Togliersi le scarpe
di Antonio DANIELE
L’assemblea dei Vescovi per la prima sessione del Sinodo che vede impegnata tutta la Chiesa universale ci restituisce una Chiesa fatta di uomini e donne, giovani e adulti, consacrati e religiose, presbiteri e laici, vescovi e papa, che prega, discute, ascolta e vive il silenzio per una Chiesa in uscita che veramente corrisponde al volto di Dio che incontra l’umanità nella storia di questo tempo.
Abbiamo imparato a vivere la Chiesa nello spirito sinodale, cioè che respira e fatica nel cammino di ogni uomo alla perenne ricerca della ricchezza derivante dal Battesimo. Leggendo la lettera inviata al popolo di Dio dai partecipanti all’assemblea sinodale, la relazione finale consegnata per una approfondita valutazione e riflessione in ogni comunità, si capisce la ricchezza della discussione, della diversità della fede che si manifesta nelle culture in ogni angolo del mondo, dei carismi derivanti da cammini diversi, nello stesso tempo della ricchezza della Parola celebrata e del nutrimento allo stesso Pane.
Chi cercava risposte a interrogativi impellenti che la stampa più volte ha sollevato, è rimasto deluso. Le “aperture” che tanto speravano sul diaconato femminile, la benedizione dei matrimoni tra lo stesso sesso, la comunione ai divorziati, non hanno trovato risposte definitive.
Ma di fronte a nuove sfide cui la Chiesa è chiamata, riecheggia l’immagine del togliersi le scarpe, cioè scendere alla pari per meglio rispondere alle domande che tanti battezzati rivolgono alla madre Chiesa, che non significa tirare la giacca in una sola direzione, ma lasciare spazio allo Spirito che opera per il bene di ognuno.
La Chiesa è madre e come madre accoglie e non disperde. Ama e non divide. Tesse legami, costruisce comunità. L’esperienza romana, maturata in Italia nel cammino sinodale, è la ricchezza che non possiamo fare a meno.
La sinodalità delle nostre comunità dipende dallo spirito di corresponsabilità che si vive in esse. Il “togliersi le scarpe” aiuta ad andare incontro alle fragilità e alle povertà delle nostre comunità. A solcare strade nuove che ci aprano alla missionarietà perché rivestiti della dignità battesimale.
Chi pensa alla Chiesa come partito politico dove ci sono maggioranze e opposizioni sbaglia, anche di grosso. La Chiesa accoglie, abbraccia, rialza, forma, modella. La Chiesa guarda a tutti, si rivolge a tutti, è di tutti.