senso di responsabilità che mi ha sempre guidato in questo primo anno di mandato consiliare».
Così l’ormai ex assessore alla Cultura, Sacha De Giovanni, nella sua durissima dichiarazione rilasciata in apertura del Consiglio Comunale odierno, ha rassegnato le proprie dimissioni dalla squadra di governo guidata da Michele Merla ed è passato nei banchi della minoranza come consigliere autonomo. Dimissioni che si vanno a sommare a quelle dell’ex vicesindaco Angelo Ianzano, campione di preferenze e principale fautore della vittoria dell’attuale primo cittadino. «Sulle dimissioni di Ianzano – ha poi dichiarato Angelo Cera – non è stato ancora spiegato alla cittadinanza il vero perché l’ex vicesindaco (che nelle ultime sedute risulta assente giustificato, ndr) ha preferito abbandonare la giunta».
«Quando mi è stata proposta la candidatura – ha poi continuato De Giovanni -, prima delle elezioni, ho ritenuto di dover accettare perché ero – e ne sono ancora convinto – che ognuno di noi debba mettersi al servizio della comunità in tutte le possibili e utili circostanze. Donare parte del proprio tempo alla comunità vuol dire pensare e realizzare il meglio per i propri e altrui figli e per le generazioni avvenire. Mettere a disposizione il proprio impegno sociale è anche sottrarre tempo agli affetti più cari. Tutto questo è ben chiaro nella mia mente! Così come mi era limpidamente chiara la sfida che mi aspettava nel rivestire il ruolo pubblico conferitomi dal voto degli elettori: affrontare gli strascichi del dissesto, le peripezie burocratiche, la riorganizzazione delle attività pubbliche… insomma, per dirla brevemente, riportare il paese alla normalità amministrativa e sociale.
Il primo obiettivo di chi svolge attività politica – nobile e appassionata – dovrebbe essere quella di praticare la trasparenza e l’onestà, specie quella intellettuale, nei confronti della propria gente. Credo di averlo inseguito costantemente durante questo anno da Consigliere.
La narrativa del dissesto e delle sue conseguenze non regge più come “alibi”, al pari dei limiti dell’organizzazione amministrativa. Non può essere accarezzata una macchina comunale che funziona a compartimento stagno, in cui molto spesso non è chiaro “chi fa che cosa” e che crea solo disorientamento nei confronti dell’utenza cittadina. Sin dal principio l’azione amministrativa, la cui spinta si sa deve muovere dall’organo politico, si è concentrata solo su alcuni settori perché qualcuno li ha ritenuti gli unici urgenti e strategici.
Non mi riferisco evidentemente solo alle opportunità del PNRR, come ristrutturare o ricostruire un edificio scolastico – o addirittura costruirne uno ex novo (a Borgo Celano) che pure imporrebbero un’attenta riflessione su tale soluzione considerato il calo demografico in atto; energie e risorse puntate sull’urbanistica e sui Lavori pubblici, ossia scelte che restituiscono agli occhi dei più attenti la rappresentazione plastica di un’Amministrazione comunale che seguita affannosamente a costruire forme senza una vera e ponderata sostanza. Cosa vuol dire? Più semplicemente, che chi amministra deve stabilire obiettivi prioritari e necessari, misurandoli, tenendo conto della realtà in cui si trova.
Qual è la nostra effettiva realtà? Se a qualcuno non fosse ancora chiaro, da alcuni anni è in atto nel nostro paese un lento ma inesorabile processo di decadimento socio-culturale che, a causa della pandemia e di altre variabili, ha subito di recente una forte accelerazione. Ho provato più volte a sensibilizzare la giunta e la maggioranza tutta rispetto a questa delicatissima priorità; non è un caso se una delle mie prime iniziative da assessore ha riguardato l’elaborazione del dossier per ottenere il riconoscimento di Città d’Arte. Un lavoro preparatorio con attenta e impegnativa ricognizione storica, culturale e identitaria dei beni e del patrimonio appartenenti alla nostra cittadina che aveva in sé il compito di provocare uno scatto di orgoglio nella nostra la gente, ma soprattutto nella mente degli amministratori. A quanto pare l’iniziativa è caduta nel vuoto. Ho dovuto faticare non poco per far stanziare fondi interni al fine di provare a risollevare le sorti della Biblioteca, da qualche tempo ridotta a mero ricovero di libri. Anche in quel caso l’allocazione delle risorse prevista inizialmente era pari a zero. Solo battendo i pugni sono riuscito ad ottenere lo stanziamento per 3 anni di somme per attività e figure chiave come il bibliotecario.
Anche qui, tirando alla fine le somme, nulla di fatto: ho chiesto più volte di calendarizzare l’affidamento di questi servizi culturali… la risposta? Abbiamo altre priorità. Possiamo immaginare quali. Situazioni che danno la cifra della miopia politica che affligge questa maggioranza e della mancanza di una strategia di lungo periodo. Si continua a navigare a “svista”.
Altro risultato: vanificate tutte le iniziative avviate nelle scuole, in cui ho fortemente creduto, che avrebbero dovuto – e dovrebbero – richiamare l’attenzione sulla necessità di investire sin da subito sui nostri ragazzi. In campagna elettorale ci si è riempiti la bocca con slogan sul turismo e sulla ricchezza dei nostri attrattori. Come spesso è accaduto le priorità sono diventate altre. Alla voce turismo del nostro bilancio ho trovato zero fondi. Così ho avviato un percorso di concertazione con gli operatori (il tavolo del turismo è al palo) al fine d’incrementare le casse comunali mediante l’istituzione dell’imposta di soggiorno (senza alcun onere per i cittadini!) che porterà, poco o tanto non importa, ma è comunque un inizio.
Il senso di impunità imperante tra alcuni cittadini e la sicurezza pubblica rappresentano altrettante criticità a cui non si può rispondere adducendo le solite insufficienti motivazioni. A tal proposito mi sono battuto personalmente e con forza per l’approvazione del regolamento per la videosorveglianza e le “fototrappole”, una soluzione finalizzata all’utilizzo di queste importanti apparecchiature per il controllo degli abusi e per tutelare la sicurezza dei cittadini: però ancora oggi non sembra essenziale attivarle. Per la cronaca, il regolamento in questione è stato discusso tra gli ultimi “accapo”, alla fine di un consiglio comunale, a dimostrazione della scarsa importanza attribuita allo stesso… e dopo quali punti all’ordine del giorno? Indovinate?
A proposito di regolamenti, sempre in tema di città normale, ho sollevato a più riprese la necessità di adottare provvedimenti efficaci rispetto alla questione delle deiezioni canine, alla regolamentazione dei monopattini e di altri comportamenti percepiti come urgenti dalla popolazione. Sapete perché? Perché abbiamo un regolamento di polizia urbana risalente al 1958, di cui possediamo una copia dattiloscritta. Cosa si aspetta?
Altri due provvedimenti da me proposti che come è capitato spesso si sono arenati: l’istituzione del Tavolo del turismo e della Consulta dell’agricoltura. Si tratta di due organismi consultivi che potrebbero imprimere una spinta alla conoscenza e alla discussione delle criticità di questi due importanti settori economici, il turismo e l’agricoltura, ma che soprattutto potrebbero concorrere all’individuazione delle soluzioni per contrastare problemi e situazioni di crisi.
Anche in questo caso si è preferito calendarizzare i relativi “accapo” in coda ai consigli comunali ma, ancor più grave, non si è ancora provveduto alla pubblicazione degli avvisi per la costituzione dei due organismi, impegnando gli uffici su altri versanti. Nel consiglio comunale di settembre è stato approvato – sempre sui titoli di coda – la mia proposta di adesione ad Avviso Pubblico, cioè alla rete degli enti locali contro le mafie e la corruzione.
Ora, a parte l’ennesima calendarizzazione marginale dell’accapo, abbiamo perso l’occasione di dare enfasi ad un provvedimento teso a diffondere i valori e la cultura della legalità e della democrazia. Pensate, se avessimo dedicato più tempo a questa notizia, avremmo potuto gridare insieme che la mafia è una montagna di merda (si può dire segretario in diretta?). Io ci credo e lo sapete perché? Perché non ho interessi da tutelare, non ho firmato nessuna cambiale con gli elettori, non ho promesso nulla… non ho gruppi di potere che mi sostengono, sostanzialmente perché questo è il risultato dell’insegnamento ricevuto dai i miei genitori.
Pensate quanto sarebbe stato bello essere in prima fila tra chi condanna la mafia! Come sarebbe bello, per altro verso, ragionare sulla creazione di comunità energetiche o altre forme di autoproduzione di energia per gli uffici pubblici e per le abitazioni private, anziché continuare a inseguire soluzioni anacronistiche e poco vantaggiose… e mi fermo qui.
Non sono certo i consigli di un assessore da ritenersi imboscate, sindaco… le vere imboscate sono eventualmente le proposte di delibera che arrivano all’ultimo minuto. Ciò che non può funzionare in un Comune è la mancata applicazione di un paradigma tanto classico quanto giuridico nel rapporto tra l’organo politico (consiglio e giunta comunale) e l’apparato amministrativo: l’indirizzo e il controllo spettano al primo e non al secondo! Da noi com’è andata in questo primo anno di consiliatura?
Facciamo un passo indietro. Il 25 febbraio scorso, appena 4 mesi dopo la nomina, avevo protocollato le dimissioni dalla carica di assessore in seguito ad alcuni fatti, che mi avevano turbato e offeso nella dignità, riguardanti l’esercizio delle mie prerogative all’interno della giunta. Il giorno prima, invero non solo in quella occasione, il Sindaco aveva posto in essere una serie di comportamenti e pronunciato frasi che, di fatto, delegittimavano il mio operato, specie perché compiuti alla presenza di alcuni responsabili di settore. Ricordate quanto detto prima sulla corretta relazione tra l’organo politico-amministrativo e gli uffici?
La natura fiduciaria intrinseca del rapporto tra me e il Sindaco, dunque, era lì venuta meno. Nonostante ciò, dopo una serie di incontri e il respingimento delle dimissioni da parte del sindaco, mi convincevo a ritirare le dimissioni dopo la promessa da parte del primo cittadino che episodi di quel tipo non si sarebbero più verificati.
Purtroppo nel tempo queste circostanze si sono ripetute. A questo punto calcoli politici ed elettorali dovrebbero farmi ignorare l’accaduto… qualcuno mi ha suggerito persino di ingoiare il rospo e far finta di niente. Ma il coraggio e la dignità non sanno contare fino a dieci. Dalla politica non avevo bisogno di nulla prima delle elezioni, non ne ho bisogno oggi, né tantomeno domani. Non mi interessano le poltrone, nemmeno le indennità, le lascio ad altri.
I fatti di questi ultimi mesi hanno segnato in me una profonda ferita. Le mie dimissioni da assessore, irrevocabili, sono un atto di amore e di dignità nei confronti di questa città e dei suoi abitanti che meritano trasparenza, legalità e futuro. Mi scuso perciò con quei cittadini che non sono riuscito ad ascoltare per ragioni di tempo e sono sicuro che i miei elettori capiranno che le mie dimissioni sono l’unico strumento per rispettare il loro voto e il mandato che mi hanno conferito. La politica è mediazione, compromesso, ma non “sottomissione”.
Non sarò complice di questa deriva “politica” e della decadenza culturale cui si vuol condannare la nostra cittadina. Si continui pure a giocare al “bravo stratega”, al “politico infallibile” al di sopra di tutto e tutti, a muovere pedine qua e là, uno dentro uno fuori, a urlare e inveire addosso e a negare l’evidenza. Da questo momento, ribadisco, mi dimetto da assessore e mi dichiaro fuori dalla maggioranza, pronto a vigilare su tutti gli atti, a votare solo i provvedimenti utili alla collettività, a respingere di contro con forza quegli atti – come ho già fatto in seno alla maggioranza – che possano offendere le intelligenze e che sono destinati a infliggere un colpo mortale al nostro caro paese.
Ora dite pure che non ve lo aspettavate. Seminate cattiverie. Però svegliatevi… magari prima che la verità venga a prendervi», l’amara conclusione di De Giovanni.