di Antonia RAMUNNO
Nel cuore di San Marco in Lamis, dove il tempo sembra piegarsi in un abbraccio antico, la Pasqua si avvicina come una promessa sussurrata nella brezza notturna, e la luce lentamente si fa strada tra le ombre. Qui, ogni anno, la tradizionale processione del Venerdì Santo si trasforma in un inno di luce, fede e rinnovamento; un rito che incendia il buio della notte e il cuore di ogni sammarchese.
Nel silenzio pregno di attesa, ogni vicolo e ogni pietra del paese racconta la storia di una fede antica. Nell’aria, colorata, si sprigionano nuovi e vecchi odori di legna, mentre i sussurri delle preghiere si fondono con il crepitio delle braci.
La frazione stessa del tempo pare rallentare, per dare spazio alla magia del momento in cui la fracchia si anima e si trasforma in un faro di speranza che arde incessantemente. Essa non è solo una fiamma: è un arcobaleno di luce che sfida le tenebre, simbolo del rinnovarsi di una fede che attraversa i secoli e parla direttamente al cuore.
Come un fiume che scorre, questa luce irraggia i sentimenti dei partecipanti: ogni scintilla è una parola d’amore, ogni fiamma un verso poetico che narra la storia di una comunità legata a un passato glorioso e destinata a illuminare il futuro.