Vetrine del Gargano, sperpero di denaro pubblico o investimento?
La Sovrintendenza ignora la richiesta di Autorizzazione Paesaggistica (obbligatoria e vincolante)
L’idea di prevedere una zona tra San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo per insediamenti artigianali (che poi sarà denominata Vetrine del Gargano) prese corpo, per quel che ricordo, diverso tempo fa, dalla circostanza che vedeva diversi operatori economici di San Giovanni intenzionati a trasferire le proprie attività nel nostro territorio, in mancanza di un piano analogo nel comune di San Giovanni.
Successivamente la situazione è cambiata. Ora, da quel che può risultare ad un comune cittadino, non sembra proprio che ci siano le stesse richieste (se vi fossero, l’Amministrazione dovrebbe renderle di pubblico domino, anche se non nominativamente).
Nonostante la situazione, dal punto di vista della domanda, sia verosimilmente cambiata, l’Amministrazione, ha ugualmente candidato il progetto, di 2 milioni e 600.000 euro, per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria nella zona “Vetrine del Gargano”, che si trova lungo la statale 272 sul versante di Monte Celano (a sinistra percorrendo la statale in direzione San Marco – San Giovanni), nell’ambito del CIS per la Capitanata.
Ora, siamo giunti alla fase finale delle procedure per l’appalto. Infatti, in data 28.11.2023, si è conclusa la Conferenza di Servizi ed è stata rilasciata l’Autorizzazione Paesaggistica dall’Ufficio Paesaggio del Comune, nella quale è detto che la “Soprintendenza non ha fatto pervenire alcun parere” e, pertanto viene invocato il “silenzio-assenso” che equivarrebbe, come ci pare di capire, ad un parere positivo.
Alla Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, da quel che si legge, la richiesta di Autorizzazione Paesaggistica ai sensi dell’art. 146 del D. Lgs. 42/2004 è stata inoltrata il 29.09.2023 e allo scadere dei 60 giorni, con tempestività cronometrica, il Comune ha deciso di fare a meno di tale Autorizzazione Paesaggistica in forma esplicita (vedi allegato).
La cosa, sperando che ci sia ancora la possibilità nel nostro comune di porre civilmente interrogativi, senza subire aggressioni e provocazioni, per evitare errori, è molto strana e discutibile: perché non è stato fatto un sollecito alla Sovrintendenza, visto che, comunque, viene riconosciuta la necessità di “integrare il progetto con una relazione che valuti il rischio archeologico rispetto all’opera in progetto”, che allo stato mancherebbe?
Viene, inoltre, da chiedere: tale ulteriore relazione non deve essere sottoposta al parere della Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio? Perché chiudere in fretta, visto che, comunque, ci sono ancora altri passaggi che riguardano la Sovrintendenza?
Non si rischia, in questo modo, di pregiudicare la correttezza delle procedure e innescare processi incontrollabili? Il parere della Sovrintendenza non è vincolante se dato dopo 45 giorni, ma non è del tutto ininfluente anche si tardivo, da quel che si può leggere anche in sentenze.
Ma al di là degli aspetti burocratici, la questione meriterebbe una maggiore considerazione nella sostanza da parte di tutti: Consiglio Comunale, forze politiche, organizzazioni di categoria, associazioni (e a San Marco ce ne sono tante) culturali, ambientaliste, di volontariato, di promozione della legalità: non si possono ridurre le tematiche ambientali alla festa degli alberi o a qualche manifestazione di circostanza.
L’intervento previsto da questo progetto interessa una zona, dal punto di vista paesaggistico, ambientale, di assetto idrogeologico, di grande rilevanza: non ci vuole molto ad immaginare la ferita ambientale che si aprirà alle pendici di Monte Celano.
Ne vale la pena? Vale la pena sacrificare la bellezza del territorio per un intervento che rischia di essere l’ennesima cattedrale nel deserto?
Quei 2 milioni e 600.000 euro non rischiano di diventare l’ennesimo sperpero di denaro pubblico più che un investimento?
Ci sono reali possibilità che la zona sia utilizzata da imprenditori e operatori? Ci sono richieste concrete e fattibili in tal senso?
Infine, una domanda sui pareri della Sovrintendenza: possibile che ci sarebbe stata una ordinanza per eliminare un innocuo e simpatico murales dell’edificio Balilla, con tanto di minaccia di responsabilità penali, e, per beni paesaggistici di questa portata, la stessa non esprime nemmeno il parere obbligatorio previsto dalla legge?
G. S.