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Attentato a Giovanni Russo, Legambiente: “Gargano interno impenetrabile e illegale”

Occorre che lo Stato e la società civile si riprendano un territorio preda di dinamiche illegali, tribali e mafiose

Giovanni Russo, stimato funzionario del Consorzio di Bonifica Montana del Gargano e appassionato fruitore delle aree interne del promontorio, è stato fatto oggetto di un atto violento in una sua proprietà, da parte di chi lo ha voluto intimidire distruggendo con il fuoco una sua casa di campagna e infliggendo altri gravi danni alla sua tenuta agricola. Atti criminali che colpiscono la persona e il suo lavoro: Giovanni ha curato gran parte della sentieristica e opera da decenni per valorizzare gli attrattori naturalistici di quelle aree del Gargano interno che più di tutte hanno bisogno di tutela, promozione, fruizione e cura della bellezza. Quel territorio, culla della mafia garganica, che ha più bisogno legalità e controllo da parte dello Stato e di più attenzione da parte di tutti.

E’ solo un caso che questa intimidazione avvenga solo dopo pochi giorni da una presa di posizione pubblica di Giovanni Russo sulle pratiche illegali dell’allevamento brado, delle recinzioni illegittime e dello sfruttamento illegale dei suoli demaniali?

E’ solo un caso che si colpisca un funzionario che sta operando per infrastrutturare le aree interne, sempre più meta dei nuovi turismi ed escursionismo da parte degli stessi cittadini garganici?

E’ solo un caso che la reazione criminale di questo tipo avvenga in un momento di crescita della fruizione delle aree interne da parte di turisti e cittadini che stanno scoprendo il valore di fruire del territorio e il piacere di camminare, andare in bicicletta o a cavallo in un’area parco, in aree storicamente “territorio esclusivo”, lì dove hanno dominato indisturbate pratiche produttive che spesso sono sfociate nell’illegalità?

Noi crediamo che non sia un caso e che oggi, più di ieri, sia necessario riportare nella legalità il Gargano interno, che va sottratto al controllo mafioso e restituito a un contesto democratico e di civiltà. Crediamo sia giunto il momento di prendere coscienza che il Gargano debba essere liberato dal dominio armato e violento di una cultura tribale che stride con le sue bellezze, la sua vocazione turistica e la sua storia improntata alla sacralità dei suoi santuari e della sua natura. Siamo inoltre convinti che solo sottraendo terreno alla sovranità criminale si possano indebolire e sconfiggere le organizzazioni mafiose.

Le mafie del Gargano nascono, infatti, da quella cultura tribale, insistiamo a definirla tale, e da alcuni ambienti del mondo dell’allevamento, le cui pratiche in molti casi non sono più sostenibili, e si nutrono ancora di dominio incontrastato su aree vaste di territorio che vogliono difendere con la violenza contro ogni presenza diversa dalla loro. Se si vuole vincere sulle organizzazioni mafiose del nostro territorio si deve riportare le aree interne del Gargano sotto il pieno controllo dello Stato e nella piena disponibilità dei cittadini, dei turisti, degli agricoltori e degli allevatori onesti. Premiando le buone pratiche e coloro che ne fanno una gestione pulita e corretta. Punendo con severità coloro che vogliono sconfinare, recintare abusivamente, nascondere refurtiva e merci oggetto di traffico internazionale, come droga e armi, farne un nascondiglio per latitanti e stazione logistica per l’organizzazione di ogni crimine. Tutti questi fenomeni sono il sintomo chiaro del controllo criminale del territorio, di cui l’attentato alle proprietà di Giovanni Russo sono solo l’ennesima manifestazione.

Ognuno deve scegliere da quale parte stare. Occorre sostenere la squadra Stato e tutte le istituzioni che mostrano di aver compreso il ruolo strategico di una “reconquista” del Gargano interno da parte delle istituzioni. Non ci piace invece l’indifferenza e la sottovalutazione da parte di alcuni, la corresponsabilità e la complicità di fatto di altri.

Il Gargano sotto il controllo delle tribù criminali, e della zona grigia di chi le appoggia e sostiene, non è compatibile con un promontorio che possa guardare a un futuro finalmente diverso, perché sottrae democrazia, promuove la tirannia della paura e inficia ogni possibilità di sviluppo. Occorre agire presto e con decisione per riportare legalità, diritto e civiltà in un vasto territorio abbandonato.

Legambiente circolo FestambienteSud

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