Quando i “Pensieri d’amore” sfidano il tempo

di Tonino Daniele

La lettura di un epistolario esige rispetto, riverenza per il coraggio dell’autore di partecipare ai lettori emozioni, sentimenti, pensieri propri, e se poi sono <Pensieri d’amore…>, sono <come fiori di (un) prato> verde di primavera: solo l’autore può inebriarsi, però, del loro profumo, a noi non rimane che la scia (ed è giusto così). Stelle che brillano nel cielo e che tutti – è vero – possono guardare, ma solo gli amanti possono ammirare <nel silenzio della notte>: solo nei loro occhi riverbera lo scintillio.

Non sono semplici lettere quelle che Luigi Delle Vergini ha deciso (immagino, non senza trepidazione, temendo di fare un torto alla memoria) di regalarci: è il racconto – sincero e pulito – di una storia d’amore, la sua storia d’amore con Natalina, un amore <grande e bello> e tanto desiderato (lettera del 24 marzo 1957); un amore sempre presente, un vincolo che neanche la morte è riuscito a spezzare, perché l’amore è un sentimento che non muore mai e che lega all’infinito; non trascolora mai: <ti amerò fino a quando nel mondo ci sarà amore e vita> (lettera del 16 aprile 1958). E questi scambi epistolari con la sua amata rappresentano una sinusoide di avvenimenti, di ricordi, destinata ad ascendere verso l’alto; parole di semplicità e verità che rivelano bontà ma anche tanta malinconia, perché non narrano una storia (qualsiasi) ma il vissuto della storia d’amore, di un viaggio partito da e con Natalina e che ancora continua.

Quanti ricordi (o, almeno, così sembrano ad una frettolosa lettura)! Fatti nudi e schietti che vengono perpetuati in un presente senza fine, percepito come continuità di una storia che ha senso solo nel suo durare. E’ inutile negarlo: Luigi Delle Vergini non è alla <ricerca del tempo perduto>: la sua Pretura, la Masseria di nonno Ludovico, la sua Natalina, non sono ricordi fuggiti via da inseguire, per lui non esiste un passato da ricercare ma un presente da vivere in ogni suo istante, in ogni suo <dolce arpeggiare>: <anche ora che non ci sei più, evito di fare rumore come per non svegliarti e quindi evitare di interrompere i tuoi sogni>. Il tempo è quello presente: oggi, non ieri.

Circa duecento lettere (dall’aprile del 1956 all’estate del 1961) che Luigi e Natalina si sono scambiate durante il periodo del loro fidanzamento: confessano speranze, progetti ed emozioni mai dimenticate; il diario di un amore, il battito di una vita. E subito la mente corre ad altri <Pensieri>: quelli che Giuseppe Capograssi (per non allontanarmi dai giuristi che inseguono le parole) dedica alla sua Giulia, <il fiore dei miei pensieri più belli>: entrambi celebrano l’amore ed il ruolo dell’amata nella riscoperta dell’amore per la vita: <Tu mi elevi nello spirito, sarai la mia “fonte meravigliosa” cui attingere la forza per fare bene>, così il Tenente del 231° Rgt. acquartierato a Napoli, Luigi Delle Vergini, scrive in una lettera del 27 maggio 1957.

Nessun sentimentalismo, ma una forza magnetica che spinge i due protagonisti (Gigino e Natalina) l’uno verso l’altra: <Non correrò a te mai a braccia aperte. Ma col pensiero sappi che lo faccio>.

Leggere queste lettere non è solo un semplice “curiosare”; gli autori – involontariamente -consentono di penetrare il senso “religioso” della vita, dove l’amore per l’altro/l’altra non è fine a se stesso ma riflette i suoi raggi in un’eco senza fine: è amore per la famiglia, per il lavoro, per gli amici, per la Vita che dona vita e dove anima, cuore e passione è un tutt’uno inscindibile.

E alla fine non mi rimane che ringraziare l’Avvocato Delle Vergini per aver dato la possibilità di leggere i suoi <Pensieri d’amore> e riscoprirlo maestro non solo di diritto ma di vita, e salutarlo con un bellissimo verso del poeta francese, Paul Eluard: <noi verremo alla meta non a uno a uno ma a due a due>.

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