San Giovanni Rotondo, grande festa dell’arte sacra con Natale Penati

Grande festa de e per l’arte sacra, a San Giovanni Rotondo, città di San Pio e meta del gran turismo religioso di levatura mondiale.

E questo per la presentazione del libro sul tema, intitolato “La chiesa di San Giacomo Apostolo di San Giovanni Rotondo / I Dipinti di Natale Penati nel XC anniversario della loro realizzazione (1934 – 2024)”. Il libroforum vedrà lo svolgimento nel citato tempio e data, a partire dalle ore 19.00.

Sono previsti i seguenti interventi: Don Stefano Mazzoni, parroco di San Leonardo, promotore e ideatore dell’evento; Roberto Penati, curatore – autore del volume e nipote del pittore protagonista; Teresa Monopoli Fini, Apostolato della Preghiera; Raffaele Lombardi, avvocato, nipote omonimo del Priore ed animatore della Confraternita Maria SS. Della Purità, protagonista assoluta di tutti restauri succedutisi finora nel tempio (si vedano Vetrate con riferimenti a S. Pio, socio illustre della Confraternita,) nonché testimone visivo al tempo dell’esecuzione delle opere da parte del Penati.

Da aggiungere che per il Santo delle Stigmate, da lui frequentato anche nel dopoguerra, ha realizzato un vero e proprio ritratto (olio su tela). La chiesa in parola è ubicata nel cuore del centro storico del paese. Da qui la sua fama come luogo di fede e di frequentazione da parte del popolo fin da tempi remoti, ma anche in tempi recenti per via del culto per il Sacro Cuore e luogo di partenza di processioni ad hoc. E questo non a caso, perché la stessa pur avendo un’origine trecentesca come antico ospedale (si legga cartello all’ingresso firmato dallo storico Antonio Salvatore Grifa, da poco scomparso) è di stile prettamente barocco.

La struttura comunque, acquisisce un ulteriore impulso di notorietà per la presenza al suo interno di una serie di affreschi, firmati da Natale Penati (il festeggiato odierno), considerato dai critici di ieri e di oggi, come di uno dei più grandi pittori italiani di arte sacra. L’artista scende in Capitanata e nel Gargano, in primis nella vicina San Marco in Lamis di cui si dirà, e vi resta, seguendo l’ordine delle sue opere, come si dirà dal 1934 sino a tutto il 1941, dipingendo in altre chiese, ed eccezionalmente anche in case private, a parte quelle di S. Giovanni Rotondo.

Nel contempo si moltiplica il suo poderoso impegno nel resto della Capitanata, specie a Manfredonia, dove ne abbellisce in modo inconfondibile il Duomo. Il primo centro toccato, comunque, come accennato, è San Marco in Lamis, dove realizza la sua prima opera significativa nella Chiesa Madonna delle Grazie. Vi giunge tramite la vincita di un concorso battendo 50 concorrenti.

Da questa sua partenza, permanenza e lavoro si giustifica la sua presenza nel resto della Capitanata. Nel novero delle opere sopra accennate vanno inseriti anche gli affreschi della rinascimentale Chiesa matrice dell’Assunta di Rignano Garganico. Qui usa materiale locale per la miscela del così detto “spolvero”, la sua tecnica preferita. Di questo e di altro il pittore ne parla Michele Caruso, suo antico allievo sul posto, scomparso alcuni anni or sono.

Ora passiamo allo scritto, giunto ormai alla sua stesura definitiva e invio alle stampe da parte di uno stampatore editore sipontino. Conta 100 pagine. Tanto da essere considerato non più un opuscolo, ma un volume-libro vero e proprio, prefato dai responsabili delle strutture di intervento pittorico, che culmina con quella dell’arcivescovo in carica di Manfredonia-Vieste-San Giovanni R., Padre Franco Moscone e soprattutto di don Stefano Mazzone, parroco di San Leonardo Abate, che, come già detto, ne è co- curatore nei fatti.  

Ovviamente la parte del leone la fa Roberto Penati, che riporta tra l’altro le testimonianze ‘vive’ del padre Angelo, della zia Mariuccia, i ricordi della nonna Anita Pozzi e degli altri famigliari di casa fin dalla sua scoperta di artista nato, alla scuola di Brera, alle prime affermazioni e alla vita adulta con i primi successi e vendite nei vari circoli e strutture ad hoc di Milano, tracciando così a puntino il carattere del nonno, fatto di buonumore, di realismo e di sapienza tecnica, oltre che di originalità di ispirazione.

Documenta il tutto con una corposa bibliografia e articoli di giornali legati alle varie epoche del suo lungo e vasto intervento artistico. La copertina ovviamente raffigura il suo maggiore operato nella predetta chiesa di San Giacomo, raffigurante la glorificazione di Maria SS. San Giuseppe e appunto, l’apostolo San Giacomo che dà nome al tempio. Buon successo partecipativo e di critica! (Tonino DEL VECCHIO)

 

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