Del Vecchio e le cronache locali…
di Maurizio TARDIO
L’ho frequentato poco, meno ancora letto, pur riconoscendo la sua abilità di divulgatore di fatti ed eventi legati al territorio garganico, circoscritto tra San Marco in Lamis e Rignano Garganico. Perché Antonio Del Vecchio è stato un narratore calligrafico di un certo interesse, mentre la sua cifra giornalistica era per me poco accattivante.
I suoi articoli non erano un termine di paragone per un giovane cronista con un’altra idea della professione. Il suo giornalismo argilloso, incline a opinioni e considerazioni, a volte inutilmente prolisso, non suscitava in me l’attesa della lettura. Insomma, non correvo in edicola per vedere cosa avesse scritto.
Diversa la considerazione che suscitavano i suoi racconti, credo la sua dimensione più sincera e adatta a una penna che amava raccontare figure e figuri del circondario e che meglio si esprimeva in una pagina che non in una colonna di testo.
In quei testi c’è tutta la sua capacità di cultore locale che, pur privo di frequentazioni archivistiche, sapeva cogliere pulviscoli di storia per renderli attuali, animati, vitali. Aveva trovato, in questo senso, la sua vera dimensione letteraria: mettere a frutto un talento da narratore sia pure in una collocazione condominiale.
La sua produzione letteraria non è di quelle che sfidano il tempo, ma la leggerezza dei suoi scritti esalta microstorie, regalando momenti di vanagloria a un circondario che altrimenti sarebbe rimasto racconto da comare.