di Ludovico DELLE VERGINI
E’ venuto a mancare nei giorni scorsi, in Lucera, Luigi Delle Vergini (“Gigino” per i parenti ed amici del natìo Gargano, “Gino” per gli affetti del Subappennino che ne è stata la terra elettiva), per anni docente di filosofia in diversi istituti della Provincia di Foggia (Monte S.Angelo e Lucera in particolare) e dai più conosciuto per il suo appassionato impegno civile e politico (è stato, tra gli altri, consigliere comunale a Foggia e assessore al Comune di Lucera).
Pur avendo definitivamente messo radici e creato la sua famiglia in Lucera, non ha mai reciso i suoi legami con San Marco in Lamis, sua città di origine, essendo i suoi genitori entrambi sammarchesi. A San Marco non ha fatto mai mancare fino all’ultimo la sua presenza, anche nelle difficoltà che ha serenamente affrontato negli ultimi anni della sua vita.
Chi scrive lo ricorda con sentito affetto non solo per averlo avuto come padrino di cresima, ma anche perché doppiamente imparentato per via di padre e di madre. Gli eventi lieti della sua vita, i matrimoni suo e dei suoi figli in particolare, sono stati da chi scrive vissuti un po’ come feste proprie, se non altro per la gioia di aver goduto in dette occasioni della compagnia dei parenti dell’una e dell’altra parte.
Gigino era persona che credeva fermamente nella funzione della scuola e dell’impegno civile. Lo faceva, per la passione che nutriva per tutto quanto lo circondava, rapportandosi in maniera paritaria con ogni suo interlocutore, anche quello meno prevedibile. Degno di essere ricordato in proposito il suo racconto di un tentativo di estorsione a danno di terzi che Gigino, non voltandosi – come suol dirsi – dall’altra parte, riuscì abilmente a sventare con una lapidaria e persuasiva domanda che pose agli autori del tentato misfatto. “Ma pensate davvero di cambiare, così facendo, la vostra vita e dare una soluzione ai vostri problemi?” – fu il dilemma che fece insorgere nell’animo dei malandrini e li fece immediatamente desistere, senza resistenza alcuna.
Mise a suo modo in atto i principii di quella attenta corrente del pensiero pedagogico e civile che individua nella scuola il rimedio preventivo e correttivo alle più gravi storture che talvolta purtroppo affliggono la società nel suo insieme.
Gigino era inoltre maestro nelle cose imprevedibili.
Le sue, spesso non annunciate, visite in famiglia erano un po’ come quelle dello sposo nella parabola evangelica delle vergini (nomen omen) o di Gesù alla casa di Lazzaro, Marta e Maria.
Tramortivano e divertivano al tempo stesso.
Divertivano, come per Maria, la parte migliore. In un vecchio filmato si vede suo zio (nonno di chi scrive e quasi padre di Gigino che non poté gioire della presenza del suo vero genitore, portatogli via neonato nel 1941 da quella orrenda invenzione umana che risponde al nome di guerra) letteralmente, alla improvvisa vista del nipote e della sua comitiva non certo manchevole di chitarra e fisarmonica, mettere da parte la falce della mietitura e profondersi in uno spensierato ballo insieme agli altri. Dell’amato zio agricoltore Gigino ebbe pubblicamente a dipingere uno dei ritratti più autentici – e, ovviamente come era nel suo stile, fuori schema rispetto alla programmata solennità dell’evento – nel dicembre del 2018 nella sala delle conferenze della Biblioteca Comunale di San Marco.
Grazie a Gigino di averci dato occasione di mostrare la parte migliore di noi stessi.