Sostegno ai più deboli (locali di Santa Chiara). Espropri per pubblica utilità e malafede

Una lettera al Sindaco che lo stesso finge di non aver ricevuto

Con un commento al comunicato del PD sulla Stazione di Posta (servizi di accoglienza per senza dimora) da realizzare nei locali delle suore di Santa Chiara, ho fatto civilmente rilevare che, se si accusa, citando con cattivo gusto testi sacri, di essere poco “cristiani” coloro che non hanno niente in contrario a che si faccia tale servizio socialmente valido, ma che hanno dubbi sulla scelta del luogo (un segmento centrale di corso Matteotti, proprio in contiguità con una gioielleria e con altre attività commerciali e di servizi), allora è ipocrita (da sepolcri imbiancati) non parlare dell’operato dell’Amministrazione Comunale di San Marco che non restituisce, dopo oltre 10 anni, 4 milioni e più di euro per il “sostegno dei più deboli”, sottraendoli illegittimamente ai Servizi Sociali.

In altri termini, i commercianti e gli abitanti di corso Matteotti, per il partito che esprime l’Amministrazione Comunale, sarebbero retrogradi “razzisti”, solo perché si preoccupano della sicurezza del quartiere, ed è del tutto normale che oltre 4 milioni di euro non siano restituiti dall’Amministrazione Comunale ai Sevizi Sociali, privando così il “sostegno ai più deboli” di ingenti risorse finanziarie.

Allora, anche l’Amministrazione dovrebbe essere definita razzista e retrograda.

È bastato questo semplice richiamo ai fatti, per stimolare anche l’Amministrazione a pensare concretamente ai più bisognosi del nostro Comune (e degli altri dell’Ambito), a restituire quanto prima quei soldi distratti dai bisogni dei più svantaggiati, per scatenare, ancora una volta, conto di me le offese e gli insulti del capogruppo (che, con toni risibili, mi ordina anche di stare zitto, pensate un po’) e del sindaco del PD.

Offese che sono diventate diffamazione, una provocazione voluta per evitare di rispondere sulle responsabilità di questi soldi sottratti ai più bisognosi, tirando in ballo la questione degli espropri per pubblica utilità ed accusarmi di essere colpevole di chissà quali nefandezze, mentre i documenti da me ricordati al sindaco in una lettera attestano ben altro.

Questo dimostra l’assoluta malafede di chi (il sindaco), in pieno Consiglio Comunale, si è scagliato contro persone assenti con una inaudita e incivile violenza, sino a dire che, “fosse per lui”, queste persone non dovrebbero più abitare a San Marco (mentre chiunque vuole porre domande deve stare zitto, secondo il capogruppo), e, per dimostrarlo, rendo pubblica la lettera (allegato), inviata al Sindaco il 06.11.2023, nella quale rispondevo, senza il clamore dei social per evitare inutili e stucchevoli polemiche, ad una sua analoga provocazione in merito agli espropri e chiedo a tutti i cittadini in buonafede di leggerla con attenzione.

Approfittando, poi, dell’occasione, il sindaco, con inqualificabile cattiveria, tesa a farmi apparire come un “delatore” agli occhi di persone con le quali, tra l’altro, ho normali e civili rapporti, arriva ad un’accusa infamante, secondo cui avrei fatto scrivere certi articoli (quelli apparsi in questi giorni sull’Attacco).

È chiaro che, per la gravità e falsità di tali affermazioni, sarò costretto ad adire le vie opportune per salvaguardare la mia onorabilità ed il mio diritto di vivere in buoni rapporti con persone che mi si vuole, ignobilmente, mettere contro.

Le affermazioni del sindaco sono destituite di ogni fondamento di verità e, pertanto, devono necessariamente essere considerate, per i dovuti provvedimenti, da organi che devono garantire la civile convivenza ed i diritti costituzionali delle persone, che il sindaco vuole conculcare con intimidazioni, offese, menzogne e metodi (non certo quelli auspicati da Avviso Pubblico di cui firma i documenti) in aperto contrasto con ogni sia pur minimo senso delle istituzioni pubbliche.

G. S.

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