di Antonio DANIELE
I frati di S. Giovanni Rotondo nel, ormai, tradizionale Perdono del Gargano hanno proposto ai giovani e a quanti hanno partecipato al pellegrinaggio dal Santuario di S. Michele al Santuario di S. Pio da Pietrelcina, la figura del Beato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia, giovane credente, martire della fede.
Ricordo ancora quando le indagini non riuscivano a capire la sigla che ogni giorno il futuro beato scriveva all’inizio della giornata: STD. Chissà quali messaggi voleva far sapere. Chissà quali segreti aveva il giovane magistrato, bistrattato dall’allora Presidente della Repubblica come magistrati ragazzini. Chissà dove poteva condurre aver scoperto il significato di quella sigla. È bastato poco agli uomini di fede capire che la fede di Livatino era così grande da mettere tutto sulla tutela di Dio. Infatti, la sigla riportata anche sulla teca non era che l’acronimo in latino: Sub Tutela Dei. È stato illuminato chi ha pensato alla teca. Metterci la camicia piena di sangue.
A testimoniare a tutti che quel corpo giovane è stato trivellato di tantissimi proiettili che non hanno dato scampo. Poggiare la teca su due libri che per Livatino erano la sua essenza di vita: il Vangelo e il Codice Penale. Il Vangelo perché ogni sua azione nasceva e prendeva spunto dall’ascolto della Parola di Dio. Il Codice penale perché praticando la giustizia degli uomini, non dimenticassimo la misericordia di Dio. La presenza della preziosa reliquia è segno di rinascita per questo nostro territorio. Affranto dalla cultura mafiosa, ma vivo nella fede in Dio testimoniato dalla presenza di importanti santuari che mettono in luce la santità del luogo.