“Come da un sussurrante alveare sciamarono”, ecco l’ultima fatica letteraria di Michele Galante
Venerdì 5 maggio alle ore 18.30 presso l’Auditorium “Pasquale Soccio” della Biblioteca comunale di San Marco in Lamis sarà presentato l’ultimo lavoro di Michele Galante
di Luigi CIAVARELLA
Con un titolo molto poetico che cita Pasquale Soccio (“Gargano Segreto”) Michele Galante riprende alcuni suoi saggi (letterari, storici, socio-politici), che egli aveva già pubblicato nel corso di questi ultimi anni, per riproporceli sotto una nuova veste editoriale (Libri del Canale Melisci). Si tratta di tematiche che hanno riguardato fatti storici rilevanti e i protagonisti ad essi legati, avvenuti nel secondo ottocento e nel novecento in terra dauna, come il sottotitolo ben suggerisce.
Il brigantaggio garganico, in primis, che Michele Galante indaga con dovizia di particolari senza mai scadere nella pregiudiziale finora dominante che vuole il fenomeno studiato soltanto dal versante criminale il quale, seppure responsabile di molti crimini, (ma non abbiamo riscontri dei crimini commessi dai soldati piemontesi nei confronti della popolazione inerme), l’apertura a nuove considerazioni storiche forniscono una più corretta analisi del fenomeno, ormai distante tuttavia dalle passioni sommarie di un tempo. Il brigantaggio insomma fu anche un movimento popolare che si prefiggeva lo scopo di cambiare le sorti dei contadini, disillusi come furono da quelle riforme agrarie promesse e mai mantenute.
Nel testo vengono citati i protagonisti del brigantaggio sammarchese, dal famoso “Pocoinchiostro”, alias Angelo Michele Ciavarella, che fu l’unico alfabetizzato della banda di lu Zambre, col compito fattivo di scrivere lettere minatorie ai proprietari terrieri con richieste di riscatto, quindi ai nomi tra i più famosi di San Marco in Lamis che agirono in ordine sparso su tutto il territorio dauno-garganico : Lu Zambre, il più noto di tutti, poi Nicandro Polignone, Agostino Nardella cioè “Putecare”, Michele Battista detto “Inconticcello”, Angelo Raffaele Villani ossia “Recchiomuzze” e infine anche il rignanese Gabriele Galardi, ma proveniente dalla provincia di Salerno.
Una manifestazione, questa del brigantaggio, che durò sul Gargano poco più di tre anni e che fu dapprima di tipo insurrezionale, con bande ben armate e numerose formate da sbandati dell’esercito borbonico, giovani renitenti alla leva, ma anche pastori, cafoni, etc., che preferirono darsi alla macchia piuttosto che sottomettersi alle nuove regole nazionali; e successivamente, in seguito alla dura reazione da parte del nuovo regime, che inviò sul posto l’esercito a reprimere la rivolta, ci furono cambiamenti di strategia da parte delle formazioni brigantesche che, diventate nel frattempo più ridotte, furono costrette dai fatti a praticare la tattica della guerriglia con agguati e scontri sempre più sanguinosi.
Tra gli altri argomenti importanti trattati nel volume spicca il ritratto che l’Autore disegna intorno alla figura di Pasquale Soccio, letterato e studioso di primo piano nel panorama culturale della Capitanata, riprendendo la difesa dello studioso sammarchese “accusato” di aver avuti rapporti col fascismo. Il sospetto riguarda due articoli che il Soccio scrisse nel 1939 e apparsi sulla rivista Otto settembre, organo del fascio di Capitanata che però, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non fanno, nei contenuti, alcun cenno al fascismo nè tantomeno si nota alcuna apologia dell’ideologia fascista. In realtà, come Michele Galante ben sostiene, e noi non possiamo che esserne d’accordo, Pasquale Soccio non può essere accusato di nessuna connivenza col fascismo poiché non trasse alcun vantaggio, anzi egli ha sempre perseguito idee liberali (infatti aderì al partito liberale) ma soprattutto a Pasquale Soccio interessavano gli studi a cui dedicò la sua vita e ne sono prova i tanti volumi e i tanti articoli e numerosi interventi che egli ha prodotto durante la sua luminosa vita di intellettuale senza contare tutti gli incontri avuti con esponenti del pensiero liberale e democratico della sua epoca.
Tuttavia il volume traccia un profilo esaudiente del preside Soccio attraverso l’ampia bibliografia che lo studioso ha dedicato alla sua terra, il Gargano, San Marco in Lamis in particolare, che furono le sua fonti ispiratrici, (“Chiedetemi che cosa è il Gargano, è chiedermi chi sono io, sua zolla vivente e vagante”, _Gargano Segreto), nei cui testi si coglie quel legame sentimentale forte che egli ha sempre mantenuto con la sua terra d’origine “un rapporto sentimentalmente e intellettualmente intenso con la sua città, in questa relazione viscerale, ancestrale, materna con la sua terra, che fu il motivo ispiratore della sua opera”( Michele Galante).
Degli altri capitoli, più politici e socio-sindacali, (ricordiamo che Michele Galante è stato esponente di rilievo del partito Comunista italiano e poi del PD, oltre a ricoprire vari incarichi prestigiosi), l’Autore ripropone il tema dei rapporti tra Antifascismo e Resistenza, argomento peraltro molto caldo in questa fase parlamentare che sta attraversando il nostro Paese, oltre a tracciare un profilo di Giuseppe Di Vittorio, il paladino della democrazia e del riscatto sociale del mezzogiorno, che tanto peso ebbe non soltanto nella lotta contro il fascismo ma anche per il ruolo avuto nell’immediato dopoguerra durante i momenti concitati della Costituente.
Sono “i tratti salienti” della biografia di Michele Galante, “dalla politica come professione, agli incarichi amministrativi nella sua San Marco in Lamis e più tardi, a quella dell’ANPI provinciale, alla presidenza della Fondazione Soccio – come scrive Saverio Russo nella introduzione – mai interpretati in maniera “cerimoniale” e burocratica”; le sue passioni, le sue ricerche e i suoi studi, che egli rimette nuovamente in circolo (in occasione dei sui 75 anni, come ci tiene a informarci il prof. Saverio Russo) attraverso una nuova stampa per una nuova lettura dei fatti e delle circostanze storiche che molto ci appartengono.