di Raffaele CERA
Tonino Villani dopo aver lasciato il lavoro che faceva all’ENEL si è dedicato a quella che appare come una sua passione innata: scrivere poesie in dialetto sammarchese. Un dialetto, come ho già rilevato in altre occasioni, tutto suo, così come nasce spontaneo dalla sua ispirazione poetica. Ma Tonino ha un’altra passione: l’amore per la natura e la terra che coltiva in un bosco, che egli possiede nei pressi della dolina POZZATINA, una grava naturale studiata da esperti italiani e stranieri.
In tale oasi di pace ho trascorso recentemente una giornata con alcuni altri amici in compagnia anche della musica che arrivava da una chitarra e da una fisarmonica.
La giornata dal punto di vista meteorologico è stata ideale. Non tirava un alito di vento e un bel sole illuminava tutta l’area in cui eravamo riscaldando il corpo ma anche lo spirito. Trovarsi a contatto con la natura e in un silenzio che aiutava la mente a riflettere è un dono impagabile perché si ha la possibilità di pensare meglio al rapporto che ci deve essere tra l’essere umano e il territorio nel quale il buon dio lo ha fatto nascere.
Pozzatina è uno dei luoghi del Gargano nel quale meglio si coglie la caratteristica del nostro territorio che tanto ha ispirato i nostri grandi scrittori Pasquale Soccio e Joseph Tusiani, per fare soltanto due nomi che sono per noi sammarchesi due figure esemplari dal punto di vista umano e culturale.
Tonino, coadiuvato da suo figlio Riccardo, che si è rivelato un eccellente cuoco, ci ha servito un pranzo classico, vanto della cucina sammarchese e garganica. Al vino ha provveduto uno degli amici nostri più cari, Ciro Iannacone, che ha saputo proporre tre tipi di vino per ogni portata: antipasto, primo e secondo. Ciro è stato favorito nella scelta perché da provetto musicista è in grado di misurare sulla base della scala musicale il grado di vino più adatto alla necessità del piatto servito.
Il bello è venuto dopo il pranzo quando all’aperto, in uno spazio adatto al gruppo, sono iniziate le conversazioni intervallate dai brani musicali e con lo sguardo inebriato dello spettacolo stupendo della natura che era attorno a noi, a cominciare dagli alberi.
Ad un certo punto, servendomi delle pagine scritte dall’amico archeologo Armando Gravino, ho ricordato come il luogo in cui ci trovavamo ma anche in altri luoghi non lontani, come Coppa di Mastro Stefano e l’area di Iambiccio, già in epoca preistorica si erano insediati gruppi umani che vivevano sul Gargano godendo della bellezza e della salubrità della natura e lasciando a noi posteri testimonianze in pietra frutto della loro abilità e di un innato senso artistico.
Su quella scia si è diffuso in tutto il Gargano il culto di alcune divinità pagane, come GIANO, da cui sono derivati nomi a noi familiari come Celano, Stignano, ecc. Arrivò poi il Cristianesimo ed il territorio si popolò di Santuari, di Chiese e di Eremi che ancora adesso ne cantano fede e arte e quindi si cominciarono a percorrere le diverse vie Sacre e Francigene che portano i pellegrini in preghiera alla Grotta dell’Arcangelo a Monte Sant’Angelo.
Ma la chitarra di Ciro e la fisarmonica di Angelo Iannantuono non rimasero in silenzio perché spesso esse entravano in azione e quindi ci riportavano alla mente melodie a noi assai care, da quelle nazionali a quelle locali, che sono un patrimonio prezioso dell’intero Gargano e in particolare della nostra San Marco. E basta pensare a quel capolavoro che è il canto LA VADDA DE STIGNANO nel quale parole e musica evocano un mondo di grande fascino e suggestione.
Completavano il gruppo Matteo Coco, che maneggia i volumi meglio delle zappe, Luigi Ianzano, che naviga bene tra l’insegnamento e la cultura locale. Egli era accompagnato dal figlioletto Giovanni di appena quattro anni, che anziché annoiarsi si è inserito bene nell’atmosfera del gruppo e dopo tante ore era più arzillo che mai in quel luogo ricco di alberi, di sole e di sana allegria.
Regista e fotografo d’eccezione Luigi Ciavarella, maestro sempre pronto nelle occasioni in cui si celebrano la storia, la cultura, la musica e l’arte della nostra San Marco e del nostro Gargano.