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Il Procuratore Regionale della Corte dei Conti sul dissesto del Comune: «Da sindaci e assessori condotte dolose»

Il dissesto finanziario del Comune di San Marco in Lamis è stato determinato, come documentato da un’ispezione ministeriale, dalla relazione del Revisore dei Conti e dalle pronunce della Corte dei Conti, da residui attivi inesigibili usati per far finta che i bilanci non solo si chiudevano in pareggio, ma, addirittura con un avanzo, da anticipazioni di cassa non reintegrate (oltre 4 milioni di euro dei servizi sociali), cause e liti in tribunale per ca. 2 milioni di euro, tributi non riscossi, contenziosi milionari per procedure di esproprio non concluse, ecc.

Tutto questo per molti politici e amministratori sammarchesi erano, e sono, solo fantasie e cattiverie di chi “voleva ad ogni costo il dissesto” (praticamente lo scrivente) poiché, secondo costoro, si poteva benissimo continuare ad amministrare senza dichiarare il dissesto, atto di cui viene, ancora oggi, a sproposito, falsamente e spudoratamente, accusata l’amministrazione Cera-Fino.

Sentite, invece, cosa dice, in questi giorni, la Corte dei Conti: «L’avere ignorato e sottovalutato i molteplici segnali di sofferenza finanziaria e contabile è sintomatico di un’inescusabile negligenza e imperizia nello svolgimento delle proprie funzioni e consente di configurare la condotta del sindaco e dell’assessore al bilancio come dolosa o almeno gravemente colposa».

«In particolare», entra nel dettaglio la procura regionale, «la cronica mancanza di liquidità e il conseguente ricorso sistematico all’anticipazione di tesoreria, la consistente massa di debiti fuori bilancio e di passività potenziali legate al contenzioso, la cronica difficoltà di riscossione delle entrate proprie e dei residui attivi hanno contribuito a rendere sostanzialmente inattendibili, sotto il profilo della rispondenza della gestione alle risorse effettivamente disponibili del Comune, i documenti contabili (bilanci di previsione e rendiconti consuntivi dei vari anni e lo stesso piano di riequilibrio finanziario proposto) approvati dall’ente, comportando, di conseguenza, la realizzazione delle condizioni che hanno implicato l’obbligo di deliberare lo stato di dissesto finanziario dell’ente».

Per le ragioni di sopra, lo stesso procuratore ha contestato un danno erariale agli amministratori ed ai revisori dei conti di qualche centinaio di migliaia di euro, oltre all’interdizione dalle funzioni per 10 anni.

La vicenda giudiziaria, pero, non riguarda il comune di San Marco per quanto, come è facile vedere, a San Marco è accaduta la stessa cosa.

O meglio, a San Marco i presupposti per un intervento sanzionatorio di questo tipo c’erano tutti, ma, fortunatamente per i protagonisti di quella dis-amministrazione, ed io sono contento per loro, l’operazione verità dei conti comunali intrapresa dall’amministrazione Cera-Fino ha scongiurato lo stesso epilogo.

Tutto questo, però, non è servito di lezione: anzi, chi ha tenuto quelle condotte, censurate dalla magistratura contabile, oggi riveste ancora cariche comunali e amministra il denaro pubblico. Un solo esempio: i vertici politici e amministrativi (consiglio di amministrazione e direzione generale) dell’Ambito di Zona per quanto riguarda i fondi (oltre 4 milioni) utilizzati per anticipazioni di cassa: non sarebbe il caso, al posto del premio conferito, di un atto di ravvedimento e di scuse (attraverso le dimissioni e la rinuncia ad incarichi inconferibili, almeno moralmente) per evitare che i cittadini siano sempre meno “affezionati” a questa “politica”?

G. S.

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