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Una giornata (di dialetti) al Campidoglio


di Mario Ciro Ciavarella Aurelio

Penso che il calcio di inizio a tutto quello che ho fatto (e farò) come autore dialettale, sia stato dato dalla lettura de “La preta favedda” (l’eco: la pietra che parla), raccolta di poesie di Francesco Paolo Borazio pubblicata nel 1981. Anche se ricordo di aver sentito dire dell’esistenza di un’altra opera di Borazio, “Lu Trajone”, un capolavoro!! Letta anche questa, penso dopo, a completamento “dell’essere sammarchese”.

E poi vent’anni fa le prime commedie dialettali… “Quanne ce appezzuta lu demonie”, “Jè fenetoria de munne”, “Non è nate e ce chiama Dunate”, “Lu dedduvie” e tante altre, per un totale di una ventina. Grandi amici di viaggio in questa esperienza teatrale, soprattutto Mario Iannacone (Accoppaponte) e Antonio Francavilla, che più di tanti hanno condiviso il mio modo di fare teatro.

E poi dal 2011 l’esperienza con “La Puteca”, sodalizio di autori dialettali sammarchesi. Vera e propria fucina di straordinari autori del luogo che periodicamente pubblichiamo volumi di poesie e di tutto ciò che sentiamo nel nostro animo.

Ed ora, 26 gennaio dell’Anno Domini 2023, ci ritroviamo al Campidoglio a Roma per ritirare una targa come riconoscimento quale finalista (quarto posto) per la categoria Prosa Edita, per la pubblicazione “Le Fracchie nella Passione di Cristo e nelle Leggende (moderne)” .

Bellissima giornata!! Premiati da tutta Italia, soprattutto pugliesi e siciliani, ha presentato Adriana Volpe “nella splendida cornice” della sala Protomoteca. E così si va avanti… serve anche questo per vivere. Fare e dire quello che piace, fa vivere meglio, soprattutto quando si sta insieme ai propri simili che hanno gli stessi tuoi interessi. C’è di cui parlare…

In questa giornata ho spiegato in pochi secondi cosa siano le Fracchie, pubblico attento ma sinceramente sorpreso: non tutti i presenti erano a conoscenza. Poi, dopo la cerimonia qualcuno si è avvicinato e “ha chiesto spiegazioni…” E ha promesso di rendersi conto meglio su internet, e io ci credo.

La mia pubblicazione premiata si può considerare divisa in due parti. Una Via Crucis in sammarchese (non tradotta dall’italiano) dove in ogni stazione ci sono le Fracchie come protagoniste, e nella seconda parte sette racconti brevi sempre inventati da me, dove le Fracchie ci fanno ridere, sorridere e piangere.

Come se fossero delle testimoni “infiammate” da considerare quasi degli esseri viventi nostri simili… dipende dalle fiammate! In questa seconda parte le due storielle che più mi commuovono sono “La Fracchia de jinte la strada de Viccione”, dove un’allegra brigata di fracchisti “sfasciat” cerca in tutti i modi di costruire la loro prima Fracchia, con esiti “eroicomici”…

E l’altra breve storia è “La Fracchia dell’orte de Santa Chiara”, quasi un Vangelo Sammarchese Gnostico(!?), dove Gesù appena tradito va in giro per le strade di San Marco alla ricerca di Giuda per redimerlo in tempo, però…

Anche tutte le altre storie di questo volume sono interessanti: dipende dalla nostra sensibilità alla vita!!

Questo riconoscimento lo dedico ai miei genitori che, come tanti, non hanno avuto una vita felice, quasi delle vie Crucis, costellate da tanti imprevisti, contro i quali la nostra volontà nulla può…

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