Attualità di Giacomo Matteotti
di Raffaele FINO
100 anni fa, il 10 giugno 1924, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, a Roma, in pieno giorno veniva rapito e subito dopo ucciso, Giacomo Matteotti, il deputato socialista, che si apprestava a denunciare, l’indomani, alla Camera dei Deputati, un torbido affare finanziario, in cui era coinvolto lo stesso Mussolini.
Gli autori del sequestro furono cinque squadristi fascisti guidati da Amerigo Dumini, che risultò essere stipendiato dall’ufficio stampa della presidenza del consiglio, cioè da Mussolini.
Scompariva così una delle voci più alte, per il rigore morale e politico, tra quanti si opponevano al regime fascista negli anni del suo consolidamento.
Come Circolo socialista, a lui intitolato, lo ricordiamo con le parole di Piero Gobetti tratte da un breve scritto, Per Matteotti, apparso su La Rivoluzione Liberale il 1° luglio 1924 e con quelle del magistrato Mauro del Giudice, giudice istruttore del processo Matteotti, autore della Cronistoria del processo Matteotti, ripubblicata da Teresa Maria Rauzino nel 2022.
“Eretico e oppositore…guardiano della rettitudine politica. Implacabile critico, combatté tutta la vita il confusionismo e l’affarismo. Il suo socialismo fu sempre un socialismo applicato, una difesa economica dei lavoratori. Vide nascere il movimento fascista come schiavismo agrario, come cortigianeria servile; come medioevale crudeltà e torbido oscurantismo verso qualunque sforzo dei lavoratori, volti a raggiungere la propria dignità e libertà. Come segretario de Partito Socialista Unitario condusse la lotta contro il fascismo con la più ferma intransigenza.
L’opera di Matteotti si svolgeva nelle Leghe. Consulenza alle Cooperative agricole, aiuto nella creazione di Cooperative di consumo, tendenza a fare in tutte le sedi questioni pratiche di realizzazione. Le sue predilezioni per le scienze giuridiche ed economiche trovavano qui l’opportunità di inserirsi nella sua fede socialista, e non fu solo il più dotto dei socialisti che scrivessero d’economia e di finanza, ma il più infaticabile nel lavoro quotidiano di assistenza amministrativa. (Piero Gobetti)
Allorché gli atti dell’istruttoria Matteotti vennero letti…tutti rimasero esterrefatti dal cumulo di prove schiaccianti che fin dal primo giorno dell’istruzione erano emerse a carico del quadrumvirato Mussolini, Rossi, Marinelli, De Bono.
Il 3 gennaio 1925, Mussolini, ormai padrone assoluto della situazione… rimossa ogni vergogna, nel suo luciferesco orgoglio, gridò: ”Dichiaro in faccia a tutti che assumo apertamente la piena responsabilità, morale e politica, di quanto è accaduto”.
Era la sfrontata e aperta confessione di aver dato mandato di eseguire a Dumini e alla banda degli altri sicari il rapimento e l’uccisione di Giacomo Matteotti.
Da quel giorno cessarono in Italia tutte le garanzie costituzionali”. (Mauro Del Giudice, di Rodi Garganico. Magistrato e giudice istruttore del processo Matteotti.).